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Renzi spiazzato: “Non ci credo”
Nei sondaggi i democratici col Rosatellum ne conquisterebbero meno
di centrodestra e M5S. Effetto negativo di Mdp nelle regioni rosse
Nei sondaggi i democratici col Rosatellum ne conquisterebbero meno
di centrodestra e M5S. Effetto negativo di Mdp nelle regioni rosse
Al Pd la chiamano già la “beffa dei collegi”. Dopo che proprio Matteo Renzi si è battuto per inserire nella legge elettorale (approvata l’altroieri alla Camera) centinaia di collegi uninominali, ieri mattina la lettura di un ampio sondaggio della Ipsos ha suscitato qualche brivido sulla schiena dei notabili Pd. In base ad una elaborazione spalmata su tutto il territorio nazionale, affiorano tre dati spiazzanti. Il primo: se si votasse oggi, nei collegi il Pd e l’alleato Alfano se ne aggiudicherebbero pochi (58), molti meno della coalizione di centro-destra (108 collegi-Camera), ma a sorpresa meno anche del solitario Movimento Cinque Stelle (70). Una cattiva performance, quella del Pd, che è determinata dalla seconda sorpresa: nelle regioni “rosse” il Pd non farebbe il consueto “cappotto”, in particolare in Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Liguria e anche Campania. Terza sorpresa. Lo studio Ipsos dimostra che con l’Italicum “corretto”, la legge elettorale attualmente in vigore e ricavata dalle sentenze della Consulta, il Pd conquisterebbe alla Camera 178 seggi, mentre il Rosatellum in via di approvazione gliene assegnerebbe 163.
Quando Matteo Renzi ha letto il sondaggio, pare che abbia espresso profondo scetticismo: «Non ci credo...». Nel senso che il leader del Pd è impegnato nel tentativo di creare una coalizione di liste attorno al suo partito e proprio grazie a questi convogli aggiuntivi, si immagina di invertire il destino “cinico e baro” suggerito dallo studio Ipsos. Destino inatteso perchè a partire dal 1996, i partiti di centrosinistra sono andati sempre bene nei collegi. In particolare nelle “regioni rosse”, dove l’antico insediamento del Pci ha consentito ai suoi eredi politici risultati ragguardevoli. Nel 1996 in Emilia-Romagna l’Ulivo (a trazione Prodi) vinse in 31 collegi su 32, nel 2001 (quando le elezioni le vinse Berlusconi), il cappotto si ripetè: 30 contro i 2 collegi vinti dal centrodestra. Ed ecco la sorpresa: col Rosatellum voluto da Renzi, in Emilia il Pd vincerebbe in meno metà dei collegi (5 su 11). Nelle Marche, nel 1996 l’Ulivo conquistò 11 collegi su 12, oggi ne prenderebbe 2 su 7, in Liguria 10 su 14 nel 1996 e oggi 2 su 7. L’en plein sarebbe confermato soltanto in Toscana con 12 collegi vinti su 14.
Una caduta che ha una spiegazione quasi “meccanica”. Sostiene Piero Martino, già portavoce del Pd durante la segreteria Franceschini e che da qualche settimana è passato con Mdp: «Nei collegi delle regioni “rosse”, le percentuali che vengono attribuite a Mdp sono superiori a quelle della media nazionale e dunque quando al candidato del Pd venisse a mancare un 6-8 per cento in un collegio, questo finirebbe per diminuirne le possibilità di vittoria».
Certo, Renzi medita di rimontare, almeno un po’, con la predicazione del “voto utile”. E anche con le liste alleate del Pd, che nelle sue intenzioni sono destinate a coagulare una coalizione con una somma finale superiore a quella del centro-destra. Ma per ora siamo ancora ai preliminari. È sfumata la suggestione di una lista-Calenda, un agglomerato capace di “parlare” al mondo delle imprese: il ministro dello Sviluppo economico ha declinato l’offerta del Pd. Carlo Calenda potrebbe partecipare al “laboratorio” della lista Pisapia-Bonino ancora in mente dei? Da quelle parti si attende la manifestazione dei Radicali italiani del 28 e 29 ottobre, nella quale sono previsti come relatori, oltre a Carlo Calenda e Roberto Saviano, anche Enrico Letta e Romano Prodi. Una lista che, se mai si facesse, sarebbe alleata del Pd, ma - il segretario lo sa - anche quella capace di sottrarre più voti al partito di Renzi.
fabio martini