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mercoledì 25 ottobre 2017

Mdp esce dalla maggioranza e chiede l’intervento del Colle

LA STAMPA

Italia


“D’ora in poi saremo all’opposizione a cominciare dalla manovra”

Tocca alla mite capogruppo di Mdp al Senato, l’economista Cecilia Guerra, mettere la parola fine al rapporto dei bersaniani con il governo. Si alza in aula e scandisce: «Noi votiamo contro queste fiducie sulla legge elettorale, e quindi usciamo anche formalmente da questa maggioranza». Aula del Senato, le sei del pomeriggio. Un paio d’ore dopo insieme al collega della Camera Francesco Laforgia salirà al Quirinale per comunicare al Capo dello Stato la decisione. Incontro di cortesia istituzionale. 

Nel pomeriggio i senatori di Mdp si erano uniti alla manifestazione delle varie sinistre davanti a palazzo Madama. Piccolo palco, uno alla volta al microfono, dal leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni al senatore Miguel Gotor, Alfredo D’Attorre, Arturo Scotto, Anna Falcone. Ci sono anche Nichi Vendola e Pippo Civati, a sorpresa il direttore del Fatto Marco Travaglio. Scatta un minuto di silenzio per il «colpo inferto alla nostra Costituzione», il senatore Federico Fornaro ricorda che «neppure Mussolini aveva messo la fiducia sulla legge elettorale in entrambe le Camere, Gentiloni ha battuto un triste primato». La folla non arriva, ma in piazza Navona si manifesta l’embrione del nuovo partito che si presenterà alle elezioni. Dopo lo strappo col governo, adesso la marcia dovrebbe essere più rapida. «Non possiamo più perdere un solo minuto in tatticismi», spiega Fratoianni. Oggi alla Camera Mdp e Si presenteranno insieme una proposta di legge per reintrodurre l’articolo 18 per i licenziamenti collettivi e disciplinari. Seguirà una proposta per eliminare il pareggio di bilancio in Costituzione. Sono gli “architravi” del documento fondativo che sarà presentato prima delle elezioni regionali in Sicilia il 5 novembre. «Lanciare la nuova forza prima della Sicilia darà più forza al nostro candidato Claudio Fava», concorda Enrico Rossi, tra i coordinatori di Mdp. Al documento di programma sta già lavorando un gruppo ristretto di cui fa parte Guglielmo Epifani: tre, quattro pagine con dentro la summa della nuova sinistra che guarda al britannico Jeremy Corbyn e archivia la stagione della Terza via. Entro fine novembre l’assemblea costituente, da eleggere con una sorta di primarie tra i simpatizzanti di Mdp, Si, Possibile di Civati e del gruppo civico del Brancaccio guidato da Anna Falcone e Tomaso Montanari. I militanti voteranno anche nome e simbolo, una delle ipotesi è “La sinistra”, proposta lanciata da Fratoianni durante una affollata assemblea serale in un circolo del Tufello, periferia di Roma. «Sui contenuti siamo d’accordo, abbiamo passato troppo tempo ad aspettare Pisapia», ammette Rossi. 

I ponti tra Mdp e Gentiloni sono ormai bruciati. «D’ora in poi sarà opposizione, a partire dalla manovra», spiegano da Articolo1. Bersani picchia duro contro Maria Elena Boschi sul caso Bankitalia. I renziani ironizzano, «sono settimane che sono usciti dalla maggioranza», ma a palazzo Chigi i timori non mancano. Senza Mdp manca la maggioranza in commissione al Senato, dove arriverà la manovra la prossima settimana. Sullo sfondo il rischio di un replay della sinistra Arcobaleno guidata da Bertinotti che nel 2008 restò fuori dal Parlamento. «Da allora il mondo è cambiato», ragiona Fratoianni. «Oggi c’è una forte domanda di radicalità, non sfonderemo offrendo una spolverata di diritti in più, ma con un totale rovesciamento del discorso su lavoro e diseguaglianze. Come hanno fatto Corbyn e Sanders». Nelle prossime settimane si aprirà con forza il tema della leadership. In pole position, accanto a nomi come Pietro Grasso e Pierluigi Bersani, si affaccia la Falcone: «Dobbiamo volare alto, avere coraggio. Dobbiamo dire alle persone che cambieremo in meglio la loro vita, questo APese è troppo triste, le persone hanno diritto alla felicità». 

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andrea carugati


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