ebook di Fulvio Romano

domenica 22 ottobre 2017

Chi governa le coincidenze? Non il caso, ma la nostra ignoranza

LA STAMPA

Cultura


Tra matematica e scienza, filosofia e letteratura, Joseph Mazur

indaga un fenomeno alla base di superstizioni e fantasticherie

«Un tale una volta perse un gemello di diamanti in alto mare e vent’anni dopo, nello stesso esatto giorno, a quanto pare un venerdì, mangiò un grosso pesce… dentro al quale però non c’era nessun diamante. Ecco quello che mi piace delle coincidenze». Questo spiritoso passo del romanzo Una risata nel buio di Vladimir Nabokov serve a capire ciò che ha spinto Joseph Mazur a scrivere il saggio Travolti dal caso. Matematica e mitologie delle coincidenze (il Saggiatore, pp. 238,  22). 

Pensare che un progetto superiore governi le coincidenze inspiegabili cementa le basi di tante superstizioni, fantasticherie e irrazionalità. «Il vero problema è che gli esseri umani tendono naturalmente a creare connessioni dove non ce ne sono e a ignorare quelle che sono troppo difficili da prevedere», scrive il matematico americano. «Le coincidenze sono considerate come eventi misteriosamente predestinati da qualche disegno profondamente significativo. Ciò potrebbe essere vero, come non esserlo».

Quando cerchiamo una causa, potremmo non vederne alcuna, ma con una seria indagine e una decostruzione approfondita i punti si collegano. Ciò che risulta più convincente del libro è l’approccio scientifico e matematico, con assaggi di filosofia e letteratura, per dimostrare che «molti degli episodi che consideriamo strani sono semplicemente eventi che accadono negli stessi lassi temporali e in vaste popolazioni».

Il critico Neil Forsyth descrive le coincidenze in Charles Dickens come «il piacere dell’inatteso». Ma è anche vero che nella realtà «le coincidenze sfortunate sono le cicatrici della vita», come scrive Mazur. 

Molto dipende dalla speranza collegata all’esito di un risultato. E Mazur riempie 70 pagine di algebra elementare che affascinerà fisici, ingegneri, matematici, investitori di borsa e giocatori d’azzardo appassionati all’analisi del calcolo della probabilità e del rischio. Ma c’è anche una riflessione stuzzicante sugli elementi inconsci che gli scrittori seminano nei romanzi e che poi fioriscono in coincidenze credibili nella trama.

Nel XX secolo la meccanica quantistica ha influenzato la filosofia occidentale stabilendo che gli oggetti osservabili sono guidati da eventi non osservabili del mondo quantistico, governato da semplici incredibili regole come quella che non esistono strade non imboccate. La prevedibilità nell’imboccarle dipende dal calcolo delle probabilità che si ottiene con l’osservazione esatta del passato. Anche se questo fornisce solo una probabilità incerta di ciò che può accadere nel futuro.

Mazur ci accompagna in un viaggio che parla del peso dei dadi del casinò, dei giochi delle carte, delle probabilità di investimenti di borsa azzardati e di scoperte scientifiche. Tutto ha inizio nel 1545 con Gerolamo Cardano, medico, matematico e giocatore d’azzardo milanese che con il Libro sui giochi di fortuna aprì le porte allo studio del caso, alle legge dei grandi numeri e poi alla legge debole dei grandi numeri. 

E se Einstein sosteneva che «Dio non gioca a dadi con l’universo», per criticare la meccanica quantistica, il fisico Robert Oerter dimostrò invece che «tirare i dadi non è intrinsecamente casuale. Il risultato sembra casuale soltanto per la nostra ignoranza dei dettagli più piccoli, delle variabili nascoste che determinano il risultato del lancio». Diaconi, Holmes e Montgomery costruirono una macchina lancia-monete con cricchetto a molla che garantiva il 100% del risultato desiderato. L’esito del testa o croce dipende dalla mano umana che compie il lancio, più le molteplici variabili.

Così, i raggi X vennero scoperti per puro caso, ma anche perché nell’ambito di quella ricerca erano presenti più variabili concomitanti. Se ci si sorprende di un’americana che vince quattro volte alla lotteria in 20 anni, di trilioni di scimmie che battendo a caso su una tastiera scrivono una frase di Shakespeare (come dimostrato da simulazione al computer), o che nel 1976 l’attore Anthony Hopkins abbia trovato su una panchina una copia del libro che stava cercando da giorni nelle librerie, in realtà si scoprirà che non sono necessariamente eventi dovuti a un intervento divino, ma alle variabili della possibilità dell’improbabile.

Indagare le sfumature dell’inverosimile significa anche, come nel caso di Hopkins, analizzare i numeri sui cercatori di libri, sulle librerie di Londra, valutare i percorsi degli autori e dei lettori per cercare le variabili nascoste e arrivare alla conclusione che un’incredibile coincidenza può rientrare nei margini della plausibilità matematica.

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Carlo Pizzati


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