A Marghera
Oggi molte industrie hanno chiuso, i terreni sono ancora abbandonati e le banchine, dove poter far accostare i grattacieli del mare, libere. La decisione sarà formalizzata il 7 novembre durante il Comitatone (il comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia a cui partecipano gli enti locali della gronda lagunare, la Regione, il premier, i ministeri competenti e il provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto), dopo un anno e mezzo di studi, simulazioni e confronti. «Abbiamo un corposo dossier che non era mai stato predisposto prima, le conclusioni cui arriviamo non sono intuitive, ma basate su un lavoro molto serio», ha detto giovedì il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio agli Stati generali della logistica del Nordest. «Il 7 novembre avremo la soluzione definitiva del governo, molto forte».
Il canale dei petroli
Le navi non entreranno più dalla bocca di porto del Lido passando poi davanti a Palazzo Ducale, ma dalla bocca di porto di Malamocco (che attraversano già ora le porta-cointainer), percorreranno il canale dei petroli costeggiando le fabbriche. Alcune, le più grandi, si fermeranno a Marghera; le altre continueranno per il canale Vittorio Emanuele (che dovrà essere scavato di un paio di metri per raggiungere la profondità minima per far passare le crociere) fino alla Marittima, l’attuale terminal su cui sono stati investiti oltre cento milioni di euro.
Il piano
Il piano soddisfa il governo che così chiude il cerchio su Venezia, soddisfa il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale Pino Musolino che riesce a far convivere traffico commerciale con quello passeggeri, soddisfa Luigi Brugnaro che sarà ricordato anche per essere stato il sindaco che ha risolto il problema delle grandi navi. In questo modo verranno salvati anche i cinquemila posti di lavoro a servizio della crocieristica, nonostante negli ultimi anni i passeggeri, a causa delle limitazioni volontarie delle compagnie, si siano ridotti a 1 milione e 400 mila (erano 1 milione e 800 mila).
Gli scontenti
La soluzione non piacerà all’ex viceministro ai Trasporti Cesare De Piccoli che assieme a Duferco ha sviluppato il progetto del terminal alla bocca di porto del Lido, l’unico che ha superato, seppur con una serie di prescrizioni, la valutazione di impatto ambientale. E non piacerà agli ambientalisti, al comitato No Nav, e agli «amici» di Venezia (attori, registi, personaggi dello spettacolo, nobili) che da anni si battono per portare le crociere fuori della Laguna. La soluzione transitoria sponsorizzata da Porto, Comune di Venezia e compagnie, permetterà di mantenere ancora in uso per qualche anno l’attuale terminal in vista della soluzione definitiva di Marghera, pronta a rilanciarsi tra chimica verde, logistica e portualità. Le banchine saranno attrezzate nello stesso canale in cui c’è lo stabilimento della Fincantieri da cui escono i giganti del mari, che però oggi non possono entrare a Venezia perché troppo grandi. Dovranno essere realizzati veri e propri terminal per accogliere i passeggeri che poi saranno portati in centro storico attraverso barche o autobus.