ebook di Fulvio Romano

sabato 28 ottobre 2017

La città boccheggia per fumi e smog ma i diesel circoleranno lo stesso

LA STAMPA

Cronaca

I torinesi preoccupati per l’inquinamento: «Qui non si respira»


Il vertice tra Comune e Regione ha annullato il blocco previsto da oggi

Lo smog, già alto, e gli incendi nelle valli hanno reso pesante, quasi irrespirabile, l’aria di Torino. Giovedì sera si sentiva odore di fumo, e ieri mattina la coltre rendeva invisibile la collina dal centro della città. I livelli di polveri sottili sono altissimi, con picchi oltre i 450 microgrammi al metro cubo rilevati dalle centraline Arpa, quando il limite è di 50. Nonostante questo, il vertice tra Città, Città metropolitana e Regione - consultati Arpa e Asl - ha deciso di non applicare i blocchi ai diesel Euro 3 e 4 previsti per oggi, per «non limitare la libertà di spostamento delle persone».

Intanto Torino boccheggia alla ricerca di aria pulita. Letteralmente. «Io sto scappando a Brindisi a prende un po’ di aria buona», dice una ragazza con la valigia in via Lagrange. 

All’ora di pranzo il cielo in centro sembra più limpido, ma è solo un’illusione. «A me la gola brucia, e non è colpa dell’influenza» dice tra un colpo di tosse e l’altro Antonio Colella, in piazza San Carlo. «Non credo ci sia una soluzione veramente efficace, se non quella di limitare davvero le auto», aggiunge.

Paura e malessere

Invece la soluzione adottata è opposta: via libera ai veicoli. Chi lavora in centro racconta di un clima difficile, soprattutto la mattina, quando la cappa è pesante. Fa ancora più impressione vederla bucata dalla luce dei lampioni, dà un senso di claustrofobia: lo raccontano i residenti e gli studenti che la mattina passano di qui. Gabriella di Bartolomeo lavora in centro e dice che l’aria è «davvero pesante da tanto tempo, sul serio non si riesce a respirare. Non me la sento di incolpare gli incendi, qui la colpa è dello smog. L’unica soluzione è che piova».

Tra mascherine, fughe dal centro della città e biciclette scartate in favore dei mezzi pubblici, Torino ha ritrovato i soliti stratagemmi per scappare dallo smog. «Non ho ancora comprato la mascherina, ma sto prendendo in considerazione l’idea» dice Mario Mormile, ciclista che per il momento se la cava con una grossa sciarpa bianca avvolta intorno al naso. «Non vorrei sembrare esagerato, ma faccio davvero fatica a respirare, mi sento appesantito in bici».

Anche Silvia Spimpolo è una ciclista: «Sì, stamattina ho sentito un po’ di odore di bruciato - dice -. Ma non è quello. La puzza più forte è quella di smog». Nicola Costantino, che respira l’aria di Torino da cinquant’anni, trova il modo di scherzare: «Non so se fosse puzza di smog o di bruciato. Ormai con tutto l’inquinamento che c’è bisognerebbe essere dei sommelier di aria sporca per poter distinguere la causa della sporcizia».

Nessuna rinuncia

Massimiliano Verzicco in piazza San Carlo cerca gli stand per la maratona di domenica: «No, non rinuncerò a farla, nonostante lo smog. E io sono uno che corre, e lo sento davvero tanto, dalla strada al parco. Speriamo che piova».

È questo il tema ricorrente tra i torinesi: se prima la speranza stava in un vento che spazzasse via le polveri sottili, ora con gli incendi le persone sono passate al guardare il cielo in attesa di nuvole e pioggia che puliscano l’aria. 

Ma si chiedono anche cosa si possa fare per uscire da questa situazione, oltre a invocare il maltempo, tenere i riscaldamenti spenti, evitare di usare la macchina. Si adeguano: tossiscono, mettono la mascherina e la sciarpa ma non si sono rintanati in casa. Il leitmotiv sembra essere uno: «Sì, la situazione non è delle migliori, l’aria è pesante e senza pioggia non si può fare molto, ma questo non mi impedirà di uscire. O di correre la maratona».

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martina pagani


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