Esteri
I documenti sull’ex presidente declassificati ad eccezione di 300 file, su richiesta degli 007
I documenti sull’ex presidente declassificati ad eccezione di 300 file, su richiesta degli 007
C’è poco da fare, un alone di mistero è destinato ad avvolgere ancora per qualche tempo l’omicidio di John F. Kennedy. Chi infatti sperava di veder sciolta definitivamente ogni riserva sull’assassinio più celebre della storia americana dovrà ricredersi. E così le teorie cospirative e i presunti complotti continueranno ad avere linfa vitale, almeno sino al 26 aprile prossimo. Perché in quella data, Donald Trump ha fissato la proroga per esaminare i file contenenti gli ultimi segreti sulla morte del 35
Trump ha così ceduto alle pressioni dell’intelligence: «L’opinione pubblica americana aspetta, e merita, che il suo governo fornisca il maggiore accesso possibile agli atti sull’assassinio del presidente Kennedy, in modo che la gente possa finalmente essere pienamente informata su tutti gli aspetti di questo evento cruciale», ha spiegato il presidente, aggiungendo un «ma». «Non abbiamo scelta, oggi, se non accettare» le censure proposte dai dipartimenti e dalle agenzie dell’amministrazione, «piuttosto di consentire un danno irreparabile alla nostra sicurezza nazionale».
La mancata pubblicazione di alcuni file, a suo avviso, «è necessaria per evitare danni alla difesa militare, alle operazioni di intelligence, alle forze dell’ordine, o alla conduzione di relazioni straniere che sono di tale serietà da pesare più del pubblico interesse nella pubblicazione immediata». Insomma, in quei file, alcuni dei quali degli Anni Novanta, come aveva spiegato la Cia, ci sono i nomi di agenti ed ex agenti segreti, come pure metodi specifici di intelligence e collaborazioni che restano vitali per proteggere la sicurezza del Paese. Trump ha quindi fissato un termine di 180 giorni (al 26 aprile 2018) per rivedere i documenti rimasti secretati. Nel frattempo, storici, esperti e curiosi da ogni parte del mondo, stanno analizzando le migliaia di pagine di cui è stata autorizzata la pubblicazione. La caccia è in particolare a nuovi dettagli su un mistero che dura da oltre mezzo secolo, e di cui anche gli ultimi spunti non seppelliscono definitivamente le teorie complottiste. Come i contatti di Oswald con l’ambasciata sovietica a Washington o la telefonata intercettata dalla Cia nella quale il killer, due settimane prima dell’assassinio, telefonò all’ambasciata sovietica a Città del Messico e, parlando in un russo stentato, ebbe un colloquio con un console identificato poi come un agente del Kgb. Da un file emerge una conversazione tra due cubani, uno dei quali identificato come 007, sull’assassino di Kennedy. Uno di loro affermò che lo conosceva ed era un «buon tiratore». Da alcune carte emergono infine i sospetti del Cremlino che dietro all’uccisine di JFK ci fosse l’ultradestra, e addirittura il vicepresidente Lyndon Johnson, insediatosi poi nello Studio Ovale, nell’ambito di una mera e spietata lotta di successione.
francesco semprini