ebook di Fulvio Romano

giovedì 26 ottobre 2017

Incendi, la Regione chiederà lo stato di calamità naturale

LA STAMPA

Cronaca

Dal 10 ottobre colpiti 70 comuni, metà nel torinese 

Il fronte del fuoco non arretra. E Cantalupa, adesso, respira la cenere e il fumo. Alberto Arbrile era un ragazzone di 26 anni, con un fratello che da giorni lavora su queste montagne delle valli pinerolesi per impedire che roghi arrivino alle case. Aveva una vigna e un bosco che si affaccia su queste distese di terreno non lontano dalla linea del fuoco. Alberto è morto ieri verso le 16 mentre con sua madre, Valeria, stava tagliando gli alberi proprio in quel bosco di famiglia. Lo facevano per tentare di fermare le fiamme e impedire che il rogo arrivasse sulla sua proprietà, distruggendo tutto. 

Alberto si è accasciato in terra mentre in tutta la zone le auto degli Aib - i volontari che si occupano di incendi boschivi - e dei vigili del fuoco portavano acqua alle squadre che stavano lavorando. Un infarto, forse. O forse la fatica e tutto quel fumo respirato per ore, mentre con gli attrezzi in mano si stava muovendo dentro questa nebbione che sta avvolgendo tutto, che invade il paese e lascia sulle strade e sulle case il velo di fuliggine e di cenere. La cronaca di questa tragedia che si consuma nel bel mezzo della più grave emergenza incendi degli ultimi dieci anni, racconta dell’elicottero del 118 decollato da Torino per cercare di salvargli la vita. E di un soccorso che, purtroppo, non è riuscito. 

«Non è un volontario impegnato questo disastro» commenta il sindaco Giustino Bello. Ma poco cambia: è una vittima di questo disastro la cui entità deve ancora essere valutata. A Cantalupa, come nelle valli del Canavese, come nella Valle di Susa, dove da domenica il fumo dei roghi staziona sui paesi della zona e ammorba l’aria. Dove, la notte, le creste delle montagne incendiate, sono quinte dall’aspetto infernale e per certi versi spaventose. 

«È come nel 2003. Anzi, è addirittura peggio del 2003» diceva domenica sera il primo cittadino di Bussoleno Anna Allasio, mentre decine di uomini lottavano per salvare alcune borgate minacciate da vicino da lingue di fuoco altissime. Ecco, quelle scene viste a Bussoleno sono le stesse che rivivono su gran parte delle zone montane della provincia. Sono roghi spontanei? Oppure c’è la mano nascosta di piromani locali? Sono incendi portati dal vento, che ha soffiato fortissimo in queste ultime giornate, oppure sono il frutto della disattenzione di qualcuno? «È un mix, il risultato di un po’ di tutto» dicono in vigili del fuoco che da domenica non mollano da nessuna parte. È distrazione e caso. E intanto il sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto, sul suo profilo Facebook ricorda a tutti che: « Alla luce delle attuali condizioni ambientali, sono sospese tutte le deroghe all’accensione di fuochi. Ed è vietata tale attività per grave pericolo di incendi, sino a nuove disposizioni». Lo fa per tutelare il suo territorio. E ammonire chi, vorrebbe bruciare sterpi e foglie secche sui terreni di proprietà. Insomma. se non piove al più presto l’emergenza rischia di espandersi, coinvolgere altre spicchi di provincia miracolosamente ancora scampati alle fiamme. 

Alle 8 di sera a Cantalupa, la battaglia contro il fuoco va avanti. I carabinieri hanno concluso gli accertamenti: non ci sarebbe responsabilità diretta di nessuno. Già, nessuno. Se non di chi ha appiccato il fuoco. E ha fatto respirare ad un ragazzo di 26 anni che cercava di salvare il suo mondo, ore e ore di aria ammorbata dal fumo. 

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Lodovico Poletto


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