ebook di Fulvio Romano

mercoledì 16 ottobre 2024




(da Provincia Granda del 16 ottobre 2024)


MENTRE PERSEFONE CI RICORDA CHE “ANNUS FRUCTIFICAT, 

NON TELLUS”, ECCO LE PIOGGE


(Article Abstract:

As Persephone reminds us that “Annus fructificat, non Tellus,” the rains arrive.

The article discusses the weather forecast for the province of Cuneo and Northwestern Italy from October 16 to 20, 2024. An Atlantic disturbance will bring heavy rainfall, with expected accumulations of up to 80 mm in the Alpine valleys and between 50 and 70 mm in the plains. This situation is caused by two anticyclones blocking Atlantic storms, pushing humid air toward the Alpine area. The author emphasizes how these rains come in a context of extreme weather conditions, with prolonged drought over the past two years and irregular rains that have damaged agricultural crops. Despite the possibility of an abundant white truffle harvest, the season remains poor for many other agricultural products. An ancient Latin saying, “Annus fructificat, non tellus,” is quoted to stress that the year, rather than the soil, determines agricultural yields. The article concludes with a reflection on chestnuts, prized but scarce, representing a small comfort in a difficult year.)


Rassegnamoci sarà ancora pioggia. Altra acqua a terra è prevista infatti da oggi, mercoledì 16 ottobre, fino a sabato e fors'anche fino ad una domenica 20 inizialmente prevista invece dai modelli matematici come libera se non del tutto dalle nubi, almeno illuminata di nuovo dal sole. Il fatto è che questa pertubazione, ennesima e atlantica, ci coglie in un momento critico in cui il Nordovest e la Granda si trovano tra due zone anticicloniche, ad Ovest e ad Est, che fanno da blocco. Blocco per le ondate occidentali che, penetrate da Sud Ovest fino al nostro cul di sacco alpino spinte da un anticiclone che dall'Africa mulina dalle coste spagnole e provenzali aria umida, si scaricano alla fine su di noi. Il risultato sarà, secondo i modelli, una bagnarola che sarà più intensa giovedì ma che durerà 4-5 giorni, fino a domenica, con un accumulo complessivo di pioggia che viene calcolato in una ottantina e (forse) più mm sulle valli tra Cozie e Marittime e Liguri e tra 50 e 70 mm tra Langhe, Cuneese e Monregalese di pianura. Anche il nostro balcone ligure preferito appare dalle carte più che bagnato tra Côte d'Azur estrema e fino al Savonese, Imperia compresa. Queste le previsioni del modello americano, ma quello europeo in genere più preciso specie per le precipitazioni aumenta ancora le quantità osservabili ed estende a sua volta le zone a rischio un po' su tutta la regione Piemonte. Inutile ricordare a chi queste vicende meteo le ha sopportate in un autunno così incerto, titubante sia nel meteo che nelle raccolte povere di molti prodotti della terra, che certo non ci consolerà più di tanto l'eventualità di una “cava” super di quel tartufo bianco che, dietro i lustrini dei suoi mercati, non potrà certo compensare sul nostro desco familiare un'annata così magra. Un detto provenzale-occitano recitava che “L'an fai lou gran, noun pas lou champ". Ed è proprio così:  è l'annata più che il terreno a dare raccolti. Già lo dicevano gli agronomi dell'antica Roma che, in una celebrata sentenza asserivano che "Annus fructificat, non tellus". Una “brutta annata” dopo due anni e più di una siccità dai calori estremi (il 2022 è stato l'anno più caldo ovunque, anche nella nostra provincia), due anni che già avevano impoverito la terra e forse interrotto quelle terragne sinapsi -a noi in gran parte ignote- che governano la vita ipogea: le vicende del mito, della vita naturale, degli amori e odî della sotterranea Persefone. Due anni che sono stati seguiti da mesi in cui si sono alternate piogge nel periodo delle fioriture dei fruttiferi accompagnate da freddi improvvisi che, alternati a brevi pause calde, sono durati fino a metà giugno chiusi poi da un'estate al calor bianco. Per questo domenica scorsa tornati nel bosco di castagni abbiamo più che raccolto accarezzato le nostre care, ritrovate castagne. “Caroùn roùs” e “caroùn neir” più che mai pregiati, dalla livrea lucida di freschezza che avevano resistito alle aridità e poi alle acque di maggio e al terribile agosto cercando di ritrovare un nutrimento impoverito dall'arido, marroni che poi nel piatto ci hanno ripagato (anche se pochi) con il loro sapore unico, prezioso oltre che antico.


F.R.