Cronaca
Che l’inquinamento non dipenda soltanto dai gas di scarico dei veicoli è cosa riconosciuta dagli esperti. Quali siano le altre cause, e in che percentuali contribuiscano a rendere l’aria irrespirabile, invece, è argomento di dibattito. E proprio per appurare questa cosa e per trovare soluzioni pratiche che la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino, lo scorso anno, ha dato il via a un progetto sperimentale che si concentrava sulle polveri sottili prodotte dal terreno. Sì, secondo gli studiosi il 50% delle Pm10 potrebbero essere generate da un mix combinato di asfalto deteriorato che diventa volatile, polvere di pneumatici usurati, combustione dei freni e dall’asfalto stesso. Una proporzione, come si diceva, che vedrebbe le cause dell’inquinamento divise al 50 e il 50 tra gas di scarico e polveri che si sollevano incessantemente dal manto stradale per liberarsi nell’aria e tornare a terra, in un ciclo continuo. «Il nostro è uno studio sperimentale che non ci ha ancora fornito i dati completi - spiega Elio Padoan, ricercatore di Agraria -. Accanto alle analisi, però, sono incorso anche studi per trovare soluzioni». La prima, già adottata nel nord europa e tentata anche nel quartiere Campidoglio, è quella di lavare le strade con macchine che gettano e che, bagnandole, impediscono alle polveri di sollevarsi nuovamente. L’esperimento è stato portato avanti grazie all’impegno di Amiat ma durante le sue prime applicazioni non ha ottenuto i risultati sperati. «Un miglioramento c’è stato - raccontato i ricercatori -. Ma non così notevole da fare la differenza quando si parla di smog su tutta una città».
federico callegaro