ebook di Fulvio Romano

sabato 21 ottobre 2017

“Lavando le strade si impedisce ai depositi di diventare pericolosi”

LA STAMPA

Cronaca


Che l’inquinamento non dipenda soltanto dai gas di scarico dei veicoli è cosa riconosciuta dagli esperti. Quali siano le altre cause, e in che percentuali contribuiscano a rendere l’aria irrespirabile, invece, è argomento di dibattito. E proprio per appurare questa cosa e per trovare soluzioni pratiche che la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino, lo scorso anno, ha dato il via a un progetto sperimentale che si concentrava sulle polveri sottili prodotte dal terreno. Sì, secondo gli studiosi il 50% delle Pm10 potrebbero essere generate da un mix combinato di asfalto deteriorato che diventa volatile, polvere di pneumatici usurati, combustione dei freni e dall’asfalto stesso. Una proporzione, come si diceva, che vedrebbe le cause dell’inquinamento divise al 50 e il 50 tra gas di scarico e polveri che si sollevano incessantemente dal manto stradale per liberarsi nell’aria e tornare a terra, in un ciclo continuo. «Il nostro è uno studio sperimentale che non ci ha ancora fornito i dati completi - spiega Elio Padoan, ricercatore di Agraria -. Accanto alle analisi, però, sono incorso anche studi per trovare soluzioni». La prima, già adottata nel nord europa e tentata anche nel quartiere Campidoglio, è quella di lavare le strade con macchine che gettano e che, bagnandole, impediscono alle polveri di sollevarsi nuovamente. L’esperimento è stato portato avanti grazie all’impegno di Amiat ma durante le sue prime applicazioni non ha ottenuto i risultati sperati. «Un miglioramento c’è stato - raccontato i ricercatori -. Ma non così notevole da fare la differenza quando si parla di smog su tutta una città». 

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federico callegaro


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