ebook di Fulvio Romano

lunedì 23 ottobre 2017

La resistenza della Catalogna “Difenderemo i nostri palazzi”

LA STAMPA

Esteri

venerdì la sospensione dell’autonomia e la possibile dichiarazione di indipendenza


Gli indipendentisti pronti a presidi e boicottaggi contro Madrid

Madrid vuole mettere le mani sulla Catalogna e milioni di persone faranno di tutto per impedirlo. Lo scenario a Barcellona non lascia immaginare nulla di buono: «Se arrivano ci faremo trovare pronti». Il governo spagnolo ha fatto la scommessa più rischiosa: applicazione dell’articolo 155 della Costituzione nella forma più dura per contrastare la ribellione alla legge della Catalogna. Una via talmente estrema che qualcuno sospetta si tratti di un ultimo strumento di pressione per indurre l’avversario a cedere. 

A prendere Rajoy in parola quella di ieri è stata l’ultima domenica di Carles Puigdemont alla guida della Generalitat. Il presidente l’ha vissuta asserragliato nel suo ufficio con pochi consiglieri, tra i quali non ci sono più Sánchez e Cuixart arrestati sei giorni fa a Madrid. Venerdì il senato darà l’ok: il governo verrà rimosso, il parlamento esautorato e i principali ambiti eterodiretti. Puigdemont ha solo un modo per fermare questo drammatico esito: convocare elezioni anticipate. La politica ne discute, i giornali catalani glielo chiedono (persino l’indipendentista Ara scrive: «Salvare le istituzioni») ma il “govern” nega («non è in agenda). L’ipotesi più probabile a oggi è che il parlamento catalano voti l’indipendenza nelle stesse ore in cui il senato spagnolo darà il via libera al 155.

Il popolo indipendentista si prepara a questo scenario: la resistenza, gandhiana, ma irremovibile. Il direttore del Periodico, Enric Hernández la vede nera: «Il 155 può scatenare una rivolta sociale: disobbedienza, arresto di politici, scontro civile e, diciamolo, violenza». Le migliaia di poliziotti spagnoli mandati da queste parti lascia intendere che anche a Madrid contemplano questa ipotesi. La Catalogna indipendentista ha dimostrato in questi anni una capacità di mobilitazione enorme. Basti pensare a come sia stato organizzato il referendum fuorilegge: scuole occupate due giorni prima del voto, migliaia di urne nascoste nei posti più impensati e soprattutto muri umani di elettori a protezione dei seggi, nel mirino della polizia. Un assedio, invece, fu organizzato in pochi minuti, quando, lo scorso 20 settembre, la Guardia Civil entrò nel dipartimento economico della Generalitat per arrestare alcuni funzionari ed eseguire lunghe perquisizioni: a causa della folla che circondava il palazzo gli agenti spagnoli uscirono solo all’alba del giorno dopo (è il motivo dell’arresto di Sánchez e Cuixart). Questo schema si potrebbe ripetere quando, in modalità tutte da chiarire, i funzionari spagnoli cercheranno di assumere le competenze finora gestite dalla Generalitat. Il governo spagnolo prova a reagire: «A chi non obbedisce verrà sospeso lo stipendio». Per lo stesso Puigdemont, e i suoi ministri, si prepara una sorta di difesa dei palazzi, a partire dal «palau» di piazza Sant Jaume. La resistenza passiva si applicherà anche negli uffici che la Spagna prenderà sotto vigilanza, per non parlare della rivolta che si prepara nella tv pubblica che Madrid vorrebbe gestire: «Non ci piegheremo mai». Un brivido, in questo scenario di boicottaggio generale, si prova pensando a cosa potrebbero fare i Mossos. 

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francesco olivo


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