Cultura
Una ventata di insensatezza ha percorso in questi giorni la scuola media italiana. Apprendiamo infatti che si sono moltiplicate le circolari dei presidi che vietano ai minori di 14 anni di tornare a casa da soli: perfino con la minaccia di ricorrere alle forze dell’ordine in caso di inadempienza da parte dei genitori. E’ accaduto in seguito a una sentenza della Cassazione che ha condannato il ministero a pagare i danni morali per la morte di un ragazzino avvenuta anni fa a una fermata dello scuolabus. Suscitando le reazioni contrapposte dei presidi, che non vogliono assumersi certe responsabilità, e dei genitori che invocano libertà di comportamento per i figli e il riconoscimento della loro autonomia. E’ intervenuta la ministra Fedeli, che non ha contribuito a rasserenare il clima. Ha sostenuto che si tratta, nel caso, di un «abbandono di minore», perseguibile a termini di legge, e che soltanto il Parlamento può modificare la norma. E fin qui va bene. Ma ha minimizzato le preoccupazioni dei famigliari con battute estemporanee che è troppo poco definire infelici. Fino a sostenere che, in assenza dei genitori (molti di loro, ahimè, si impuntano a lavorare) possono provvedere i nonni: «E’ un grande piacere per loro andare a prendere i nipoti. Potessi farlo io». E la ministra ipotizza magari che i nonni malandati in salute si rechino alla scuola accompagnati da una badante.
Sono affermazioni che si inseriscono in una più generale incomprensione della vita comune. Da sempre, e non soltanto negli altri Paesi europei, i ragazzi di quell’età si muovono in piena autonomia. Tanto più nella vasta provincia italiana, dove i percorsi sono ravvicinati e facilmente controllabili. E se esistono ambiti più accidentati e pericolosi, dovrebbero provvedere semmai le pubbliche istituzioni con servizi di scuolabus. Intanto, il cancan sulla materia ha indotto il Pd, nell’arroventato clima pre-elettorale, a prendere provvedimenti. Le deputate della Commissione Cultura stanno preparando una norma interpretativa della legge che conceda ai genitori la libertà di decidere se i figli possano andare a scuola da soli. Una pensosa ragionevolezza che gli interessati coltivano da sempre, non curandosi delle malaccorte istituzioni. E tutto questo, mentre a Taranto si chiudono le scuole per sottrarre gli adolescenti, compresi eventualmente i nonni, ai veleni emanati impunemente dall’Ilva.
Lorenzo
Mondo