ebook di Fulvio Romano

sabato 21 ottobre 2017

“Portiamo in ogni casa i dispositivi che misurano la produzione di CO²”

LA STAMPA

Cronaca


Chiudersi in casa, sbarrare le finestre, come consigliato dal Comune di Torino? Potrebbe non essere una soluzione completamente sicura. Da un lato protegge dall’inquinamento che è calato con la sua cappa sulle strade della città ma dall’altro non ci tutela dall’inquinamento domestico. Anche le nostre abitazioni, infatti, producono inquinamento dannoso per la salute che si abbatte all’esterno delle mura domestiche ma che fa capolino anche tra il soggiorno e la cucina. Parola di Mattia Arimondo, referente di Nova Smart Home, start up cresciuta all’interno dell’incubatore del Politecnico di Torino, che ha come obiettivo proprio quello di proteggere le persone che abitano in un condominio dalle fonte di smog generate dalla casa stessa. «Noi ci occupiamo di case e di come renderle sostenibili», spiega Arimondo. Ma dietro al loro lavoro non c’è solo l’intenzione di renderle a impatto zero nei confronti dell’ambiente esterno: «Anche la casa produce inquinamento che si riversa dentro l’abitazione stessa. Basti pensare al CO² prodotto in sala da pranzo quando si sta cucinando - spiegano dalla start-up -. Proprio per questo abbiamo ideato dei dispositivi che mostrino i valori, se diventano preoccupanti, a chi sta usufruendo di un ambiente chiuso». Misuratori, quindi, per rendere palese quello che altrimenti non lo sarebbe: «Sono tutti molto informati quando si parla di inquinamento esterno ma in pochi conoscono quello interno all’abitazione - continuano gli imprenditori -. Ci occupiamo anche di illuminazione e di rumore. Dopo le polveri sottili, infatti, il rumore è la prima fonte di inquinamento che crea disagio». [f.cal.]

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