Cultura
Lungo il corso del fiume Ohio, nel cuore della regione degli Appalachi, sorge la città che porta il nome di Luigi XVI e può diventare un modello per i centri urbani del XXI secolo. Louisville, nello Stato americano del Kentucky, deve la ribalta ad un’iniziativa privata per la lotta all’asma che, nell’arco di 18 mesi, ha portato il sindaco Greg Fischer a ridisegnare le infrastrutture cittadine sulla base della salute dei propri cittadini.
Poiché si tratta di un centro industriale imbottigliato nella valle del fiume Ohio, Louisville registra uno dei più alti tassi di inquinamento dell’aria degli Stati Uniti. E il 12 per cento dei suoi circa 700 mila abitanti soffre di asma, rispetto ad una media nazionale dell’8 per cento. Nel tentativo di soccorrerli è nata «Air Louisville», l’iniziativa di un gruppo di ricercatori di offrire ad ogni malato di asma un «Propeller» per le inalazioni di emergenza. In 1200 si sono fatti avanti per sottoporsi ad un test basato sulla raccolta dati: attivando il «Propeller», dotato di Gps, si trasmettono ad una piattaforma digitale le informazioni relative a luogo, ora, condizioni climatiche e inquinamento dell’aria di ogni singola inalazione. Ciò significa poter conoscere in quali luoghi e ore di Louisville si verificano le situazioni di maggiore rischio per la salute.
I malati di asma avevano l’opzione di non consentire la raccolta dei propri dati, in forza delle leggi locali e federali sulla tutela della privacy, ma quasi nessuno ne ha usufruito. Il primo risultato è venuto dal lavoro di dozzine di terapisti della respirazione come Melissa Williams che hanno esaminato i dati dei singoli asmatici e li hanno contattati personalmente, spiegandogli quali zone evitare in quali momenti della giornata al fine di limitare il numero di attacchi e, dunque, quali rimedi adottare nei propri comportamenti per riuscire a curarsi meglio.
Il risultato è venuto dai dati raccolti alla fine del 2016, quando i partecipanti al test-pilota hanno registrato una diminuzione dell’82 per cento dell’uso degli inalatori di emergenza, affermando di aver più che raddoppiato i giorni nei quali non li usavano. E’ stato in quel momento che il sindaco Greg Fischer ha fatto propria la mappa di Louisville frutto dei test ovvero una suddivisione dell’area urbana sulla base del grado di rischio di esposizione all’asma, con l’indicazione anche di strade, autostrade, ferrovie dove si registrano gli indicatori più alti.
Fischer ha compreso che aveva di fronte a sé la mappatura dell’inquinamento dell’aria della città ed ha deciso di trovare una soluzione al problema facendosi portare i dati specifici di oltre 250 mila inalazioni di emergenza avvenute con i «Propeller» di «Air Louisville». Ha così creato una task force di esperti per esaminarli e i risultati hanno portato ad individuare nei quartieri poveri del West Side, abitati in prevalenza da afroamericani, le aree più rischiose così come nel diossido di nitrogeno e nel diossido di solfuro - emessi da fabbriche di gomma e da impianti a carbone vicino ai quartieri residenziali - le cause di maggiore inquinamento nelle aree di più intenso uso degli inalatori di emergenza. A tale radiografia scientifica dell’area urbana, la ricerca ha aggiunto una novità che pochi sospettavano: il maggior ingrediente dello smog cittadino è l’ozono che amplifica il rischio dell’asma in quartieri ben oltre il West Side afroamericano perché si trova in significative quantità soprattutto lungo le strade ed autostrade più frequentate. E’ stata la prima volta che una tale correlazione fra asma ed ozono è stata provata e il sindaco Fischer, a metà dell’anno corrente, è passato al contrattacco varando misure e regolamenti che prevedono la costruzione di strade ed autostrade alternative per evitare quelle inquinate dall’ozono, la creazione di tre impianti per assorbire il CO
Maurizio Molinari