ebook di Fulvio Romano

mercoledì 30 novembre 2016

Piemonte sottozero

Temperature osservate

Capoluogo
Minima (°C)
29/11/2016
Massima (°C)
29/11/2016
Minima (°C)
30/11/2016
Massima (°C)
30/11/2016
Grafico
TORINO-0,88,1-0,8-vai 
BIELLA1,66,30,5-vai 
VERCELLI-2,77,8-3,7-vai 
NOVARA1,57,4-0,8-vai 
VERBANIA0,17,1-0,4-vai 
CUNEO-1,75,3-1,3-vai 
ASTI-1,47,3-3,0-vai 
ALESSANDRIA-1,77,1-2,5

martedì 29 novembre 2016

Morto lo storico Claudio Pavone

(ANSA) - ROMA, 29 NOV - E' morto a Roma, dove era nato nel 1920, Claudio Pavone, uno dei maggiori storici italiani. Avrebbe compiuto 96 anni il 30 novembre. Lo conferma la casa editrice Bollati Boringhieri che ha pubblicato le sue opere più famose e innovative dal punto di vista storiografico: 'Alle origini della Repubblica' e 'Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della resistenza'.
    Partigiano, direttore della rivista 'Parolechiave', docente all'Università di Pisa e presidente dal 1995 al 1999 della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, Pavone, alla fine della guerra è stato funzionario di archivi ed ha avuto un ruolo fondamentale nella sistemazione dell'Archivio Centrale dello Stato.
    Vincitore del Premio Internazionale Ignazio Silone per la saggistica nel 2007, aveva pubblicato recentemente con Laterza 'Aria di Russia', diario di un viaggio un Urss. Sempre con La terza era uscito anche 'Prima lezione di storia contemporanea'.

Un cartolina da Bersezio (Valle Stura)


In valle Tanaro mezzo metro di pioggia


Da LA STAMPA di domenica 27 novembre 2016

Il confronto tra le precipitazioni

In valle Tanaro mezzo metro di pioggia

Nel ’94 vennero registrati 376 millimetri

Fulvio Romano


Hanno avuto ragione abitanti
ed amministratori della
valle Tanaro a dire che «è
stato peggio che nel 1994». Si
riferivano alla quantità d’acqua
scesa durante l’evento e
al livello raggiunto dal fiume,
perché per il resto le opere
difensive degli ultimi vent’anni
hanno retto bene all’urto
e il disastro non ha
causato vittime.
Hanno ragione, perché leggendo
i dati di quest’anno e confrontandoli
con quelli del ’94
scopriamo che tra la mezzanotte
di martedì 22 novembre, fino
alla mezzanotte di giovedì il finimondo
si è scatenato su quella
particolare zona montana
che sta la Rocca dell’Abisso, le
alte piste da sci di Limone,
Piaggia, l’alto entroterra imperiese
e l’Alta val Tanaro.
I numeri ci dicono che più di
mezzo metro d’acqua è stato
versato sulle valli dal ciclone
perturbato che spirava dal
mar Ligure: tra il 50 per cento
e il 25 per cento in più di quanto
avvenne allora, tra il 2 e il 7
novembre di 22 anni fa. Sono
stati quasi 600 i millimetri
scesi a Piaggia (ma questi sono
scesi al mare) contro i 222
di allora.
Dati praticamente uguali
per la stazione di Limone Pancani,
mentre ai Ponti di Nava -
snodo nevralgico dell’Alto Tanaro
- oggi 560 millimetri, allora
376. E poi, via via, tutte le
stazioni meteo del Cuneese
superano il 1994.
Frabosa ha fatto registrare
320 millimetri, allora 259;
Fossano 145 contro
107 del 1994; Cuneo
146 mm
contro 136 di
22 anni fa.
I n v e c e
verso Langhe
e Roero
la situazione
si ribalta: vince
i l ’94 sul
2016. Già Mondovì
uguaglia i dati
(187 contro 184), ma a
Bra 155 oggi rispetto ai 177 di
allora, ad Alba 252 mm contro
i 140 oggi e così via. Insomma,
mentre 22 anni fa
erano eccezionali i più di 100-
150 mm di pioggia caduti al
giorno oggi sono scesi più di
250 mm in una sola giornata:
giovedì.
Previsioni
Da ieri è tornata
l’alta pressione,
con sole e
temperature
in discesa.
Nuvole arrivano
da Est
tra lunedì sera
e martedì mattina,
con qualche
spolverata bianca
su Alpi, e colline, sopra i
550 metri. Da martedì deciso
gelo notturno.
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Colle della Maddalena


Spruzzata sui tetti di Limone


giovedì 24 novembre 2016

Ripiove e in Alta Tanaro ricresce l'acqua

Situazione livello del Tanaro   ore 21

Con la ripresa delle piogge dopo la pausa serale il Tanaro ricomincia a salire alla stazione dei Ponti di Nava (dove, alle 17.30, era a 3.38 metri)

a Garessio, Lesegno, Farigliano il livello è diminuito... Ad Alba sale dai 3.2 mt delle 17 a 5.62 (arriva la piena da monte e dai torrenti affluenti)



Ponti di Nava 3.96 metri

Garessio 4 m.

Lesegno 4.99 m.

Farigliano 5.89 m.


Alba 5.62 m.  

A Farigliano il Tanaro in poco più di un'ora da 4 a 6 metri (due sopra il pericolo)


Alluvione: c’è da temere per le prossime ore: piogge in aumento fino a stanotte, Tanaro sopra i 5 metri a Garessio

Il rischio è la replica del novembre 1994. A differenza di allora sistemi di controllo e protezione civile  evitano i disastri per le vite umane. Timori per le prossime ore, quando si prevedono per le zone sotto pressione apporti orari tra gli 8 e i 12-14 mm , fino all’una della prossima mattina e in qualche località anche oltre.Il che significherebbe altri 120-140 mm e forse più di acqua su zone che al momento registrano negli ultimi tre giorni qualcosa come 500 millimetri di acqua (il dato è dei Ponti di Nava dove il livello del Tanaro è a 4 metri e 40 cm.  quasi due metri oltre il livello di pericolo). Intanto il Tanaro cresce: era arrivato a Gareggio fino  ai 4.64 alle 11 di mattina, poi era calato di poco, ora -alle 14-  ha superato i 5 metri, anche qui a due metri sopra il livello di pericolo. Il ponte principale del paese ormai investito dalla piena, più parti del paese allagate.
La speranza è nell’abbassarsi delle temperature, previsto anche se in misura minima, nelle prossime ore, specie questa notte. Mentre al momento nevica soltanto oltre i 2200 metri di quota, con l’abbassarsi dei termometri questa notte sopra Limone, a partire dai 1600 mt potrebbe formarsi un buon strato bianco, previsto anche attorno al metro, che dovrebbe limitare la caduta di acqua verso valle. Speriamo.

giovedì 17 novembre 2016

San Frediàn” riporta il freddo, ma non la neve al “piàn”...



"FRA TERRA E CIELO"
a cura di FULVIO ROMANO
San Frediàn” riporta il freddo, ma non la neve al “piàn”
Nôvember a va 'n campagna e despeuja la castagna”. È la cantilena che recitavamo lunedì mentre ci addentravamo nel bosco della costa collinare che ci è cara. Affondavamo piedi e scarpe dentro un fitto, aranciato, bronzeo e leggero letto di foglie dei castagni, cadute nei giorni sotto le scosse delle piogge e dei primi geli. Di tanto in tanto, trovavamo e facevamo rotolare con la suola qualche marrone sopravvissuto agli uomini e alle bestie. Fin dopo san Martino. Al limitare del bosco, dove arriva in genere il sole pieno dell'estate, tra le foglie, abbiamo scoperto le ultime pere della stagione. Sono le antiche “Gôdôn”, varietà residuale delle povere cene dei “Tetti” della nostra collina quando, con qualche frutto cotto nel vino ed arricchito con un po' di cannella e un chiodo di garofano, si imbandiva con allegria un pasto parco, povero anzi, ma salutare. Castagne “balote”e “gôdôn 'd la Rôera” (e cioè: di Rivoira), cosa di più autentico ed “archeologico” potremmo offrire oggi ai nostri amici? Conserveremo con cura quella pianta ultracentenaria, di probabile origine francese, rugosa e contorta ma ben viva, perché le è legato un pezzo di storia di emigrazioni oltralpe del nostro casotto e dell'intera collina. La riflessione successiva, che condividiamo qui con voi, era sull'arrivo della neve che coprirà questa distesa morbida di foglie. La tradizione è chiara: “ San Frediàn, la fiòca al mônt e al piàn”... San Frediano, mitico patrono di Lucca, dove deviò un fiume per togliere la malaria, già nel nome ( che deriva da “Frigidarius”, e cioè dal “freddo”), indica la cifra meteo della stagione non più autunnale ma quasi invernale ormai. A differenza del 2015, quest'anno è così. In questo novembre abbiamo già assaggiato un po' di tutto: caldi improvvisi, freddi taglienti e nevi , prima sopra i 600 e poi sopra i 1200 (domenica notte scorsa). Ma una cosa è già evidente: la differenza con l'autunno dello scorso anno, e con la sua prolungata “estate di San Martino”. Allora: San Frediano porta la neve? Sembrerebbe proprio di no. In pianura almeno, ché in quota ormai la stagione è quella. Dopo le nebbie che hanno offuscato il sereno di martedì, dopo il cielo più limpido di mercoledì, ecco che da giovedì sera nuove nuvole sospinte da Nord porteranno prima il grigio e poi un po' di acqua anche venerdì, con neve sopra i 1300 mt. Sabato mattina rifiata ma nuvole e nebbie saranno battute soltanto nella notte con domenica e nella mattina del dì di festa. Fino a lunedì sera, quando il flusso sarà non più da Nord, ma dalla Liguria: saliranno le temperature, ma le piogge si preparano per mercoledì, con neve sempre sopra i 1300 mt.

lunedì 14 novembre 2016

stregati dalla Luna più grande

LA STAMPA

Cultura


Tutti pazzi per la Luna. Ma anche tutti in ansia per la sonda Schiaparelli, tutti in esaltazione per la missione Rosetta e tutti un po’ astronauti tra una capriola e l’altra della Cristoforetti. È lo Spazio, bellezza. L’infinitamente grande, che ci avvolge, ci permea, ci incute timore e domande. E, soprattutto, ci meraviglia. 
Nell’epoca del tutto e subito, della tecnologia che trasforma l’impensabile in possibile, dei mondi virtuali e della realtà 3D, dei ritocchini di photoshop e dei filtri di Instagram, l’Universo, nella sua misteriosa complessità, pare rimanere uno degli ultimi presidi di meraviglia. Qualcosa a cui affacciarsi, con un occhio a wikipedia e l’altro a Piero Angela, consapevoli di non padroneggiare la materia ma pronti a metterci in gioco, a godere della maestosità della natura, a vivere il momento percependone l’unicità. Perché è questione di istanti, di minuti, di quel «primo passo sulla Luna» in cui bisogna esserci. Per diventarne testimoni. E quindi partecipi. Per risvegliare il Jules Verne che c’è in noi, e divagare con la fantasia, ma pure riabbracciare e quasi ringraziare il Galileo Galilei che, a nostra insaputa, convive con noi e la nostra storia. Siamo un po’ tutti «esploratori in pantofole», capaci di grandi imprese, soprattutto quando sono altri a compierle. Altri che stimiamo, invidiamo, a cui affidiamo il nostro istintivo desiderio di andare oltre. E in notti come queste, in cui «Sorella Luna» si mostra come mai in questi 70 anni, si vuole essere presenti. Un evento che diventa occasione di un moltiplicarsi di eventi: l’appuntamento con la meraviglia si fa social, la Natura che si espone nella sua colorata potenza va affrontata insieme in una sorta di abbraccio collettivo, un happy hour con la scienza per sentirsi un po’ meno piccoli e un po’ meno fragili. Ma in un Paese dove c’è sete di cultura e divulgazione scientifica, e lo dimostrano i numeri dei festival di settore, delle mostre e dei musei che con taglio moderno e interattivo sanno intercettare il pubblico dei non addetti ai lavori, fenomeni come la «Super Luna» andrebbero presi al volo, per amplificare le offerte di conoscenza e i percorsi di approfondimento. E l’Universo, con il suo fascino e i suoi intriganti enigmi, nelle sue pieghe tra spazio e tempo, racchiude tutto questo potenziale, soprattutto nei confronti dei più giovani: sa emozionare e stupire, sa spaventare e sorprendere, sa far smuovere teorie e creatività. Un ambiente privilegiato quindi, con l’asticella che si alza sempre di più, in cui avvicinarsi ai concetti di fisica, chimica e matematica; in cui misurarsi con la ricerca pura e applicata, in cui trovare sbocchi professionali e ricadute nella quotidianità. E per i più romantici, nessun allarme. «Gli uomini continueranno a vedere la Luna così come appare dalla Terra, anche se la sua conoscenza fisica e scientifica potrà essere approfondita o modificata» - scriveva Giuseppe Ungaretti a commento dello sbarco sul satellite -. «Per gli effetti ottici che ha sulla Terra, la Luna rimarrà sempre per i poeti, e penso anche per l’uomo qualunque, la stessa Luna». Una Luna che questa notte verrà di nuovo conquistata. E sarà fatto, c’è da scommetterci, a colpi di selfie.

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Federico Taddia


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I media e l’uomo dei reality

LA STAMPA

Esteri


L’intervisa che Trump ha dato ieri al programma della Cbs «60 Minutes» non è nulla di inusuale: è come quando in Italia il Tg1 parla col nuovo presidente del Consiglio per farsi spiegare i suoi programmi. La novità straordinaria di questa campagna elettorale non è stato tanto l’uso che Donald ha fatto delle tv, quanto quello che le tv hanno fatto di Donald. Siccome diceva sempre cose esagerate, le televisioni hanno preso a trasmetterlo in diretta, facendogli pubblicità gratuita perché portava audience. Lui, da uomo dei reality, ha capito il valore di questo regalo e lo ha sfruttato, sommandolo all’uso spregiudicato dei social media, che gli permettevano di parlare senza filtro agli elettori. È un modello che sarà difficile da replicare per altri politici, ma è una lezione decisiva per i media, che devono meditarla per evitare di diventare in futuro megafoni impotenti al servizio di chi sa manovrarli. [p. mas.]

Dall’inviato a New York

domenica 13 novembre 2016

Scossa di 2,8 a Barcellonette alle 20.11


La nascita del partito populista (M.Sorgi)

LA STAMPA

Cultura


Nel nome di Trump, il centrodestra italiano finisce a pezzi. E se doveva servire a riunificare gli ex berlusconiani, la vittoria di Donald, inutilmente paragonata a quella altrettanto inattesa del Cavaliere nel 1994, ha invece ottenuto l’effetto opposto. 

Ha funzionato da centrifuga. Le immagini contrapposte nei tg della sera delle due manifestazioni di ieri - Salvini a Firenze, Parisi a Padova, dove tra l’altro Forza Italia è stata determinante per la caduta della giunta guidata dal sindaco leghista Bitonci - non hanno dato solo l’ennesima picconata al tentativo di ricostruire le ragioni della coalizione, all’ombra del «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Hanno anche posto, in termini ultimativi, la questione del superamento della leadership di Berlusconi.

Sul palco della manifestazione di Firenze, accanto a Salvini, che si è ormai autoproclamato il Trump italiano e ha posto la sua candidatura alla guida del governo, c’erano la leader di Fratelli d’Italia Meloni, che il centrodestra lo aveva già spaccato in primavera a Roma, correndo vanamente per il Campidoglio ormai destinato ai 5 stelle, e il governatore della Liguria Toti, già delfino del Cavaliere in una delle tante successioni annunciate e fallite al vertice di Forza Italia. Toti non è il solo ad aver rotto gli indugi, scegliendo la strada movimentista dell’insubordinazione a Berlusconi e dell’accordo, costi quel che costi, con Salvini e la sua linea radicale. Brunetta e Santanchè sono con lui. Altri, come Romani, non si sono spinti a partecipare alla manifestazione, ma temono l’isolamento del Cavaliere. E se l’alternativa è quella rappresentata da Parisi, organizzatore, a Padova, dell’altra manifestazione del centrodestra moderato che ha platealmente preso le distanze dall’assemblea fiorentina, o quella professata da Berlusconi nell’intervista al «Corriere della Sera» in cui ha proposto il ritorno al sistema elettorale proporzionale e non ha escluso un accordo in Parlamento per dar vita a un governo Pd-Forza Italia, le file del neonato partito trumpista italiano sono destinate a ingrossarsi.

Opposte, infatti, sono le due strategie, di Salvini e Berlusconi. A cominciare dall’eventuale vittoria del «No», e dalla conseguente sconfitta di Renzi nel voto del 4 dicembre. Il leader leghista la considera una piattaforma di lancio di una specie di campagna elettorale permanente che dovrebbe portare in tempi ravvicinati a uno sfondamento del nuovo centrodestra nelle probabili elezioni anticipate di primavera, determinate dalla possibile bocciatura della riforma istituzionale. Una campagna fieramente populista - la Meloni s’è detta orgogliosa di definirsi così - a base di una nuova serie di «No»: a Renzi, prima di tutto, agli immigrati, all’Europa, all’euro, alle banche foraggiate dal governo con fondi pubblici ricavati da un’insopportabile pressione fiscale. E così via, nella convinzione di andare verso una vittoria sicura e simile a quella americana di Trump, perché fondata sull’ascolto di tutte le ragioni di protesta dei cittadini e sul risveglio degli istinti nascosti della società civile.

Ma Berlusconi non fa mistero di pensarla in tutt’altro modo. La sconfitta di Renzi, che considera necessaria ma si augura non clamorosa, a suo modo di vedere dovrebbe servire a riannodare il filo tra le forze politiche responsabili, seriamente preoccupate per l’avanzata del populismo, che intendano collaborare per salvare il Paese. Una nuova legge elettorale proporzionale, indispensabile per cancellare il pericolo, insito nell’Italicum, di far vincere Grillo con meno di un terzo dei voti degli elettori, andrebbe concordata di conseguenza con Renzi e il Pd. L’offerta è questa, esplicita e non ancora ufficiale solo perché mancano tre settimane al voto referendario. E in queste condizioni, anche se Berlusconi ci ha abituato a improvvise giravolte, è difficile che le strade ormai separate dei due tronconi del centrodestra possano tornare a incontrarsi.

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Marcello Sorgi


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“Saranno i poveri a pagare il trionfo del populismo globale”

LA STAMPA

Esteri


Bernard-Henri Lévy: “Un voto contro la democrazia e i suoi valori 

La vittoria del magnate metterà le ali a gente come Le Pen e Grillo” 

L’invito a non sottovalutare il potenziale distruttivo di Trump, soprattutto ora che è stato eletto. La messa in guardia dall’«Internazionale populista». La speranza che i curdi vedano nascere il proprio Stato al termine della guerra contro il Califfato in cui hanno combattuto in prima linea. Bernard-Henri Lévy ragiona con La Stampa del voto americano e delle ombre che proietta sul mondo. Giornalista, scrittore, filosofo, animatore del dibattito politico come della mondanità francese ma soprattutto epigono dell’intellettuale «engagée» nell’era del disimpegno e della rivolta contro le elite, Bhl traccia una mappa in cui l’occidente catalizza tensioni, frustrazioni, rese dei conti con la Storia. 

Cominciamo da Trump: cosa dobbiamo aspettarci? «Il peggio. Ossia che faccia quanto può per applicare il suo programma. La gente dice: “Ora che è stato eletto si calmerà, aggiungerà l’acqua al vino, si farà digerire dal sistema”. Io non ci credo. Credo che cercherà, per quanto possibile, di fare quel che ha detto». Che valori esprime questo voto? «Il disprezzo della democrazia. La legge della tele-realtà applicata alla politica. E, come se non bastasse, una sorta di darwinismo sociale di cui i più deboli pagheranno il prezzo. Ho letto che ad eleggere Trump sono stati i declassati, i marginalizzati dalla globalizzazione, gli umiliati. Intanto non è vero, perché la maggior parte dei neri - la minoranza per eccellenza da cui provengono questi esclusi - ha comunque votato per Clinton. Ma, soprattutto, se Trump manterrà le sue promesse in materia fiscale o di protezione sociale a soffrirne saranno gli americani più poveri». Non è un voto di protesta contro le élite? «No. È un voto contro la Repubblica. Contro l’uguaglianza e il rispetto delle minoranze. Contro Tocqueville e la sua definizione di America. Assistiamo a un autentico tentativo di suicidio dentro quella grande democrazia che è la democrazia americana». Qual è l’agenda di Trump per l’Europa? «Nella migliore delle ipotesi se ne frega dell’Europa. Nella peggiore crede che sia il momento di rinegoziare i termini della Nato. In entrambi i casi la sua elezione è una pessima notizia e in entrambi i casi sotto la sua presidenza l’America volterà le spalle alle sue radici europee».La Cancelliera Merkel si è congratulata con Trump ma gli ha ricordato il rispetto dei diritti umani. È l’approccio giusto? «Merkel ha espresso due paure. La prima è che gli Stati Uniti cadano nell’isolazionismo e rinuncino a difendere la democrazia nel resto del mondo. La seconda è che nella stessa America regredisca rispetto alle battaglie storiche per i diritti civili che da cinquant’anni le fanno onore. La reazione di Merkel è quella di una amica dell’America che vede l’America spararsi su un piede». L’Europa è unita su questo o si dividerà ancora? «C’è un nuovo tipo di regime in Europa, i “démocratures”, una miscela di democrazia e dittatura. È il caso del populismo autoritario di Victor Orban in Ungheria. Quel tipo di gente, ovviamente, si rallegra di Trump. Proprio come Marine Le Pen, in Francia, è stata la prima a felicitarsi. C’è una nuova Internazionale, una specie d’Internazionale rosso-nera o nera-rossa, che già vede in Trump il suo araldo. Tra chi ha salutato l’avvento di Trump c’è l’estrema destra ma c’è anche tutta quella parte dell’estrema sinistra, seguace di gente come Slavoj Zizek, convinta che il vero pericolo fosse Hillary Clinton». Pensa che ci si debba preoccupare di fronte alla lista di chi applaude Trump? Erdogan, al-Sisi, Orban, Le Pen, Grillo in Italia. «Sì. È “l’Internazionale populista”. La vittoria di Trump mette loro le ali. È il loro “Yes we can”. Se Trump ha potuto, la Le Pen potrà. Se Trump è stato eletto, nulla impedirà a un cattivo clown come Beppe Grillo di esserlo a sua volta. Nel mondo occidentale si è messa in marcia questa grande regressione anti democratica». Ma Trump è stato eletto democraticamente... «La democrazia non si limita al voto. Riguarda i valori, il tipo di società, un rapporto col mondo. È possibile che stiamo assistendo alla autoliquidazione della democrazia per mezzo della democrazia. Poi, in realtà, le cose sono più complicate. L’America è un grande paese e credo che alla fine trionferà sulla volgarità e la brutalità. L’Italia ha resistito a Berlusconi, l’America resisterà a Trump». E Putin? Che politica adotterà Trump? «L’ha già annunciata. Gli mangerà nella mano. Romperà con la politica di relativa fermezza dell’amministrazione Obama. Sarà così per ragioni ideologiche e personali: hanno la stessa visione del mondo, lo stesso populismo, lo stesso sprezzo delle élite e dei valori democratici ma anche la stessa volgarità, la stessa appartenenza al club dei presunti testosteronici. Senza menzionare che il Cremlino è stato indirettamente - con i suoi hackers focalizzati sulle mail della Clinton - uno degli architetti della vittoria di Trump. E senza menzionare i legami oscuri del passato businessman Trump con gli amici di Putin...» Si spieghi meglio. «Nel 2004, quando Trump era sull’orlo del collasso finanziario, le banche Usa smisero di finanziarlo. Alcuni oligarchi russi l’hanno allora sostenuto. Sono loro che hanno sottoscritto i suoi nuovi programmi immobiliari, loro che in qualche modo l’hanno salvato». Che implicazioni avrà questa situazione sul Medioriente? «Il dossier più scottante è la Siria. Se Trump si allinea a Putin, si andrà all’abbandono della Siria. Si andrà a riconoscere ad Assad il ruolo di grande sterilizzatore dei germi della democrazia nella regione. E si andrà a una concezione della lotta contro Isis che presuppone una politica di terra bruciata. Con tutto ciò che implica in termini di aumento dei rifugiati. Non dimentichiamo che la maggioranza dei famosi migranti che arrivano in Europa è gente che fugge dal faccia a faccia tra Assad e Isis. Tutto quanto alimenta questo faccia a faccia e mantiene Assad al potere non può che aumentare il numero dei rifugiati». E Israele? «Trump l’ha già detto. Intende domandare a Israele il rimborso di una parte degli aiuti concessi dalle precedenti amministrazioni. In più, ricordate la volgarità delle sue allusioni alle grandi organizzazioni sioniste americane durante la campagna elettorale. Roba tipo: so che non mi voterete perché non voglio il vostro sporco denaro...».Siete appena rientrato dall’Iraq. Anche lì, nel cuore della guerra contro lo Stato Islamico, questo voto si farà sentire? «Probabilmente sì. Se non altro perché anche lì Trump sarà tentato di allinearsi a Putin e ai suoi metodi. Prendiamo Mosul. La coalizione internazionale conduce per ora una guerra il più pulita possibile, evitando di colpire i civili e limitando le perdite. Con Trump si rischia un altro tipo di guerra, attacchi massicci e città spianate, il metodo Grozny o Aleppo applicato a Mosul». E i curdi? Coloro che lottano sul terreno contro il Califfato, come ha raccontato nel suo film “Peshmerga”, otterranno alla fine il loro Stato? «Lo spero. Sarebbe il minimo dopo tanti sacrifici e tanto sangue versato. Inoltre questa battaglia di Mosul non è iniziata un mese fa ma un anno fa o forse due, quando i curdi, e solo loro, hanno affrontato le prime linee del Califfato. Oggi ci concentriamo sugli ultimi atti dimenticando che il grosso del lavoro l’hanno fatto i peshmerga quando non c’era la coalizione internazionale e men che mai una brigata irachena. Ma anche qui c’è da temere il peggio. Perché nel club dei dopati di testosterone c’è un terzo uomo, Erdogan. Anche lui affascina Trump. La loro intesa sara perfetta. E lui è il nemico giurato dei curdi. Non vedo Trump imporre a Erdogan uno Stato per i curdi...». Trump ha parlato degli sforzi di Assad contro Isis ma non ha mai menzionato i curdi. Un brutto segno? «Credo di sì. Inoltre questa storia è una balla. Innanzitutto perché i curdi sono in prima linea contro Isis. E poi perché, prima di combatterlo, Assad ha inventato Isis. Non bisogna mai dimenticare il doppio gioco turco. Così come il doppio gioco saudita o qatarino. Non ci sono alleati affidabili nella lotta allo jihadismo. Si può fare un pezzo di strada con loro, ma restando vigili e prudenti. Un’ultima cosa sulla Turchia. Ormai non ci si chiede più se debba o meno entrare in Europa. La questione è più radicale: ha ancora diritto al suo posto nella Nato? Può, senza chiarire le sue posizioni, restare nell’alleanza militare che garantisce la sicurezza dell’Europa? Indovinate la mia risposta». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Francesca Paci


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mercoledì 9 novembre 2016

Piemonte, massime tra 5,1º e 10,1º. Cuneo 6,9º...

Temperature osservate

Capoluogo
Minima (°C)
08/11/2016
Massima (°C)
08/11/2016
Minima (°C)
09/11/2016
Massima (°C)
09/11/2016
Grafico
TORINO-0,714,3-0,77,8vai 
BIELLA2,711,72,78,0vai 
VERCELLI-2,413,3-3,27,3vai 
NOVARA2,512,91,28,0vai 
VERBANIA1,312,50,910,1vai 
CUNEO0,611,00,06,9vai 
ASTI-1,213,2-2,56,0vai 
ALESSANDRIA0,012,6-1,35,1