ebook di Fulvio Romano

mercoledì 30 settembre 2015

Le minime in Piemonte arrivano fino a cinque gradi )!)

Temperature osservate

Capoluogo
Minima (°C)
29/09/2015
Massima (°C)
29/09/2015
Minima (°C)
30/09/2015
Massima (°C)
30/09/2015
Grafico
TORINO7,319,55,3-vai 
BIELLA10,716,49,9-vai 
VERCELLI8,821,25,5-vai 
NOVARA12,719,711,5-vai 
VERBANIA13,017,211,2-vai 
CUNEO7,812,87,3-vai 
ASTI7,018,36,6-vai 
ALESSANDRIA7,520,15,7

Ponente estremo, minime tra 16 e 18 gradi...

L’influenza ha fatto capolino in Riviera

LA STAMPA

Imperia


sono già duecento i casi alla settimana 

Si calcola che nel pieno dell’epidemia dovrebbero essere colpite fino a 20 mila persone

Il picco è atteso a cavallo delle festività natalizie ma potrebbe manifestarsi in anticipo 

Per ora sta mettendo ko duecento persone alla settimana. Poche, pochissime rispetto alle 18-20 mila che, in provincia di Imperia, saranno costrette a letto dall’epidemia influenzale 2015-2016. Quella che, in questi primi giorni autunnali sta mietendo le prime vittime (mal di testa e di gola, tosse, raffreddore, spossatezza e indolenzimento muscolare, quasi mai febbre alta) sarebbe, secondo medici ed esperti, soltanto una sindrome parainfluenzale, la cui diffusione è stata improvvisa e rapida a causa degli ultimi, frequenti sbalzi di temperatura. In soldoni, per adesso si può parlare di classici malanni di stagione. Il vero virus influenzale - l’AH1N1, lo stesso dell’anno scorso - arriverà più tardi, nel pieno della stagione invernale. Insomma, qualche linea di febbre e il naso che cola non devono preoccupare i genitori più ansiosi e neppure malati gravi o cronici e gli anziani debilitati. Per queste ultime categorie, ritenute le più a rischio quando l’epidemia si farà strada anche da noi, c’è dunque tutto il tempo per mettere in campo i vari strumenti di prevenzione. Il più utilizzato dei quali resta il vaccino. L’Asl Imperiese, a questo proposito, si è già messa in moto. Nei prossimi giorni arriveranno le 40 mila dosi di vaccino, fabbisogno annuale confermato dai vertici dell’azienda sanitaria provinciale. Dosi che verranno poi distribuiti ai medici di famiglia che organizzeranno la somministrazione nei loro ambulatori.

«Siamo pronti - conferma il direttore sanitario dell’Asl Imperiese, Eliano Delfino - a breve arriveranno le dosi. Che, rispetto agli ultimi anni, sono numericamente minori di qualche migliaia di unità. Ciò è dovuto al fatto che ci siamo basati sulle vaccinazioni effettivamente eseguite nel 2014. Inutile e costoso comprarne di più. Oltretutto, i vaccini hanno una scadenza e le aziende fornitrici non se li riprendono certo indietro se non vengono utilizzati. Da qualche anno, la gente ha maggiore diffidenza nei confronti del vaccino».

Il picco dell’epidemia è atteso a cavallo delle festività natalizie. Una previsione che potrebbe però essere accorciata già a fine novembre, primi di dicembre, periodo nel quale - spesso ma non sempre - si fa vivo il grande freddo. Nel frattempo, però, medici ed epidemiologi sono e saranno particolarmente attenti a studiare e scoprire i dati effettivi dei primi contagiati nell’emisfero australe, «pionieri» del virus 2015-2016. Che, ad ogni buon conto, dovrebbe ripresentare quasi certamente il ceppo H1N1 del virus A, uno tra più aggressivi nonostante sia stato isolato ben sei anni fa. Ma non sarà l’unico. Gli imperiesi dovranno infatti fare i conti anche con il virus AH3N2, ribattezzata “influenza svizzera”, già protagonista dodici mesi fa, e il virus B Pukhet targato Thailandia.

GIORGIO BRACCO


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Luce (+3,4%) e gas (+2,4%) Così rincarano le bollette

LA STAMPA

Economia

domani i ritocchi all’insù. l’ira dei consumatori


Il caldo record di luglio, ma anche la spada di Damocle degli oneri di sistema che nel 2016 potrebbero appesantire le bollette di altri 1,5-2 miliardi di euro. E così le tariffe dell’elettricità, da giovedì primo ottobre, aumenteranno del 3,4%, mentre quelle del gas saliranno del 2,4%: la famiglia media, però, nel 2015 alla fine risparmierà 60 euro, grazie ai ribassi dei trimestri scorsi.

È l’Autorità per l’energia, nell’abituale aggiornamento tariffario, a stabilire i prezzi di luce e metano per il mercato vincolato, vale a dire per coloro che non hanno optato per le offerte commerciali sul mercato libero, cioè ancora la maggioranza degli italiani. Nel trimestre ottobre-dicembre il rincaro maggiore spetterà all’elettricità, a causa di un fattore ereditato dal passato e di uno che si profila minaccioso per il prossimo anno. Il primo è l’aumento dei costi complessivi per l’approvvigionamento della «materia energia» che risente dei picchi di prezzo registrati sul mercato all’ingrosso nello scorso mese di luglio (+39% rispetto a giugno) a fronte di consumi di elettricità eccezionalmente elevati per il caldo record. Per l’elettricità, infatti, i prezzi vengono aggiornati anche sulla base dei costi effettivi sostenuti dall’Acquirente Unico per approvvigionarsi sul mercato all’ingrosso nell’anno in corso, ovvero, fino al momento dell’aggiornamento trimestrale, e delle stime dei costi previsti per i mesi successivi. Il secondo è l’esigenza di adeguare ancora al rialzo gli oneri di sistema, in particolare per sostenere i costi straordinari, che si aggirano tra 1,5 e 2 miliardi di euro.

C’è preoccupazione tra le associazioni dei consumatori, che parlano di «pessima notizia» e di aumenti «immotivati» e «incomprensibili». Codacons, Unione nazionale consumatori, Adusbef e Federconsumatori, chiedono una riduzione delle tasse sull’energia. [r.e.]


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Ci hanno rubato il tempo

LA STAMPA

Cultura


Lo spazio del lavoro conquista ogni ora del giorno,

sette giorni la settimana. L’ultima trasformazione

della nostra vita in un saggio di Jonathan Crary

Il passero dalla corona bianca vola dall’Alaska fino al Messico in stato di veglia per un’intera settimana, batte ininterrottamente le ali sino a che non raggiunge la meta. Da tempo in una università americana studiano questo uccello per capire come possa resistere così a lungo desto e in piena efficienza. Secondo Jonathan Crary, studioso che insegna teorie dell’arte alla Columbia University di New York, l’obiettivo di questo tipo di ricerche, finanziate dall’esercito Usa, è quello di abbattere il periodo di sonno che gli esseri umani dedicano alla ricarica di se stessi, in media sei ore per l’età adulta. Sarebbe questa l’ultima barriera che la biologia umana oppone alla realizzazione del 24/7, come s’intitola il suo libro (24/7, Einaudi, pp. 134,  18), ovvero, come già accade per siti, call center, e persino negozi in tutto il mondo: aperti 24 ore, 7 giorni la settimana.

Crary scrive che il sonno è l’ultimo terreno di conquista che il capitalismo del XXI secolo ha davanti a sé, avendo di fatto colonizzato ogni altra cosa. 24/7 è senza dubbio un libro che Umberto Eco avrebbe definitivo «apocalittico». Scritto in maniera serrata, con una prosa tesa e a tratti apodittica, ci suona però la sveglia su un problema incontrovertibile: è in corso l’abolizione della differenza tra tempo di lavoro e tempo di riposo, ma anche della distinzione tra vita privata e vita lavorativa. Lavoriamo sempre, in ogni momento del giorno e dell’anno, superando distinzioni un tempo invalicabili come ferie, domeniche, notti. Siamo aperti 24/7, salvo, appunto, quando dormiamo.

La profezia di Marx

Già Hartmut Rosa in un recente saggio, Accelerazione e alienazione (Einaudi) ha indicato nella «accelerazione tecnologica» portata dai computer una delle ragioni della trasformazione della nostra vita individuale e sociale, tanto che nell’epoca dalla globalizzazione e della u-topicità di Internet «il tempo è sempre più percepito come qualcosa che comprime o addirittura annichilisce lo spazio». Non è necessario attendere il teletrasporto di Star Trek per essere presenti contemporaneamente qui e là, perché il personal computer, Internet, il Web 2.0 hanno annullato le distanze spaziali oltre che quelle temporali. Il sonno interrompe, sostiene Cray, «il furto di tempo» che avviene a nostre spese ogni giorno. Siamo entrati nell’era dell’immateriale, come aveva teorizzato all’inizio degli Anni 80 François Lyotard in una memorabile mostra al Beaubourg. Oggi non conta più l’accumulazione degli oggetti, ma i servizi di cui i nostri corpi usufruiscono in maniera crescente insieme a immagini e procedure. Siamo dominati da «dispositivi», come li ha chiamati Gilles Deleuze (Che cos’è un dispositivo?, ed. Cronopio), di cui le app sono l’ultima forma. 

Crary ricorda Solaris di Tarkovskij, tratto dal romanzo di Lem: un mondo spettrale perennemente illuminato giorno e notte, realtà artificiale ostile al riposo e al sonno. L’autore di questo piccolo e ficcante volume sostiene che l’esperienza del sonno è oggi l’immagine significativa della capacità di resistenza della vita sociale, in modo analogo ad altre situazioni marginali che la società ha di sviluppare linee di protezione o di difesa. Riuscirà il turbocapitalismo tecnologico a colonizzare anche il momento in cui siamo davvero soli con noi stessi, non collegati via smartphone, tablet, computer o altro al sistema mondiale della tecno-comunicazione? Arriveremo davvero al 24/7?

Già Marx aveva segnalato nel Capitale l’incompatibilità del capitalismo con ogni sistema sociale stabile e durevole. La storia degli ultimi 150 anni ha mostrato come viviamo in una condizione di «rivoluzione permanente» delle forme di produzione, circolazione, comunicazione e produzione delle immagini. In questo lasso di tempo, non breve ma neppure lunghissimo, si sono alternati alcuni intervalli di stabilità, spesso solo apparente, segnati da sistemi di diffusione delle immagini che Crary, studioso di arte, scandisce in: cinema, televisione, personal computer. Le linee di forza di tutto questo sono determinate da due aspetti: il tentativo di imbrigliare e sottoporre a controllo il tempo e contemporaneamente l’esperienza degli esseri umani. 

Erving Goffman, studioso delle cosiddette «istituzioni totali», ha spiegato in Asylum (ed. Ombre corte) che queste funzionano abolendo la differenza tra vita privata e vita pubblica: si vive costantemente sotto gli occhi di un’autorità occhiuta senza possedere né spazi né luoghi per sottrarsi a questo controllo. Lo stesso ha segnalato Primo Levi in Se questo è un uomo, indicando come la potenza annientatrice del Lager si fondasse sulla abolizione delle abitudini personali e sul sequestro di ogni oggetto o spazio personale. 

Un nuovo Super-Io

Crary ci mette in guardia sull’espansione delle tecnologie informatiche: «ogni tecnologia apparentemente nuova rappresenta anche una dilatazione qualitativa nell’adattamento di ciascuno alla dipendenza dal 24/7 e delle sue routine; costituisce un’occasione ulteriore nello sviluppo del processo per cui l’individuo viene trasformato in un’applicazione di nuovi sistemi di controllo e imprese». La stessa moltiplicazione e pervasività delle immagini della cultura di massa attuale produrrebbe questo: «l’immersione 24/7 nel flusso dei contenuti visivi diventa di fatto una nuova forma di Super-Io istituzionalizzato».

Ha ragione o torto? Provi ciascuno a contare quante ore dedica ai social, alla comunicazione con il cellulare, alla visione con tv e computer, dove e con che frequenza, e quanto peso abbia nella sua capacità di immaginazione del presente, e anche quanta energia nervosa consumi. Risultati imprevedibili.

Marco Belpoliti


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così l’italia dice addio a 8 metri quadrati di terra al secondo

LA STAMPA

Cultura


Otto metri quadrati ogni secondo che passa, questa è la vera emergenza ambientale italiana, che pesa più dell’inquinamento, più dell’amianto e del traffico. Otto metri quadrati al secondo è la spaventosa quantità di territorio vergine che viene ricoperto da asfalto e cemento e perduta per sempre nella nostra penisola. Negli ultimi cinquant’anni il nostro territorio è stato consumato a un ritmo di novanta ettari al giorno di conversione urbana. Se questa spirale non verrà interrotta nei prossimi venti anni quasi 660 mila ettari saranno perduti (come un quadrato di 80 km di lato, una superficie quasi ampia quanto il Friuli Venezia Giulia). Il territorio ricoperto dal cemento in Italia dal secondo dopoguerra è quadruplicato ed è oggi valutabile intorno al 7,5% della superficie nazionale, contribuendo a rendere più precario l’equilibrio idrogeologico, dissipando le nostre risorse naturali e amplificando i fenomeni estremi causati dai cambiamenti climatici. Se le nostre alluvioni fanno così tanti danni e vittime dipende soprattutto dal consumo di suolo.

Questo fenomeno ha già trasformato la memoria storica e l’identità del nostro Paese, mentre in Europa si va nella direzione contraria: in Germania si è arrivati a 43-44 mila ettari all’anno, un sesto appena dei nostri consumi più recenti. In Gran Bretagna l’allarme per l’erosione dei suoli liberi e/o agricoli venne fatto suonare già negli Anni Trenta e si concretizzò con la individuazione delle green belts, cioè delle cinture verdi. In questo modo la punta di 25 mila ettari consumati in dodici mesi negli Anni Trenta è stata abbattuta ad appena 8 mila ettari annui nel decennio. Molto di più di quanto consuma la Sicilia ogni anno. 

Tutto ciò ha portato da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la città continua, come in Pianura Padana fra Torino e Venezia. Dove esistevano paesi, Comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una conurbazione ormai senza fine per molte aree del paese. In molti casi le nuove costruzioni hanno impegnato aree che dovevano essere lasciate libere perché a rischio naturale elevato, come è il caso delle abitazioni abusive costruite alle pendici del Vesuvio, nella zona rossa di Sarno, lungo le coste tirreniche a rischio tsunami e ovunque ci siano vecchie frane o corsi fluviali che possono esondare.

Ma perché gli italiani costruiscono così tanto e, se il fenomeno è così grave per l’ambiente, il rischio idrogeologico, il paesaggio e la memoria collettiva, come si dovrebbe agire per limitare i danni? Legare i movimenti economici all’edilizia è un vizio tutto italiano che non ha nessuna ragione di esistere in un Paese già così gravemente ingombro di costruzioni come il nostro. Un popolo di muratori che dimentica il valore del paesaggio, vera ricchezza del Paese, ormai devastato dagli insediamenti in cambio di enormi periferie di una bruttezza disarmante con milioni di vani che ormai restano invenduti. E da più di due anni giace una proposta di legge in Parlamento per ridurre il consumo di suolo e raggiungere entro il 2050 l’obiettivo europeo di consumo di suolo netto zero. Basterebbe approvarla.

Mario Tozzi

martedì 29 settembre 2015

Cedono le temperature anche in Riviera: Ponente con massime di 19-20 gradi

Crollo delle massime, oggi tra 12,6º e 20,1º....

... E intanto si avvicina, come mostra MeteoSat, l'andata perturbata che porterà piogge giovedì e soprattutto venerdì... 


Temperature osservate

Capoluogo
Minima (°C)
28/09/2015
Massima (°C)
28/09/2015
Minima (°C)
29/09/2015
Massima (°C)
29/09/2015
Grafico
TORINO11,619,910,718,9vai 
BIELLA11,517,910,716,3vai 
VERCELLI13,321,511,520,0vai 
NOVARA13,820,012,919,3vai 
VERBANIA13,919,813,017,2vai 
CUNEO10,217,39,812,6vai 
ASTI12,320,012,717,5vai 
ALESSANDRIA12,921,012,720,1vai 

Piove sui contrafforti alpini nord occidentali grazie ai contributi da Nord Est

cortesia Ivan Gaddari

Montanari: I segreti della cucina italiana. Cucina di territorio o cucina di città?

Da IL CORRIERE DELLA SERA - CUCINA

Cucina di territorio o cucina di città? 
Montanari spiega i segreti della cucina italiana 


25 settembre 2015
Alessandra Dal Monte
Dici «piatto della tradizione» e pensi alla campagna, ai contadini, alle abitudini dei nonni. Sicuri che sia proprio così? Secondo Massimo Montanari, grande e sperto di storia dell’alimentazione, la cultura italiana del cibo è pesantemente sbilanciata a favore dei centri urbani. Con una particolarità, però: le città nel nostro Paese sono anche piccole o grandi capitali di piccoli o grandi territori. In questa interazione fra città e campagna sta il segreto di una particolarissima identità culturale, che l’Italia non condivide con nessun altro Paese. Di questo si parlerà martedì 29 settembre (ore 18, sala Buzzati) durante l’incontro organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera «Cucina di territorio o cucina di città? Il segreto dell’identità italiana» in cui Massimo Montanari racconterà la sua visione. Ingresso libero su prenotazione (Tel 0287387707 | rspv@fondazionecorriere.it)

Ponente, minime di 17º


Tra 9,8º e 13º le minime del Piemonte

Temperature osservate

Capoluogo
Minima (°C)
28/09/2015
Massima (°C)
28/09/2015
Minima (°C)
29/09/2015
Massima (°C)
29/09/2015
Grafico
TORINO11,619,910,7-vai 
BIELLA11,517,910,7-vai 
VERCELLI13,321,511,5-vai 
NOVARA13,820,013,0-vai 
VERBANIA13,919,813,0-vai 
CUNEO10,217,39,8-vai 
ASTI12,320,012,7-vai 
ALESSANDRIA12,921,012,7