ebook di Fulvio Romano

giovedì 20 dicembre 2018

Il mondo delle Rose piange David Austin


Riproduciamo qui un’intervista al grande giardiniere scomparso ieri comparsa sul Giornale di Brescia a cura di Elisa Rossi

Dalla rosa «Constance Spry» del 1961 alla «Desdemona» entrata in catalogo quest’anno. Nella contea dello Shropshire, nella regione delle Midlands Occidentali inglesi, ha sede il vivaio diDavid Austin, tra i maggiori esperti di rose inglesi.

Durante la sua attività ne ha create più di 200, ma ogni anno nel suo vivaio vengono prodotti 150mila incroci e vengono spedite in tutto il Mondo 250mila piante. È con uno scambio di e-mail con i suoi collaboratori che riusciamo ad intervistare il fondatore di questa impresa familiare, David CH Austin, oggi affiancato nella gestione dal figlio David JC Austin. La figlia Claire, alla quale il padre ha dedicato una bellissima rosa bianca, invece si occupa di piante perenni, iris e peonie.

Il giardinaggio è una passione di famiglia: come è iniziata? Crescendo in campagna mi sono appassionato alle piante da giovanissimo. Mio padre era amico di James Baker, un vivaista famoso per aver introdotto nuove varietà di perenni come il lupino da fiore Russel. Mi ha affascinato. E così ho iniziato a pensare a quali varietà poter migliorare fino a quando mia sorella Barbara mi regalò «Old Garden roses» di Edward Bunyard e così mi innamorai delle rose. Ordinai alcune rose moderne nelle quali intravedevo due vantaggi: a differenza delle rose antiche fiorivano dall’inizio dell’estate all’autunno e avevano una gamma di colori più ampia compresi il giallo e l’albicocca. È verso i vent’anni che decisi di ibridare rose con lo scopo di combinare il fascino e il profumo delle rose antiche con la rifiorenza delle moderne.

Cosa suggerisce ad un apprendista giardiniere? Ci sono solo due cose importanti da ricordare per coltivare rose con successo: la prima è scegliere una varietà affidabile, sana, profumata e rifiorente come «Olivia Rose Austin», «Desdemona» e «Lady of Shalott»; la seconda è preparare il terreno molto bene, incorporando, prima del trapianto, abbondante materia organica. Il resto è semplice. Basta potare in inverno, concimare in primavera ed estate, innaffiare e togliere le parti morte quando necessario. La potatura rende nervosi molti ma è facile: la regola con le nostre rose inglesi è ridurre i rami di un terzo o due terzi, dipende se vuoi un cespuglio più alto o più largo. Lei suggerisce di coltivare le rose con altre piante, perché? Per me è molto più attrattiva un’aiuola mista fiorita. Le nostre rose sono facili da collocare in una bordura per i colori e il portamento cespuglioso. In più le rose coltivare da sole sono molto più esposte a parassiti e malattie. Meglio associare le rose con le piante azzurre come la salvia «Mainacht» la campanula lactiflora, nepeta «Six hills giant», geranium «Johnson’s blue» e il geranium pratense «Mr. Kendall Clark». Tante le piante da associare come le digitali, viburni, ortensie, cornus, tageti o nasturzi.

Come nasce una rosa? E in quanto viene commercializzata? Quando si ibrida una rosa si guarda alle caratteristiche della pianta madre e padre. Dalla selezione iniziale le piante più interessanti vengono coltivate per otto anni. Solo poche varietà all’anno, dalle tre alle sei, vengono messe in catalogo. Per il nome poi sono ispirato dall’orticultura, dall’arte o dalla campagna. E dalle caratteristiche della rosa. 

Continuo a trovare ispirazione dal mio lavoro. Il mio sogno resta quello di quando ho iniziato: creare la rosa da giardino perfetta, che combini bellezza, profumo, rifiorenza e buona resistenza alle malattie con il fascino e la qualità che ci contraddistingue.

Elisa Rossi