ebook di Fulvio Romano

giovedì 26 ottobre 2017

La legislatura finisce tra le macerie ( M. Sorgi)

LA STAMPA 

Italia


delle riforme

È stato un po’ il suggello finale a una legislatura che sta per finire e si era aperta con un altro suo intervento, pronunciato alla Camera il 22 aprile 2013 in occasione della sua rielezione al Quirinale: e chi si aspettava un discorso dirompente, destinato a scuotere ancora una volta il centrosinistra tormentato dalle sue divisioni, ha potuto ascoltare invece un severo richiamo alle regole e alla qualità perdute della vita parlamentare, nel frangente dell’approvazione finale del Rosatellum al Senato a colpi di fiducia. Anche qui: Napolitano non ha affatto escluso che il governo, sia pure sottoposto a «forti pressioni», potesse farvi ricorso (la forzatura c’è stata, ma la questione di fiducia comunque era legittima). Ma ha spiegato pacatamente, da senatore di grande esperienza, come tutto poteva essere condotto con più accortezza, senza inutili esagerazioni, considerato che la legge elettorale è una delle materie più delicate che il Parlamento possa affrontare.

Più in generale, tutti hanno colto l’amarezza dell’ex capo dello Stato per i risultati del lavoro sulle riforme, che proprio su sua sollecitazione (aveva detto senza mezzi termini, quattro anni e mezzo fa: o le fate o mi dimetterò denunciando la vostra incapacità) era stato avviato e doveva dare un senso a una legislatura nata zoppa, senza un vincitore delle elezioni e senza alcuna maggioranza precostituita. Partiva di lì stagione delle larghe (e poi meno larghe) intese che ha consumato tre governi, ha visto l’approvazione e poi la bocciatura nel referendum del 4 dicembre 2016 delle riforme costituzionali, il varo (anche quello grazie alla fiducia) della legge elettorale a due turni Italicum, poi dichiarata incostituzionale, l’accordo sulla parodia del sistema tedesco affossato a giugno dai franchi tiratori, e adesso la scialuppa del Rosatellum, su cui sono saliti in extremis Pd, Ap, Forza Italia e Lega, e che comincia la sua incerta navigazione tra le proteste di piazza e i senatori dell’opposizione bendati in aula, oltre a essere costata la rottura definitiva della maggioranza e l’uscita dal governo di Mdp. In altre parole, la legislatura finisce tra le macerie di ciò che ha inutilmente cercato di costruire; e la nuova legge elettorale, con i suoi evidenti limiti (il principale, non garantire la formazione di una maggioranza nelle urne), è l’ultimo approdo possibile per evitare di andare a votare con i due moncherini delle leggi elettorali precedenti, il Porcellum e l’Italicum, che la Consulta aveva dichiarato illegittimi, salvandone giusto le parti indispensabili per consentire di rieleggere comunque le Camere.

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Marcello

Sorgi