ebook di Fulvio Romano

lunedì 30 giugno 2014

Ponente delle brezze: massime di 26º


Si riprendono le massime: tra 26,4 e 29,5 gradi

Temperature osservate

CapoluogoMinima (°C)
29/06/2014
Massima (°C)
29/06/2014
Minima (°C)
30/06/2014
Massima (°C)
30/06/2014
Grafico
TORINO15,026,713,729,0vai
BIELLA15,622,613,426,7vai
VERCELLI14,923,313,429,5vai
NOVARA15,423,115,026,4vai
VERBANIA14,421,012,127,9vai
CUNEO16,126,512,926,8vai
ASTI17,325,914,427,1vai
ALESSANDRIA16,127,113,528,9vai

USA: in 60 anni gli alveari di api crollano da 6 milioni a 2,5. Interviene Obama con 36 milioni di euro.

Da EL PAIS

ESTADOS UNIDOS

La Casa Blanca entra en acción

Obama destina 36 millones de euros para intentar revertir la caída del número de abejas


El descenso drástico del número de enjambres en EE UU ha avivado el debate sobre cómo sería un mundo sin abejas. Expertos y productores recuerdan que uno de cada tres alimentos en el país tiene su origen en la polinización decultivos por parte de una especie concreta de abeja. Consciente de esta tendencia y sobre todo de que, si no se contiene, puede resultar devastadora económicamente, la Casa Blanca ha decidido tomar cartas en el asunto.

El presidente Barack Obama firmó la semana pasada un memorando para impulsar un plan de acción para revertir la acuciante caída mediante iniciativas de investigación, prevención y protección. La Casa Blanca ha propuesto destinar a ese objetivo alrededor de 36 millones de euros en el presupuesto de 2015. “El problema es grave y requiere atención inmediata para garantizar la sostenibilidad de nuestro sistema de producción alimentaria, evitar un impacto económico adicional en el sector agrícola y proteger la salud del medio ambiente”, advierte el documento firmado por Obama.

El número de colonias de abejas melíferas ha caído en los últimos 60 años en EE UU, pasando de 6 millones en 1947 a 2,5 en la actualidad

Las estadísticas atestiguan la gravedad del fenómeno, que no es nuevo, pero se ha acentuado en los últimos años. El número de colonias de abejas melíferas, las más comunes, ha ido cayendo de forma continuada en los últimos 60 años en EE UU, pasando de 6 millones en 1947 a 2,5 en la actualidad. Históricamente el promedio de reducción de las colonias comerciales era de entre el 10% y el 15% cada invierno, pero en 2012 fue del 30,5% y en 2013 del 23,2%, según datos de la Casa Blanca, que, pese a la mejora reciente, teme que se alcance un punto de no retorno.

Los expertos atribuyen el retroceso a una amalgama de factores, entre ellos, la reducción de comida disponible, infecciones, exposición a ciertos pesticidas o la pérdida de diversidad genética. “Supone una amenaza a la estabilidad económica en las operaciones de polinización y apicultura, que podría tener profundas implicaciones para la agricultura y la comida”, alertan desde la Administración.

Los polinizadores —claves para la producción de semillas y frutos— generan un impacto de 24 millones de dólares (17,6 millones de euros) en la economía estadounidense, de los que más de la mitad corresponden a las abejas. Mediante el transporte de polen, estas posibilitan la producción de al menos 90 cultivos comerciales en Norteamérica. Globalmente, contribuyen al 35% de la producción alimentaria.

De los 2,5 millones de abejas que hay en EE UU, alrededor de un millón polinizan cada año las cosechas de almendras en California, que suponen el 80% de la producción mundial, según la Federación Estadounidense de Apicultores. Como resultado, el descenso está golpeando directamente las cuentas del sector: los apicultores han perdido alrededor de diez millones de colmenas, valoradas individualmente en unos 200 dólares (147 euros).

FOLKLORE METEO. Il grano, la mietitura, il tempo e... il cucùlo.

LA GIAVELO E IL COUCOU

di Fulvio Romano

(detti provenzali, piemontesi e francesi sul tempo della mietitura)

Era dopo san Giovanni che cominciavano le mietiture. Poche ancora a giugno, il resto a luglio: "En jun quaucùn, en juliet a plen pougnet". E infatti un detto che ritroviamo un po' dappertutto raccomandava: "A san-Jan lou voulame en man". Lou voulame o lou voulam, altro strumento archeo ormai sotto naftalina nei musei contadini, era il falcetto, quello che si usava per tagliare una "punhà" d'erba ma soprattutto di grano, o segale. Veniva formata così la "javelo", la javelle, la mannella, e cioè quel poco di fascina di grano che poteva stare in una mano e che veniva tagliata con lou voulam, legata quindi con un "liam" di paglia e lasciata sul campo ad essiccare prima di comporre il covone, la "gerbo", o la "capàla", come si faceva in Langa mettendo insieme le "giavele" tagliate con il "munsueròt". E la "javelo" era protagonista o comprimario, a seconda dei casi, di molti detti. Un simbolo temporale, un'immagine salda nell'immaginario calendariale, così come richiedeva d'altronde un paletto come il "san Giôan" che da solo valeva "tuti i Sant". La "javelo" la ritroviamo già all'origine delle origini del calendario, quando si avvertiva che una chiara notte di Natale avrebbe poi portato una "claire javelle", e cioè ad una mietitura rada, forse per la stagione troppo anticipata che il plenilunio natalizio provocherebbe. Oppure, al contrario, visto che la javelo-javelle indicava anche le piccole fascine di sarmenti delle viti potate, poteva invece -il plenilunio nella notte santa- predire una scarsa vendemmia... Altra convinzione radicata era che la pioggia sulla "Chandelo" (e cioè sulla Candelora) avrebbe poi bagnato anche la "javelo", nonostante la distanza temporale tra i due eventi. Ma anche qui c'è un'altra versione che conferma comunque questa centralità estiva della "javelo" : "Sa piòou 's la Chapelo, piòou 's la javelo". Dove la "Chapelo" indicava il baldacchino utilizzato dal prete nella processione paesana del Corpus Domini. Paesaggio ormai ignoto, quello delle giavele posate sul campo in attesa di diventare covoni. Anche se, in quello che era un tempo il loro momento, ancora oggi ascoltiamo gli ultimi ritmati canti del cuculo, ormai in partenza dalle nostre valli e colline. E infatti: "A la proumiero javello, lou coucou quito la terro".

(nella foto di Maria Ferrero -20 luglio 2011- sulla collina di Montechiaro (Bastia) si ripete l'antico rito della "giavela")

L'Europa ci chiede tanto ma non la riforma del Senato ( Lucia Annunziata)

L'Europa ci chiede tanto ma non la riforma del Senato

da Huffington Post

di Lucia Annunziata


Il Guerriero torna in Italia dopo una grande tenzone, in cui ha ottenuto molto o poco (si vedrà, e se ne discute molto) ma che è comunque la più grande partita politica in corso, e sapete di cosa si occuperà in Italia per prima cosa? Ebbene sì, della riforma del Senato.

Un progetto che, secondo gli spinner di Palazzo Chigi, il Premier vede come la prima di tutte le riforme che ci chiede l'Europa, "la prima dei mille giorni, quella più attesa dal paese, e la più temuta della Casta". 
Inizia così una settimana in cui questo legame sarà sottolineato dagli eventi stessi: lunedì il Senato vota sulla riforma di se stesso, e mercoledi il Premier aprirà con un discorso il semestre europeo a guida italiana.

Una perfetta narrativa del nuovo corso. Se non fosse per un dubbio: davvero l'Europa vuole da noi le riforme istituzionali, e lasciamo pur stare il prima di tutto? Davvero i governi fratelli si sentiranno rassicurati, tireranno un sospiro di sollievo dal passaggio della riforma del Senato? 
L'Europa in effetti vuole da noi molte cose, tantissimi impegni di gestione economica virtuosa - soprattutto il pareggio di bilancio (inflessibili non a caso nel confermarne la scadenza già per l'anno prossimo) e la riduzione della spesa pubblica. Le riforme di cui si parla nei documenti ufficiali riguardano poi sostanzialmente il mercato del lavoro, la giustizia, la pubblica amministrazione, ai fini di creare, semplifichiamo, condizioni per una gigantesca deregulation - meno rigidità nelle assunzioni e nei licenziamenti, meno regole che rallentano gli investimenti e creano complessità alle gestione delle aziende, e più sicurezza e trasparenza nelle azioni giudiziarie.

Insomma, l'Europa di oggi , non a caso da anni a guida conservatrice, vuole che l'Italia diventi come gli altri paesi, una nazione dove un imprenditore straniero possa con sicurezza e velocità investire, partecipando a bandi che non siano "corrotti", con la possibilità di gestire la mano d'opera con il minimo di condizionamenti sindacali e legali, con tasse credibili e velocità di attuazione delle regole. Una sintesi un po' brutale ma veritiera di quel che si intende per riforme in Europa.

Fra queste riforme non c'e' di sicuro quella delle istituzioni, ancor meno quelle specifiche del bicameralismo . Ne' l'Europa potrebbe farlo - per ovvie ragioni di sovranita' nazionale. 
L'Unione Europea, ma anche I governi vari, e i mercati, e le istituzioni sovranazionali, valutano, questo sì, se il paese sia governabile, sia cioè stabile, dunque affidabile. Nella lunga crisi in cui siamo immersi questa richiesta di funzionamento politico dell'Italia è stato il "problema" indicato come la base della disfunzionalita'. 
Ma non si tratta di richiesta, ancor meno di una richiesta di riforma.

Quel che vale la pena notare è che, a fronte di questa generica indicazione, vari governi italiani, e non solo l'attuale, hanno invece usato negli ultimi anni proprio questo argomento come uno dei principali strumenti di formazione della politica. 
E' stato in nome della governabilità chiestaci dall'Europa che abbiamo infatti avuto prima il governo Monti, poi il governo Letta.

Anche Renzi il cambia-verso si allinea a questa metodologia, senza cambiare affatto verso. 
La riforma accelerata del Senato, come prima casella per la trasformazione del nostro sistema istituzionale, è anche da lui brandita come necessaria per la governabilità, e anche da lui in chiave "lo vuole Bruxelles ". Vi aggiunge un po' di colore anticasta, ma siamo li'. Come per tutti i suoi predecessori, anche da lui questa nuova Europa finisce giocata in chiave squisitamente interna.

Alla vigilia di una "settimana decisiva per le riforme", questo elemento di continuità con il passato è forse il punto più debole dell'operazione riforme del rivoluzionario Renzi. Al di la' dei sospetti di autoritarismo che solleva, il Premier attuale si allinea qui a una lunga linea di predecessori che appena arrivati a Palazzo Chigi hanno cominciato a brigare intorno all'assetto istituzionale per poter consolidare la "governabilità del paese", ma anche il loro personale destino politico. Prima di lui lo ha voluto fortemente Silvio Berlusconi, e ancora prima Bettino Craxi ma ne sono stati sempre tentati anche la vecchia Dc in fase di passaggio politico, vedi De Mita, e il vecchio Pd, uno per tutti D'Alema.

A nessuno di loro e' riuscito. Anzi per tutti loro le riforme sono state il filo elettrico su cui si sono spesso arrestati. Forse il giovane Fiorentino, che è indubbiamente leader di grande abilità, riuscirà dove i suoi predecessori non sono riusciti .

Ma per favore, Renzi, almeno tu, consapevole di tutto quello che e' venuto prima di te, non venderci questo progetto politico istituzionale, squisitamente italiano nel nome dell'Europa. Che poi anche per cose come queste l'Europa finisce spesso per risultarci incomprensibile, irritante. Ingiustamente.

Ponente, minime di 18 gradi... sole e venticello gagliardo


Minime fresche dopo piogge e col vento da Nord

Temperature osservate

CapoluogoMinima (°C)
29/06/2014
Massima (°C)
29/06/2014
Minima (°C)
30/06/2014
Massima (°C)
30/06/2014
Grafico
TORINO15,026,713,7-vai
BIELLA15,622,613,4-vai
VERCELLI14,923,313,4-vai
NOVARA15,423,115,0-vai
VERBANIA14,421,012,1-vai
CUNEO16,126,512,9-vai
ASTI17,325,914,4-vai
ALESSANDRIA16,127,113,5-vai

Le temperature estreme giornaliere per la giornata di ieri sono rilevate a partire da dati massimi e minimi strumentali campionati ogni 5 secondi. Per la giornata odierna gli estremi sono rilevati a partire da dati puntuali campionati ogni 30 minuti.

Oggi sereno, poi tornano piogge

LA STAMPA

Cuneo

Oggi sereno

poi tornano

le piogge

Le piogge d’inizio luglio non erano certo gradite dalla civiltà contadina. Un detto condensa questa avversione per ogni umidità al tempo della mietitura: «Sa pieuv a la Visitassiôn (2 luglio), pieuva a discressiôn». La visita della Vergine alla cugina Elisabetta di tanti affreschi del ’400, era la data entro cui le piogge dovevano cessare, pena uno stillicidio anche fino a metà luglio. Non è di questo che hanno bisogno le campagne, visto che «A santa Berta (4 luglio) l’amsôn a l’è dôverta». La mietitura è aperta, e si dovrà concludere al più presto con un sole splendente e cielo asciutto.

Il Nord Ovest subirà ancora nei prossimi giorni la variabilità di giugno, tranne oggi che, dopo il passaggio del fronte perturbato di ieri, si prospetta sereno ovunque per il flusso secco da Nord che pulirà i cieli. Da stanotte, tuttavia, riprendono le infiltrazioni atlantiche che porteranno domani e mercoledì piogge su Verbano e Alpi, mentre una ripresa anticiclonica interesserà in parte il Basso Piemonte.

Giovedì, e fino a venerdì pomeriggio, si impone l’alta pressione, con temperature massime in ripresa. Non durerà molto: da venerdì sera a sabato mattina, tornano i disturbi temporaleschi settentrionali, con una variabilità che segnerà in parte anche la domenica.

romano.fulvio@libero.it

Fulvio

Romano


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