Economia
Fondi ai contratti pubblici
e 400 euro in più ai presidi
Detrazioni su bus e treni
Lo Stato rischia di dover pagare altri 5-6 miliardi di spese
Lo Stato rischia di dover pagare altri 5-6 miliardi di spese
La legge di bilancio non è ancora chiusa, continuano a ballare le bozze, si susseguono ritocchi e modifiche (aumentano i fondi per i contratti della Pa, torna la cedolare secca sugli affitti e spuntano sconti su bus e metrò), con l’opposizione che inizia a protestare per il ritardo ed i sindacati in allarme per la situazione di incertezza, che per il governo si profila un serio pericolo. Oggi infatti la Corte costituzionale si pronuncia sulla congruità della rivalutazione delle pensioni sopra i 1.450 euro disposta con la manovra 2015 con cui il governo Renzi aveva risposto alla precedente sentenza della stessa Consulta che aveva bocciato lo stop all’adeguamento degli assegni 2012-2013 disposto col «Salva Italia». Due anni fa il governo decise per una copertura molto parziale del recupero dell’inflazione stanziando appena 2-2,5 miliardi a fronte degli 8 che sarebbe costato la perequazione piena. Secondo i sindacati, se la Consulta tenesse fermi gli orientamenti precedenti, il governo sarebbe quindi costretto a reperire tra i 5 ed i 6 miliardi di euro. Un vero salasso per le casse del Tesoro, posto che la manovra di quest’anno nel complesso di miliardi ne vale in tutto 20. «Ci aspettiamo che la Consulta sia coerente con la sentenza precedente e riaffermi la necessità di rimborsi secondo le norme precedenti il Salva Italia. Nel 2015 il governo restituì solo una minima parte del dovuto, speriamo si torni all’origine», spiega Domenico Proietti della Uil. «Siamo fiduciosi che i diritti di tanti pensionati, che hanno visto ridotto il loro potere d’acquisto e sviliti anni di lavoro, vengano finalmente riconosciuti», rincara la dose uno dei promotori dei ricorsi, il presidente dei dirigenti Cida Giorgio Ambrogioni.
Intanto dall’ennesima bozza della legge di Bilancio 2018, attesa in Senato al più tardi giovedì, spuntano altre novità e diverse conferme anche importante pur se ancora suscettibili di ritocchi. L’intervento certamente più significativo dell’ultima ora riguarda i contratti del pubblico impiego: per poter realmente assicurare aumenti medi di 85 euro al mese il governo ha infatti deciso di aumentare i fondi a disposizione della tornata di rinnovi appena avviata. Vengono così stanziati 300 milioni in più per il 2016 e 900 per il 2017, mentre a decorrere dal 2018 ci saranno a disposizione 2,9 miliardi di euro.
Viene poi confermata l’intenzione di equiparare le retribuzioni dei circa 8mila presidi scolastici a quelle degli altri dirigenti pubblici. Si ragiona su un aumento di 400 euro mensili a valere sulla parte fissa dello stipendio. Previsti anche interventi per rimodulare gli scatti dei professori universitari che diventeranno biennali e per assumere circa 1.600 ricercatori.
Viene rifinanziato il capitolo di spesa ribattezzato «Scuole belle»: previsti 192 milioni nel 2018 e 96 per il 2019 destinati alla pulizia ed ai lavori di manutenzione e decoro per le scuole.
Dopo lo stop and go dei giorni scorsi confermata la stabilizzazione della cedolare secca al 10% per gli affitti a canone concordato in scadenza a fine anno.
Arriva la proroga per tutto il 2018 del bonus mobili. Invariati tutti i termini: la detrazione del 50% vale infatti per tutte le spese sostenute per mobili ed elettrodomestici, anche nell’ambito di interventi edilizi iniziati, con un tetto massimo di spesa di 10mila euro.
Il maxi-fondo per gli investimenti creato nel 2017 dovrebbe coprire un anno in più, arrivando al 2033, e disporre di risorse aggiuntive che potrebbero superare i 35 miliardi in 15 anni. Il governo in questo modo punta a rafforzare la dote del fondo per lo sviluppo già finanziato per circa 47 miliardi con risorse assegnate a fine maggio da un apposito decreto della Presidenza del consiglio.
PAOLO BARONI