ebook di Fulvio Romano

martedì 3 settembre 2013

Gramellini: Sul carro del rottamatore

LA STAMPA

Prima Pagina

Sul carro del rottamatore

Ammesso che esista, la diversità antropologica della sinistra è un virus che non rischia di intaccare i suoi dirigenti. Un anno fa non ne trovavi uno disposto a prendere un caffè con Renzi, se non per avvelenarglielo. Il sindaco di Firenze era un moccioso, un arrogante, il nipotino prediletto di zio Berluscone. Ora è diventato il fratello bianco di Obama, il cugino toscano di Blair, la reincarnazione di Bob Kennedy e non c’è signore delle tessere democratico o sperduto assessore appenninico che non ostenti il desiderio incomprimibile di applaudirlo, abbracciarlo, incoronarlo segretario del Pd di tutte le galassie.

Renzi, sia detto a suo merito, non è cambiato. Continua a dire le cose che diceva prima, e cioè che se prende il potere li farà fuori tutti: altrimenti loro, dopo Prodi e Veltroni, faranno fuori anche lui. I notabili lo sanno, ma non resistono egualmente alla tentazione, che in Italia è una vocazione, di saltare sul carro del vincitore. E pazienza se si tratta dello stesso carro a cui fino a ieri cercavano di segare le ruote. La loro speranza, una volta saliti a bordo, è di riuscire a mimetizzarsi nella paglia per acchiappare qualche schizzo di gloria e, soprattutto, saltare fuori al momento opportuno armati di pugnale. Gli illusi confidano nel fatto che, prima di essere un obamiano, Renzi è un democristiano. Noi invece confidiamo nella proverbiale cattiveria di Renzi, sicuri che non ci deluderà.