ebook di Fulvio Romano

martedì 10 ottobre 2017

Luigi Bobbio, padre del Sessantotto che anticipò il Maggio francese

LA STAMPA

Cultura

Aveva 73 anni, era il figlio più grande del filosofo


Morto a Torino a 73 anni. Figlio di Norberto, era stato leader

del movimento studentesco e di Lotta Continua, di cui scrisse la storia 

è morto uno dei padri del ’68 e della contestazione studentesca. Luigi Bobbio, il più grande dei tre figli del filosofo Norberto Bobbio, è deceduto l’altra notte. Aveva 73 anni. Docente dell’ateneo torinese, era esperto di analisi delle politiche sociali. Il mondo accademico è in lutto e con Luigi Bobbio se ne va anche una parte della storia più recente di Torino e non solo quella.

Fra poco più di un mese, il 27 novembre, ricorrono infatti i 50 anni dell’occupazione di Palazzo Campana da cui nacque il Sessantotto. «Da qui cominciò tutto» commenta commosso l’amico Giovanni De Luna, a sua volta tra i protagonisti di quei giorni. Luigi Bobbio fu tra i principali leader del movimento studentesco e poi fondatore ed esponente di Lotta Continua: «Il movimento guidato da Luca Sofri e del quale fu l’unico, tranne più recentemente Aldo Cazzullo con il suo I ragazzi che volevano fare la rivoluzione, a scrivere la storia, nel ’79, con Savelli editore: Lotta Continua. Storia di un’organizzazione rivoluzionaria», ricorda Steve Della Casa, critico cinematografico con un passato in Lc.

«L’idea di questo giornale», scrivevano Bobbio e Guido Viale sul primo numero di Lotta Continua nel novembre ’69, «è quella di trovare i nessi per saldare le lotte operaie con le lotte degli studenti, dei tecnici, dei proletari più in generale, in una prospettiva rivoluzionaria». Ricorda ancora Della Casa: «Luigi era Lotta Continua: per molti anni la Sip dell’epoca lo perseguitò per il pagamento delle bollette dell’utenza telefonica di corso San Maurizio 27, sede di Lc, che risultava intestata a suo nome».

L’occupazione di Palazzo Campana, che a quel tempo era la sede delle facoltà umanistiche, diede il via alla ribellione anche negli altri atenei italiani anticipando il Maggio francese. La scintilla fu la notizia che si volevano trasferire le facoltà nel parco della Mandria, quello che circonda la Reggia di Venaria. Gli studenti fecero irruzione nel senato accademico e nel consiglio di amministrazione, «rompendo quella sacralità del potere accademico», come ricordò De Luna nel trentacinquesimo anniversario dell’occupazione, che significava anche dover raggiungere con le pattine la scrivania di Giovanni Getto, il cui ufficio aveva un lucidissimo parquet, per sostenere l’esame e magari venire bocciati perché le si abbandonava prima di arrivare alla scrivania del docente.

Tra quei professori c’erano Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, che si trovarono contestati dai propri figli. In realtà, tornando alla rievocazione fatta 15 anni fa da De Luna, il rapporto tra gli studenti e i due docenti fu molto dialettico. Alcuni, come Guido Quazza, si schierarono con gli allievi senza riserve, mentre altri, ad esempio Franco Venturi e Aldo Garosci, azionisti come Bobbio e Galante Garrone, ebbero invece un rapporto più conflittuale con i giovani contestatori. 

Luigi Bobbio si laureò in Giurisprudenza nel 1972 con 110 lode e nel 1988 conseguì il dottorato di ricerca in sociologia con una dissertazione dal titolo Gli interventi sul patrimonio culturale tra Stato e Regione. Analisi di una politica pubblica. Autore e ricercatore di scienze politiche, come professore di scienza politica dell’Università torinese Luigi Bobbio è stato un esperto di analisi delle politiche pubbliche, del rapporto tra amministrazione locale e statale e di processi decisionali dell’apparato statale. Dal 2000 ha insegnato come professore associato e dal 2005 come ordinario. 

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Beppe Minello