ebook di Fulvio Romano

mercoledì 18 ottobre 2017

La lettera che inguaia la sindaca

LA STAMPA

Italia

Le carte dell’inchiesta


“Il debito non va messo a bilancio”

Protocollata il 30 novembre, è agli atti dell’inchiesta

«Stanti le trattative in corso, su varie partite aperte con la Città, non è prevista la restituzione dei cinque milioni di euro anticipati da Ream Srg Spa nel 2012 a titolo di caparra». La lettera protocollata il 30 novembre dagli uffici di Palazzo Civico è firmata da Chiara Appendino e indirizzata all’assessore al Bilancio Sergio Rolando, all’allora direttore delle Finanze Anna Tornoni, al vice sindaco Guido Montanari e all’allora direttore dell’Urbanistica Paola Virano. Ed è l’atto che trascina la sindaca dentro l’inchiesta della procura sul caso Ream. 

Quelle poche righe sono l’ultima parola, la disposizione definitiva che fa venir meno le resistenze dei funzionari a poche ora dalla scadenza dei termini per approvare l’assestamento di bilancio. In quei giorni il Comune è alle prese con una manovra durissima: 58 milioni di maggiori entrate e minori spese per mantenere in pareggio i conti della Città. Quasi 20 milioni provengono dall’operazione Westinghouse, il nuovo centro congressi. Ma la Città nel 2012 ne ha già incassati 5 come caparra. E a questo punto dovrebbe restituirli.

La partita si gioca tutta qui. E vede scontrarsi a colpi di mail Paolo Giordana, capo di gabinetto e fedelissimo della sindaca, e il direttore delle Finanze Anna Tornoni, spostata qualche mese dopo. È Giordana, e non l’assessore al Bilancio Rolando, a dare le direttive per chiudere un assestamento molto complicato. Ed è lui a scrivere al direttore delle Finanze, il 22 novembre, mettendo in copia Appendino e Rolando: «Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse. Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto». Tornoni oppone resistenza: «Non essendo a conoscenza del fatto che l’amministrazione ha aperto tavoli di confronto con Ream, avevo ritenuto opportuno ricordare a tutti quali fossero gli impegni assunti dall’amministrazione precedente, al fine di non generare elementi di criticità per questa giunta». E nei giorni successivi ribadisce più volte l’opportunità di iscrivere a bilancio la restituzione dei 5 milioni a Ream. 

In parallelo, però, Appendino sta trattando i tempi di restituzione del debito con il presidente di Ream Giovanni Quaglia. Il 30 novembre la sindaca dispone di non iscrivere i 5 milioni, ma qualche giorno dopo Quaglia le chiede di saldare il dovuto entro gennaio 2017, cosa che allarma nuovamente il direttore delle Finanze: «Il problema è costituito dal fatto che, se dovesse verificarsi questa ipotesi l’importo di cinque milioni avrebbe dovuto essere finanziato nel corso di questo esercizio», scrive, stavolta solo a sindaca e assessore. Che tirano dritto e pattuiscono con Ream la restituzione della caparra nel 2018. Tutto lecito, se non fosse che per gli autori dell’esposto la somma andava comunque iscritta nel bilancio 2016 indipendentemente da quando sarebbe stata restituita. La pensano così anche i revisori dei conti: quando la giunta Appendino vara il bilancio 2017 le impongono di considerare i 5 milioni un debito fuori bilancio. Il 28 aprile è un’altra giornata ad alta tensione: i tre revisori, sindaca, assessore e capo di gabinetto chiusi in una stanza a limare il bilancio di previsione. Clima pesantissimo: il collegio - composto da professionisti estratti a sorte - tiene duro e chiede di finanziare il debito con Ream nell’esercizio 2017, ma l’emendamento viene modificato a penna e la restituzione spostata di un anno. Il giorno dopo i revisori disconoscono la modifica. E si rivolgono alla procura. [a. ros.]

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