Italia
Palermo
Stranieri integrati
ma in alcuni quartieri
la polizia non entra
Le periferie non sono più i fortini della mafia, molto indebolita e soprattutto dedita ad altri affari. Allo Zen come a Brancaccio sono padroni gli spacciatori con le loro sentinelle, come alle Vele di Napoli. Il questore Renato Cortese ha spiegato alla Commissione che queste realtà oggi sono come il Pigneto a Roma. Magari hanno una peculiarità in più: è difficile per le forze dell’ordine intervenire a causa della reazione della gente. È un’economia sommersa dove si vive di traffico di stupefacenti. Gli abitanti di questi quartieri, anche quelli che non hanno nulla a che fare i malavitosi, non hanno problemi: niente scippi, furti in casa, rapine nei negozi. Tutti i reati li vanno a commettere in altri posti, nel centro elegante di Palermo.
Ma anche nel centro storico della città ci sono le “periferie”, quelle dei quartieri popolari dove crescono i mercati della Vucciria, di Ballarò, del Capo. È il cuore pulsante della città dove un posto di lavoro è una chimera. In una delle audizione della Commissione è stato il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio Di Stasio, a fare presente alcune percentuali: 70% della popolazione, soprattutto giovani. La provincia di Palermo, grande periferia metropolitana, è al 99° posto in classifica per qualità della vita. Ed è pure salita di sei posti rispetto all’ultimo anno. Il problema della raccolta dei rifiuti è enorme.
A Palermo extracomunitari ce ne sono tanti, ma sono integrati, tollerati. Vengono soprattutto dal Bangladesh e dallo Sri Lanka, oltre agli eterni magrebini. Con quest’ultimi si convive da secoli, senza problemi di ordine pubblico. Le attività criminali, piccole e grandi, sono saldamente in mano ai palermitani.