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Cronaca
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Ecco chi sono i ragazzi che lanciavano freccette sui passanti
Ecco chi sono i ragazzi che lanciavano freccette sui passanti
Torino
Due denunciati, altri due ricercati: cercavano una serata diversa
Due denunciati, altri due ricercati: cercavano una serata diversa
Ma, come potevano pensare di passare inosservati al volante di una Porsche Cayenne mentre lanciavano freccette a forma di aghi sui passanti? E infatti non ci sono riusciti. Li hanno beccati dopo 15 giorni, gli sparatori di aghi di piazza Rivoli. Proprio grazie alla supercar presa a noleggio e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. E li hanno denunciati a piede libero per lesioni. Per ora soltanto l’autista della Porsche e il conducente dell’altra auto, una Toyota Yaris. Gli investigatori della squadra mobile non hanno dubbi: per loro le ore sono contate.
Ma chi sono i due fermati? Sono due italiani di venticinque e ventotto anni. Il più giovane si chiama Christian, abita a poche decine di metri dal punto dove è stato messo a segno il primo agguato. Ecco, la serata spara-spara è partita proprio nel momento in cui il gruppo si è riunito. Sarebbe stato lui a prendere a nolo la Porsche riconosciuta dai feriti. L’altro vive in un comune della prima cintura, verso Alpignano. Il suo nome è Francesco, alle spalle ha qualche precedente penale e nella vita - ufficialmente - non ha un’occupazione stabile. Un gruppo di amici da sempre. Così dicono. Perché quella notte di lunedì 25 settembre si siano dilettati in un tiro al bersaglio sulle strade attorno alla casa di Christian resta ancora un mistero. Non hanno confessato. Ma contro di loro c’è una valanga di indizi, tutti raccolti nel fascicolo d’indagine affidato al pm Nicoletta Quaglino. I loro alloggi sono stati perquisiti. Non è stata trovata la cerbottana adoperata quella sera, ma altri dardi identici a quelli utilizzati il 25 settembre: punte d’acciaio lunghe una decina di centimetri. Roba che si può comprare ovunque. E, su internet, si trova per pochi euro. Ancora: in un alloggio c’erano pure una balestra e alcune sagome per il tiro a segno. Basta? Niente affatto. Un altro dardo è stato trovato nell’abitacolo del Suv. Certo, l’esame delle telecamere della zona, e le poche testimonianze raccolte, sono state fin qui fondamentali. All’appello, però, mancano ancora due complici. Chi sono? Amici loro, ovviamente. Anche se Christian e Francesco non hanno voluto dire di più se non qualche mezza parola, su una serata diversa dalle altre, un gioco fatto più per noia che per far male.
Tutto qui l’identikit degli sparatori: ragazzoni annoiati, di periferia e di provincia. Cercavano emozioni e le hanno trovare ferendo uno studente straniero che stava andando a prendere il bus, un impiegato Telecom, un altro studente e una donna. Ecco, talvolta la sorte è strana: la ragazza, trent’anni, di mestiere si occupa di agopuntura. E sarebbe stata proprio lei a notare alcuni particolari fondamentali per questa indagine.
Hanno colpito altre volte? O quantomeno ci avevano tentato? Assolutamente no, almeno così avrebbero detto negli uffici di via Grattoni. L’unica volta è stata quella di fine settembre, un lunedì, il 25. Erano le otto di sera quando è partito il raid. «Vieni Christian, andiamo»: un’auto davanti e una dietro. La prima vittima l’hanno colpita al braccio. Era all’incrocio tra corso Lecce e corso Regina Margherita: quasi sotto casa di Francesco. Da quel momento - e per altre quattro volte - hanno sparato aghi su chi aveva la sventura di passargli troppo vicino. È andata bene. Ma è un caso.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI federico genta
lodovico poletto
Ma, come potevano pensare di passare inosservati al volante di una Porsche Cayenne mentre lanciavano freccette a forma di aghi sui passanti? E infatti non ci sono riusciti. Li hanno beccati dopo 15 giorni, gli sparatori di aghi di piazza Rivoli. Proprio grazie alla supercar presa a noleggio e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. E li hanno denunciati a piede libero per lesioni. Per ora soltanto l’autista della Porsche e il conducente dell’altra auto, una Toyota Yaris. Gli investigatori della squadra mobile non hanno dubbi: per loro le ore sono contate.
Ma chi sono i due fermati? Sono due italiani di venticinque e ventotto anni. Il più giovane si chiama Christian, abita a poche decine di metri dal punto dove è stato messo a segno il primo agguato. Ecco, la serata spara-spara è partita proprio nel momento in cui il gruppo si è riunito. Sarebbe stato lui a prendere a nolo la Porsche riconosciuta dai feriti. L’altro vive in un comune della prima cintura, verso Alpignano. Il suo nome è Francesco, alle spalle ha qualche precedente penale e nella vita - ufficialmente - non ha un’occupazione stabile. Un gruppo di amici da sempre. Così dicono. Perché quella notte di lunedì 25 settembre si siano dilettati in un tiro al bersaglio sulle strade attorno alla casa di Christian resta ancora un mistero. Non hanno confessato. Ma contro di loro c’è una valanga di indizi, tutti raccolti nel fascicolo d’indagine affidato al pm Nicoletta Quaglino. I loro alloggi sono stati perquisiti. Non è stata trovata la cerbottana adoperata quella sera, ma altri dardi identici a quelli utilizzati il 25 settembre: punte d’acciaio lunghe una decina di centimetri. Roba che si può comprare ovunque. E, su internet, si trova per pochi euro. Ancora: in un alloggio c’erano pure una balestra e alcune sagome per il tiro a segno. Basta? Niente affatto. Un altro dardo è stato trovato nell’abitacolo del Suv. Certo, l’esame delle telecamere della zona, e le poche testimonianze raccolte, sono state fin qui fondamentali. All’appello, però, mancano ancora due complici. Chi sono? Amici loro, ovviamente. Anche se Christian e Francesco non hanno voluto dire di più se non qualche mezza parola, su una serata diversa dalle altre, un gioco fatto più per noia che per far male.
Tutto qui l’identikit degli sparatori: ragazzoni annoiati, di periferia e di provincia. Cercavano emozioni e le hanno trovare ferendo uno studente straniero che stava andando a prendere il bus, un impiegato Telecom, un altro studente e una donna. Ecco, talvolta la sorte è strana: la ragazza, trent’anni, di mestiere si occupa di agopuntura. E sarebbe stata proprio lei a notare alcuni particolari fondamentali per questa indagine.
Hanno colpito altre volte? O quantomeno ci avevano tentato? Assolutamente no, almeno così avrebbero detto negli uffici di via Grattoni. L’unica volta è stata quella di fine settembre, un lunedì, il 25. Erano le otto di sera quando è partito il raid. «Vieni Christian, andiamo»: un’auto davanti e una dietro. La prima vittima l’hanno colpita al braccio. Era all’incrocio tra corso Lecce e corso Regina Margherita: quasi sotto casa di Francesco. Da quel momento - e per altre quattro volte - hanno sparato aghi su chi aveva la sventura di passargli troppo vicino. È andata bene. Ma è un caso.
federico genta
lodovico poletto