ebook di Fulvio Romano

domenica 15 ottobre 2017

“Il computer? È inutile” Le previsioni smentite che era meglio non fare

LA STAMPA

Cronaca

ll Festival dell’innovazione e della scienza a Settimo 


Se volete sapere che futuro sarà, invece che agli scienziati rivolgetevi agli autori di fantascienza. Un Jules Verne, con i battelli sommergibili che inventò anzitempo per il capitano Nemo, è più attendibile nel prevedere il dopodomani rispetto a un Thomas Edison. Nel 1922 disse che il cinema avrebbe «in pochi anni soppiantato in parte, se non del tutto, l’uso del libro di testo a scuola». Paolo Attivissimo, giornalista, scrittore, cacciatore di bufale da prima della diffusione delle fake news, ha raccolto un elenco delle «ultime parole famose», previsioni errate di scienziati e inventori. Ne parlerà questa sera nell’incontro dal titolo emblematico: «È difficile fare previsioni, specialmente per il futuro». 

Lord Kelvin, padre della scala di temperatura che porta il suo nome, nel 1895 disse che «le macchine volanti più pesanti dell’aria non sono possibili». «La bomba atomica non esploderà mai. Lo dico come esperto di esplosivi», disse l’ammiraglio William Lealhy, membro del progetto Usa per realizzare l’atomica. Nel 1977 Kenneth Olsen, fondatore della Digital Equipment Corporation, sentenziò: «Non c’è motivo per un privato di avere un computer in casa».

Attivissimo ha messo insieme queste profezie completamente sballate, «per capire come mai persone esperte abbiano preso così tanti granchi». Ha una chiave di lettura: «Invece degli scienziati, che sono esperti del presente, sarebbe meglio consultare chi è abituato a immaginare interi mondi basati su una premessa tecnologica innovativa, gli autori fantascientifici». Esempio: una «figura di mezzo», Artur Clarke, coautore di 2001 Odissea nello spazio con Kubrick e allo stesso tempo inventore dei satelliti - veri - per le telecomunicazioni. Ma cos’ha un regista o uno scrittore in più di uno scienziato per parlare di futuro? «La capacità di immaginare le invenzioni, e anche le conseguenze sulla società. La fantascienza serve anche a metterci in guardia. Vogliamo un futuro alla Blade Runner? Allora continuiamo a usare il petrolio». 

Pensiamo alle auto che si guidano da sole. Lo scienziato studia come farle funzionare, l’autore di fantascienza «immagina un mondo senza più scuole guida e terroristi che invece di reclutare kamikaze spediscono in giro auto esplosive». Un altro esempio di come una semplice invenzione possa cambiare in modo incredibile la società, e l’architettura della città, è l’ascensore: «San Pietroburgo fu costruita per essere supermoderna, ma è piatta, con palazzi bassi. Nel ’700 nessuno pensava ai grattacieli, perché in cima sarebbero state delle prigioni». Anche gli scrittori, qualche volta, vanno fuori strada. Orwell ci prese quando con il suo Grande Fratello «anticipò Facebook. Ma sbagliò l’idea della società: lui pensava a persone costrette a subire il controllo, non aveva immaginato il consumismo». Nel presente assistiamo a previsioni più o meno catastrofiche che poi non si verificano: Pokemon Go è imploso in pochi mesi, i libri di carta resistono a quelli elettronici. Ma qual è la sua profezia, mettendo in conto che potrà essere clamorosamente smentito? «Nei prossimi 50 anni ci sarà una rivoluzione in campo biologico, potremo crearci a casa con le stampanti 3D i farmaci tarati sul Dna di ciascuno».

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fabrizio assandri


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