Il santo folklorico del 7 settembre è san Grato, patrono di Aosta, venerato nelle nostre come in tutte le campagne di Piemonte, Val d’Aosta e Svizzera. Santo storico, vissuto nel V secolo fu educato insieme ad Eustasio primo vescovo di Aosta nel cenobio fondato un secolo prima da sant’Eusebio da Vercelli (vedi Folklore meteo del 2 agosto). E’ il santo contadino per eccellenza, protettore dai fulmini, dalla grandine, dalle alluvioni, ma anche dalla siccità, dal fuoco nei fienili ecc. ecc.
Il tutto nacque forse nel XII secolo quando le sue reliquie furono traslate nella cattedrale di Aosta secondo un cerimoniale pagano. Era il 27 marzo, inizio primavera, e la cerimonia utilizzò un’antica ritualità di origine pagana: furono benedette la terra, l’acqua e le candele (il fuoco, la luce). Da allora questo rito si chiamò “la benedizione di san Grato” e fu ripetuto nelle campagne a difesa delle campagne e dei raccolti.
Ma la popolarità contadina di san Grato nacque da un’opera fantastica elaborata nel XIII secolo da l canonico Jacques de Cours: la “Magna Legenda Sancti Grati”. Dove di tutto e di più fu attribuito al santo di Aosta: dalla sua contemporaneità con Carlo Magno (VIII secolo!), ad una impossibile ambasceria presso il longobardo Desiderio, fino ad un’alleanza col prode Orlando che sarebbe venuto ad Aosta per battere i pagani e fino alla fantastica spedizione in Terrasanta per recuperare la testa di san Giovanni Battista, ritrovata in fondo ad un pozzo (il pozzo ritorna sempre nell’iconografia nostrana di san Grato) e portata a Roma dopo aver miracolosamente placato una tempesta!
La “Legenda Sancti Grati” costruì così la fama popolare di Grato, insieme all’esaltazione ed alla enumerazione dei suoi interventi miracolosi.
Così si spiega anche l’iconografia del santo, raffigurato a volte con la testa di Giovanni mozzata, e sempre con i fulmini, le acque, le piogge, le tempeste ed il pozzo, come dicevamo.
San Grato ci interessa qui, all’interno della nostra rassegna del foklore meteo, per un paio di detti, entrambi riportati dal Sella, che rafforzano e chiariscono la sua fama di santo contadino.
Il primo ci ricorda un analogo dire che abbiamo riportato per il due di agosto, Sant’Eusebio (proprio quello del cenobio in cui si allevò Grato):
“A san Grà la castëggna l’a da si armà”
E cioè al 7 di settembre la castagna dev’essersi già formata (e infatti da qui a poco le castagne, in annate normali, cominceranno a cadere)...
Notate che per sant’ Eusebio il detto era invece:
“Sant’ Aisebe al porta la granna”
e cioè al due di agosto si forma il granello della castagna.. Così al sette di settembre il ciclo della castagna (pane dei contadini) si concludeva e si conclude , o quasi (cinipide permettendo...).
Un altro detto è ancor più significativo per il nostro calendario più cittadino, se vogliamo:
“A san Grà l’istà l’è pasà”
Senza commento.
-Nelle nostre foto: pilone di san Grato a Lequio Tanaro (frazione Costamagna)
pilone di san Grato a Tetti Pesio (Cuneo)...