Italia
l’unica a peggiorare gli standard tra tutte le 28 capitali europee
l’unica a peggiorare gli standard tra tutte le 28 capitali europee
L’Istituto superiore della sanità: giù tutti gli indicatori. La ministra Lorenzin: città in declino
L’Istituto superiore della sanità: giù tutti gli indicatori. La ministra Lorenzin: città in declino
Roma ha perso tono, e non è una metafora politica. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) tra le 28 capitali dell’Unione Europea, quella italiana è l’unica che negli ultimi anni ha visto aggravarsi la sua condizione di salute.
«Tutti gli indicatori, da quelli più solidi come l’aspettativa di vita e la mortalità infantile alle patologie tumorali, fanno riscontrare un peggioramento della situazione per i cittadini romani rispetto al resto d’Italia» spiega il presidente dell’Iss Walter Ricciardi durante il convegno «Crescita Vs Crisi». Seduta sul palco accanto a lui il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annuisce, citando l’ennesimo colpo assestato alla città eterna da Mafia Capitale: «È innegabile che Roma abbia sofferto molto, ha conosciuto un grande declino sociale e legale, un vero declino delle fasce più deboli della popolazione».
Gli indicatori di salute - l’aspettativa di vita, la mortalità infantile, la mortalità per tumore o le modalità di insorgenza delle complicanze del diabete - sono dati di sorveglianza che, analizzati periodicamente, forniscono una panoramica delle condizioni fisiche della popolazione. E quella capitolina sta mediamente meno bene del resto del Paese (con l’eccezione positiva di poter contare su un buon polo per la cura delle demenze).
Sul piano nazionale per esempio, la prevalenza del diabete si aggira su una percentuale del 5% mentre a Roma sale al 6-7%, un livello che Ricciardi considera «preoccupante». I tumori, poi. Di cancro si muore meno del passato, conferma l’Iss. Ma l’evoluzione delle cure non è omogenea sul territorio: «Se hai una patologia neoplastica e vivi nelle regioni settentrionali il trattamento e l’aspettativa di vita sono maggiori». Già il Rapporto Osservasalute pubblicato nel 2016 fotografava una diminuzione della longevità degli italiani (-0,2 anni negli uomini e -0,4 anni nelle donne) con una sensibile divaricazione tra Nord e Sud (se ogni cittadino può sperare in media di arrivare a 82,3 anni, quelli della provincia di Trento si spingono fino a 83,5 mentre quelli della Campania si fermano a 80). Il grafico con la riduzione della mortalità negli ultimi 15 anni mostra andature differenti: 27% al Nord, 22% al Centro, 20% al Sud e nelle Isole.
Come le regioni meridionali, la Capitale ha un primato negativo per quanto riguarda la rinuncia alle cure, ai farmaci o alle visite mediche per ragioni economiche ma anche per scarsa fiducia nei confronti del sistema sanitario nazionale o per la scoraggiante lunghezza delle liste d’attesa per gli accertamenti.
Chi abita al Sud tiene d’occhio il portafogli perfino quando si tratta di fare una radiografia o un’analisi del sangue e, ripete Ricciardi, «il Sud Italia comincia a Roma». La città eterna lo sente: «I romani si lamentano anche dell’accessibilità ai servizi, dei tempi. Normalmente chi utilizza i servizi italiani è soddisfatto ma nel caso di Roma questa soddisfazione si colloca ai livelli più bassi del Paese».