Esteri
Il referendum catalano - meglio sarebbe dire il pasticcio, con il governo spagnolo intervenuto militarmente per evitarlo e una larga maggioranza, pari al quaranta per cento, quasi unanime sul «Sì» all’indipendenza - ha avuto degli effetti a catena anche in Italia. La prudenza con cui il presidente Mattarella e il premier Gentiloni si sono accostati al problema si spiega: innanzitutto perché è lo stesso atteggiamento che sta prevalendo in Europa, con Bruxelles e Strasburgo che ricordano come sia difficile per le autorità comunitarie intervenire su una questione rimasta fino a questo momento interna alla Spagna e nata da una violazione della Costituzione, sancita anche dalla Corte Costituzionale di Madrid.
Ma in realtà l’altro timore che serpeggiava ieri nei palazzi della politica era quello che ciò che è accaduto in Catalogna possa influire sui già deboli tentativi di rimettere insieme le coalizioni di centrosinistra e centrodestra in vista della prossime elezioni. A destra, infatti, subito dopo il sofferto annuncio dell’incontro tra Berlusconi, Salvini e Meloni, è evidente che l’ex-Cavaliere si senta più vicino al primo ministro spagnolo Rajoy, mentre il leader della Lega simpatizzi più per gli indipendentisti catalani e quella di Fratelli d’Italia difficilmente possa allontanarsi dalla sua tradizionale posizione nazionalista.
Mentre a sinistra, a parte i richiami all’Europa perché assuma un ruolo di mediazione tra i contendenti, evitando di trincerarsi dietro ostacoli puramente giuridici, anche parte di quell’arcobaleno che Pisapia sta cercando di federare s’è schierata contro il governo di Madrid che ha scelto la linea dura dell’intervento di polizia, provocando oltre 800 feriti.
Sulla domenica nera del referendum è intervenuto con un’intervista al Tg3 anche il presidente del Parlamento europeo Tajani, per ribadire che l’Unione europea in questo momento non può fare nulla, prima di un nuovo confronto tra Rajoy e il governo di Barcellona che si accinge a proclamare l’indipendenza. Ma a riprova che la questione spagnola preoccupa, ma non appassiona più di tanto, Tajani ha risposto anche a una domanda sull’eventualità di correre come candidato premier del centrodestra. Negando di avere aspettative in questo campo e ripetendo, come fanno tutti in Forza Italia, che l’unico leader rimane Berlusconi. Ma confermando implicitamente che se ne parla e la questione, prima o dopo il vertice fra i tre leader della rinata coalizione, andrà risolta.
Marcello
Sorgi