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domenica 15 ottobre 2017

Imperia, Albenga: Siccità a macchia di leopardo Meno vino ma qualità eccelsa

LA STAMPA

Imperia

I commenti dei produttori e una necessità: «Ripensare il modo di coltivare»


Il bilancio della vendemmia nell’Imperiese e nell’Albenganese

E’ andata meglio del previsto la vendemmia 2017 in Riviera. La siccità, temuta, vissuta tra le vigne in primavera e in estate, alla fine ha colpito a macchia di leopardo, falcidiando il 15 per cento del raccolto in Valle Arroscia e nell’Albenganese, il 5 per cento nell’estremo Ponente, patria del Rossese di Dolceacqua. Di contro la qualità di Pigato, Vermentino, Ormeasco, Granaccia è di altissima qualità. «I profumi che si stanno sprigionando in questi giorni in cantina sono eccezionali, segnale che il vino sarà eccellente», commenta da Bastia d’Albenga Aimone Vio, il «miglior viticoltore italiano 2017» per la guida del Gambero Rosso. Marco Temesio, contitolare della Cascina Nirasca a Pieve di Teco, è sulla stessa linea: «Rispetto allo scorso anno la produzione è stata inferiore del 10/15 per cento, ma l’Ormeasco che sta fermentando sta dicendoci che sarà di qualità eccelsa». E sempre in tema di Ormeasco Bruno Pollero, titolare con la moglie della Tenuta Maffone di Acquetico, spiega il perchè quest’anno sarà da ricordare: «Abbiamo terminati la vendemmia proprio in questi giorni, trattandosi di vigne più collinari la maturazione finisce dopo rispetto alla bassa valle. Questo ci ha dato dei vantaggi, abbiamo potuto godere dello sbalzo termico delle scorse settimane, sbalzo che regala i profumi, e soprattutto della pioggia che ha pulito l’uva. Il risultato è un prodotto che passerà alla storia dell’enologia».

Val Nervia e Valle Argentina hanno una perdita di raccolto del 5 per cento, così come il 10 è la perdita del Dianese, terra vocata a Vermentino e Pigato, mentre il Finalese (la zona della Manie soprattutto, e Quiliano con la sua Granaccia) registrano un calo del 15. Ma anche in questi casi la qualità è altissima.

«Dovremo ripensare al modo di coltivare la vite. I cambiamenti climatici sono diventati ormai una emergenza destinata a diventare annuale. Non posiamo sperare ogni anno nella buona stella. Dobbiamo pensare e progettare modi per poter irrigare, per necessità, anche la vite», commenta Massimo Enrico, presidente della cooperativa Viticoltori ingauni, gigante che raccoglie le uve di un migliaio di piccoli viticoltori savonesi e imperiesi. «Andiamo verso un futuro sempre più siccitoso, se non vogliamo far soffrire le vigne dobbiamo dare acqua in caso di necessità. Quest’anno, tutto sommato, è andata bene, la qualità è altissima, le vasche con le uve raccolte per ultimo hanno gradazioni altissime, in una di uva rossa è arrivata addirittura a 17 gradi», commentano Laura e Antonio Basso dell’azienda Durin di Ortovero.

Nell’attesa di una soluzione torniamo a Pigato e Vermentino. Marcello Calleri, titolare delle storiche cantine di Salea, è soddisfatto: «La produzione è un po’ più scarsa degli anni scorsi ma avremo un Pigato come da anni non si vedeva». Sempre a Salea Ennio Bertolotto, della Vecchia Cantina, gli fa eco: «I vini liguri stanno avendo un grande successo sul mercato nazionale e internazionale, annate come questa aiutano». Chiude Mirco Mastroianni dell’azienda Feipù dei Massaretti: «Una annata da incorniciare, ma dobbiamo assolutamente trovare una soluzione per evitare il ripetersi dell’emergenza siccità».

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STEFANO PEZZINI


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