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Gli onesti di Twain
Da qualche tempo il simpatico Alessandro Di Battista (M5S) cita un suggestivo motto di Mark Twain: «Se votare facesse qualche differenza, non ce lo farebbero fare». Twain è il Flaiano universale: c’è una battuta buona per ogni partito, ogni stagione. In effetti ha scritto molto, e fra il molto c’è un racconto lungo («L’uomo che corruppe Hadleyburg») che farebbe al caso di Di Battista. Hadleyburg era la cittadina più onesta d’America. Una cittadina così incorruttibile che nutriva disprezzo per le altre, e tendeva a dileggiarle. Un giorno uno straniero arrivò a Hadleyburg e consegnò un sacco d’oro in ricompensa all’uomo che, anni prima, regalandogli venti dollari, era stato all’origine della sua fortuna; non conosceva l’identità del benefattore, ricordava appena una frase e, chi l’avesse saputa ripetere, sarebbe stato il legittimo destinatario del premio. Però gli abitanti di Hadleyburg erano onesti al punto da trascurare le altre virtù, ed erano limitati, bigotti e taccagni: l’unico in grado di un gesto così generoso poteva essere giusto un certo Goodson, nel frattempo defunto. Dunque ognuno degli onesti di Hadleyburg, stimandosi il più onesto di Hadleyburg (la loro onestà era superata soltanto dalla vanità), escogitò il sistema di intascare la somma, come degno riconoscimento all’impareggiabile rettitudine. E finì in una tale carnevalata che Hadleyburg si trasformò nella cittadina più derisa d’America. Ecco, per ricordare a Di Battista che pensasse Twain dei sedicenti onesti, e del loro destino.
Mattia Feltri