ebook di Fulvio Romano

mercoledì 14 agosto 2013

L'antica ghiacciaia naturale di Bellino...

LA STAMPA 

Cuneo

Un’antica ghiacciaia naturale nascosta tra le rocce a Bellino

Nella zona del pian Melezè dove fino agli Anni ’50 si conservava anche la selvaggina

Fuori ci sono 25 gradi e splende il sole. Le rocce sono roventi. Basta scivolare sotto un grande masso e la temperatura scende intorno ai 10 gradi. La pietra è fredda e non si possono appoggiare le mani per più di una decina di secondi. In terra c’è il ghiaccio.

Nella pietraia che si affaccia su pian Melezè, prima di arrivare all’omonimo rifugio e alla borgata Sant’Anna c’è l’antica ghiacciaia naturale di Prefiol, a Bellino.

Fino agli Anni ’50 era utilizzata dagli abitanti del «Cartier n’aut», il quartiere alto del paese, formato dalle borgate principali Chiazale, Celle e Prafouchier. Per raggiungerla bisogna arrampicarsi sulle rocce dell’immensa pietraia ed essere accompagnati da un’esperta guida locale. Solo l’occhio attento di un conoscitore del posto sa riconoscere il luogo esatto da dove ci si cala nel cuore della morena di origine glaciale.

Per accedere all’interno serve anche una torcia elettrica. La ghiacciaia è in una grotta alta anche due metri, dove riescono a stare anche quattro persone nello stesso momento. Il ghiaccio si accumula sulle rocce del fondo e crea anche delle stalattiti.

«D’inverno - spiega Valter Rattalino, consigliere comunale e referente del Soccorso alpino del Monviso - si accumula la neve e non si scioglie neanche d’estate». Dalle pareti ci sono anche infiltrazioni d’acqua che appena raggiunto l’ambiente freddo inizia a cristallizzarsi.

«Ricordo gli anziani delle borgate alte che ne parlavano sempre - dice il sindaco Mario Munari - e molti la utilizzavano. Valorizzare quel sito è un’ipotesi di cui si è discusso qualche volta in Comune, ma poi dalle parole non siamo mai passati ai fatti. Potrebbe essere un progetto».

Bellino d’estate si ravviva grazie alla presenza di numerosi villeggianti e di chi ha una seconda casa, ma i residenti tutto l’anno sono poche decine, in maggioranza anziani. I ricordi si perdono nei racconti. Bruno Gallian è il gestore del rifugio Melezè, la guida a cui chiedere informazioni per trovare la ghiacciaia (0175 95338): «Mia madre e mia zia dicono che la gente usava quella grotta per conservare la carne. In particolare, si portavano lì vitelli morti in casa, oppure altri animali come capre e pecore e la selvaggina quando qualcuno riusciva a catturarla. Insomma, era utilizzata prima della Seconda guerra mondiale e poi fino agli Anni ’50. Poi sono arrivati i frigoriferi elettrici».

andrea garassino


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