ebook di Fulvio Romano

mercoledì 11 ottobre 2017

La Sicilia a 5 Stelle Parenti e portaborse nella listaCancellerai

La Stampa

Italia


Mogli, fidanzati e assistenti corrono per le Regionali
Anche nel Lazio si sfrutta lavoro e famiglia per candidarsi

Nel M5S la famiglia è molto importante. Famiglia naturale e famiglia politica, s’intende. Perché è ormai una costante quella di ritrovare nelle liste dei candidati parenti o amici di attivismo diventati nel frattempo assistenti o portaborse. Qualche giorno fa ad accendere una luce su questa deriva dei grillini ci ha pensato Davide Barillari, ex candidato governatore del M5S per il Lazio e di nuovo in corsa per la Regione, contro la deputata Roberta Lombardi: «Noi siamo contro chi sfrutta un lavoro in una istituzione per prepararsi una candidatura. Così come lo siamo contro le parentele. Purtroppo abbiamo avuto in passato queste cose, madre e figli in Parlamento ( Cristian Iannuzzi e Ivana Simeoni, usciti dal M5S, ndr); su Roma il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, la moglie (Giovanna Tadonio, assessore III Municipio, ndr), la sorella (Francesca, ora candidata, ndr)». Barillari forse non sa che la «portaborsopoli» grillina in Sicilia, dove il M5S ha denunciato gli «impresentabili» nelle liste del candidato di centrodestra Nello Musumeci, è ancora più estrema. 

Nell’esercito di candidati della lista di Giancarlo Cancelleri l’osmosi tra candidature, portaborse e parenti è un vizio che parte dalla testa. Cioè proprio da Cancelleri, che, come è noto, ha una sorella, Azzurra, deputata. Anche il suo recente nemico, quel Mauro Giulivi che aveva fatto inutilmente ricorso contro lo stop della Casaleggio Associati alla sua candidatura, ha un affetto alla Camera: la fidanzata Chiara Di Benedetto, deputata. Ma il reticolo di nomi e di legami è ancora più fitto. Nella lista dei candidati appare Stefania Campo, ex assessore del comune grillino di Ragusa, dimissionata dopo essere stata accusata di aver fatto pressioni per infilare il marito nella cooperativa che gestisce la lettura dei contatori. Francesco Cappello, invece, ha un fratello che ci teneva proprio ad avere una poltrona: è stato candidato alle amministrative di Caltagirone nel 2012, a quelle del 2016 e alle europee del 2014. Diana Valeria ha un compagno che è stato candidato con lei a Catania nel 2012, finito prima nella graduatoria dello staff del M5S in Regione e poi entrato in servizio in Senato al seguito della questora Laura Bottici. Alberto Laspada si è candidato quest’anno dopo aver fatto, pure lui, l’assistente all’Ars, mentre Rosa Vilardi, risulta collaboratrice dell’onorevole Giulia Di Vita, sospesa dal M5S dopo lo scandalo delle firme false a Palermo. 

Jose Marano e Marco Nipitella, moglie e marito, sono un’altra coppia d’amore pentastellato e si alternano nelle candidature. Lui era in lizza per le regionali del 2012, lei, dopo aver provato ad agguantare un posto alle europee, è in gara per palazzo dei Normanni. Alla “s” dell’elenco c’è Luigi Sunseri, collaboratore dell’europarlamentare Ignazio Corrao, a cui nel 2014 aveva lasciato il posto Salvatore Cinà, oggi ricandidato in Regione. Nello staff di Corrao c’è anche Giuseppe Lomonaco, che fallita l’elezione alla Regione nel 2012 è partito per Bruxelles dopo un passaggio all’Ars: la fidanzata, Paola Pietradura, di Gela come lui, lo ha raggiunto in Belgio nella sede locale dello studio dell’avvocato Carmelo Giurdanella, già candidato sindaco M5S a Vittoria. Quando salì a Roma, Tommaso Currò, primo parlamentare eretico, poi passato al Pd, aveva come inseparabile assistente Giuseppe Scarcella, oggi nell’elenco dei candidati dopo aver ambito al ruolo di governatore. Scarcella è catanese come Clementina Iuppa, in corsa per il Comune nel 2013 e cognata di Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia fino alla rottura con il governatore Rosario Crocetta. A questa tornata Iuppa non si è candidata e fa la portaborse di Angela Foti, che invece c’è nella squadra di Cancelleri. Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo volevano un M5S aperto a tutti e chiuso ai carrierismi. Avevano sottovalutato che la politica è anche un lavoro. 

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