ebook di Fulvio Romano

martedì 10 ottobre 2017

La rivincita delle castagne


LA STAMPA

L’insetto killer ora non fa più paura

La raccolta era azzerata, quest’anno crescita boom del 25% sul 2016

L’hanno paragonato allo scontro tra Terminator e gli alieni, oppure a un match di boxe tra Rocky e Ivan Drago: è la sfida tra «torymus sinensis» (l’insetto buono) e «drycosmus kuriphilus» (quello cattivo), comunemente conosciuto come cinipide. Arrivato dalla Cina, ha attaccato i boschi in tutta Italia, arrivando quasi ad azzerare la raccolta di castagne. Dopo dieci anni di «lotta biologica», senza l’ausilio della chimica, il torymus sta avendo la meglio, tanto che, secondo le stime Coldiretti, quest’anno la produzione dei castagneti registrerà un aumento del 25% a livello nazionale, per generare un volume compreso tra i 25 e i 30 milioni di chili, comunque la metà rispetto al 2008.

La situazione è molto diversa da zona a zona. «In Campania, la regione di maggior produzione in Italia, ci aspettiamo un vero boom, con un incremento del 40% rispetto a dieci anni fa - dice Caterina Isabella, responsabile regionale Coldiretti -. La Castagna Igp di Serino e il Marrone di Roccadaspide Igp torneranno protagonisti delle sagre autunnali». 

Un po’ ovunque sta migliorando lo stato di salute di quello che Giovanni Pascoli chiamava «l’italico albero del pane». Alla Cooperativa agricola di Vallerano, Canepina e dei Monti Cimini, in provincia di Viterbo, si aspettano un raccolto pari a un quinto di quello medio registrato prima della malattia delle piante ma, dopo un 2016 in cui la produzione era stata praticamente nulla, si tratta di un buon risultato, dovuto soprattutto al «lavoro» del torymus. 

Questo naturale antagonista del dannoso insetto cinese era stato lanciato per la prima volta nel Cuneese nel 2009 e si era rivelato l’arma perfetta per difendere i castagni in Piemonte (35 mila quintali di raccolto stimato per il 2017), dove ormai è stato sconfitto.

Nelle aree in cui è stato utilizzato dopo, oggi cominciano ad arrivare i primi risultati. E’ il caso di Veneto e Lombardia, mentre restano in difficoltà Toscana, Emilia Romagna e Calabria. «Semplicemente perché sono partite più tardi - interviene Carlo Ricci, entomologo dell’Università di Perugia -. Il cinipide che ha colpito i castagni è solo una delle 3 o 4 specie nuove di insetti che ogni anno arrivano accidentalmente nell’area del Mediterraneo e che si possono rivelare pericolose per le nostre colture: contro questi parassiti, la lotta biologica spesso si rivela vincente, e quando anche sia necessario utilizzare prodotti chimici, le severe normative Ue impongono limiti e controlli frequenti per evitare rischi alla salute dei consumatori».

A livello nazionale, sono 34 mila le aziende agricole che, tra le altre attività, producono castagne, su una superficie pari a oltre 750 mila ettari di boschi. Se il cinipide non fa più così paura, adesso è la mancanza di pioggia a creare seri problemi alle piante. «Se non pioverà entro un mese, molti alberi moriranno - spiega Vanni Nasi, castanicoltore di Gambasca, in Valle Po -. Senz’acqua, le poche castagne che riusciremo a raccogliere sono rimaste molto piccole e di minore qualità». Per Lorenzo Bazzana, responsabile economico Coldiretti, «ci sarebbe stata una produzione ancora maggiore senza la siccità: questo inciderà sulle quotazioni, così come l’import». Nei mercati e sugli scaffali ci sono castagne spagnole, portoghesi, turche, greche e soprattutto cilene. Lo scorso anno, ne sono stati importati in Italia 36 milioni di chili, che molti consumatori scambiano per prodotto italiano. Intanto i prezzi di quelle tricolori vanno da 1 a 5 euro al chilo in base a grandezza e qualità. Le più pregiate sono quelle certificate, come la Castagna di Vallerano Dop del Lazio, il Marrone del Mugello Igp in Toscana o la Castagna Cuneo Igp in Piemonte, che sarà protagonista alla Fiera nazionale del Marrone da venerdì proprio a Cuneo.

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alberto prieri