ebook di Fulvio Romano

venerdì 29 agosto 2014

E adesso danno le foreste ai privati ( Liguria, tra Calabria e Far West...)

LA STAMPA

Imperia

Foreste ai privati, ed è subito polemica

L’assessore Barbagallo: “Le aree che adesso sono improduttive diventeranno presto fonte di guadagno”

I boschi di proprietà della Regione e quindi di tutti, per 12 lunghi anni in esclusivo uso ai privati. I quali nelle foreste riconquistate a fatica proprio grazie all’assenza dell’essere umano dai loro veri titolari, gli animali selvatici, potranno fare ora una moltitudine di cose non tutte splendide: dal taglio di alberi - almeno sulla carta rigidamente regolamentato - a impianti ricettivi quali agriturismi e bivacchi, recupero di fabbricati in disuso, strade tagliabosco, coltivazioni, apertura di sentieri e quant’altro la legge sulla «protezione» dei boschi, teoricamente, conceda. C’è anche chi pensa di costruire agricampeggi con romantici rifugi sui rami degli alberi (gli uccelli dovranno adeguarsi e faranno nidi da altre parti), a imitazione di quanto già assurdamente succede in alcuni parchi degli States. Una legge regionale, quella approvata e non ancora attuata, ma già subito preda di roventi polemiche. Già un anno fa le associazioni ambientaliste si erano divise: Legambiente era favorevole al progetto ravvisandone gli aspetti migliori, Italia Nostra era contraria domandandosi chi e soprattutto come gestirà l’immenso e inestimabile tesoro verde della Liguria. A gettare acqua sul fuoco e, anzi, a difendere strenuamente il progetto è Giovanni Barbagallo, assessore regionale alle Politiche agricole, vero ideatore del piano: «Non capisco le perplessità. La Liguria è la regione con la maggiore superficie boscata d’Italia e io credo che il progetto non possa che portare vantaggi. Insomma, non dimentichiamoci che le foreste sono abbandonate, nessuno le cura come si faceva una volta: ora il bosco è sì salvaguardato, ma improduttivo. Con il nostro progetto diventa invece una risorsa. Questa è una legge-pilota unica in Italia e sta diventando un modello per tutti: d’altra parte è stata approvata senza voti contrari dal Consiglio regionale. Si è capito che così si ridà impulso a immensi territori che necessitano della mano dell’uomo per restare vitali».

Ma come, visto che l’uomo - specie in assenza di controlli - in genere distrugge? «Semplice - continua l’assessore - I boschi che ricadono nei territori dei Comuni montani venivano tagliati dietro autorizzazione una sola volta ogni 20 anni. Un danno. Oggi, invece, affidando i territori e dando continuità alle cure del bosco, l’uomo potrà ridare slancio alla flora, proteggere la fauna e creare anche nuovi posti di lavoro».

Finora le domande presentate dai privati sono 17. Dieci dalla Liguria, 6 da altre regioni, soprattutto Piemonte e Lombardia e una dalla Francia. In svariati casi si tratta di aziende del legname che ora vedono la Liguria come nuova terra di conquista. «Le domande sono strettamente verificate, c’è una commissione apposita che analizza i progetti allegati: se sono compatibili con le leggi che tutelano l'ambiente bene, altrimenti non diamo la concessione. Si tratta di soggetti qualificati e specializzati: dall’azienda che taglia il bosco alla cooperativa sociale», dice ancora Barbagallo. E aggiunge: «Concedendo il territorio per 12 anni, i titolari potranno accedere a fondi europei, ad esempio per realizzare strade tagliafuoco e altro ancora».

L’assessore non si ferma e annuncia: «Abbiamo deciso di promuovere la creazione di consorzi tra quei proprietari di boschi privati che lasciano le loro foreste improduttive: con un contributo di 35 mila euro cercheremo di favorire nuovamente la raccolta per esempio delle castagne e di altri prodotti della foresta. È ora di ritornare sulle montagne». Almeno per quello che resterà. La speranza è che la prossima volta ad essere «venduto» ai privati non sia anche il mare.

giulio geluardi


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