Italia
Contromano in autostrada
Una vittima ogni dieci giorni
La Polstrada: “Colpa dell’alcol e di chi si distrae con il telefonino”
La Polstrada: “Colpa dell’alcol e di chi si distrae con il telefonino”
«Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire» come cantava Lucio Battisti magari non ci prova nessuno. Guidare contromano in autostrada lo fanno invece sempre di più. Secondo l’osservatorio dell’Asaps, l’associazione che sostiene la Polstrada, solo nei primi sei mesi di quest’anno ci sono stati 170 casi che hanno provocato 17 vittime, il 143% in più dell’anno scorso e 128 feriti, il 56% in più dei primi sei mesi del 2013. L’ultimo caso l’altra notte sulla A7 quando un trentenne kosovaro ha imboccato dalla parte sbagliata lo svincolo di Ronco Scrivia e si è fatto 25 chilometri prima di essere fermato dalla Polstrada: «Sono stanco, avevo guidato per 1200 chilometri».
Gli stranieri che non conoscono la segnaletica sono il 26% dei conducenti che vanno contromano, il 24% sono invece autisti in fuga dall’alt della polizia, il 20% ubriachi o sotto effetto di stupefacenti, il 10,6% anziani. «In grande aumento sono i casi di chi si distrae perché manda messaggi o mail o fa i selfie coi telefonini», denuncia Giordano Biserni il presidente di Asaps. «Per combattere il problema ci vorrebbe un aumento della segnaletica autostradale e bisognerebbe che nei punti critici si adottasse un sistema di fotocellule con avvisatori acustici e visivi che entrino in funzione dopo i primi metri percorsi contromano».
Magari si sarebbe salvato il 75enne di Pistoia morto qualche anno fa sulla Firenze-Lucca per aver fatto un frontale all’altezza del casello di Capannori. O non ci sarebbe stata la carambola di auto che ha provocato un morto e tre feriti nella galleria dell’Anzema sulla A26 Genova Voltri-Gravellona Toce. O i tre morti sulla Asti-Torino alla barriera di Villanova provocati da un’automobilista ubriaco. O quello che ha perso la vita sulla A14 all’altezza di Macerata. Per non parlare del guidatore di scooter che nemmeno doveva entrare in autostrada e che ha perso la vita alle sei del mattino mentre rientrava a casa a Campi Bisenzio e che per far prima aveva preso la A1 a Calenzano. O del ciclista, addirittura un ciclista di 29 anni originario della Lituania che faceva contromano la corsia di emergenza a Monselice sulla A13 vicino a Rovigo. Fino al caso più grave, nel ponte di Ferragosto di tre anni fa, quando un albanese trentacinquenne ubriaco alla guida di un suv, sulla A26 Voltri-Sempione all’altezza di Ovada ha centrato un’auto con quattro turisti francesi uccidendoli sul colpo.
Per cercare di arginare il fenomeno che è in crescita in tutto il mondo, in Canton Ticino quest’autunno partirà una sperimentazione sulla rete autostradale con segnalatori luminosi e contestuali collegamenti via radio con la polizia stradale. Un primo apparecchio è già stato installato sulla corsia Sud-Nord della A2 all’altezza di Monte Carasso. In Austria, Slovenia e nei Paesi del Nord oltre al consueto cartello di divieto d’accesso e alla segnaletica ordinaria sono messi grandi fari gialli assai visibili anche di notte.
«Ma se è vero che l’aumento degli incidenti è dovuto alla disattenzione o allo stress di chi è alla guida non c’è segnaletica prepotente che valga», ammette il presidente dell’Asaps Giordano Biserni. «Ci vorrebbero i segnalatori direttamente a bordo delle auto. Ma quello che più conta è l’attenzione di chi si mette alla guida. Ad esempio le donne al volante coinvolte in questi incidenti sono una larghissima minoranza, appena il 15,3%. È vero che magari guidano meno in autostrada, ma di sicuro sono meno incoscienti». Perché alla fine un attimo di disattenzione può capitare a chiunque. Pure all’ex ministro dei Trasporti Claudio Burlando che il 16 settembre di sette anni fa percorse contromano un tratto dello svincolo autostradale A10 del casello Genova-Aeroporto evitando per un soffio un frontale con un’altra auto.
FABIO POLETTI