ebook di Fulvio Romano

giovedì 28 agosto 2014

Ed ecco il Renzi rischiatutto...

LA STAMPA

Italia

Renzi alza il tiro e prova il rischia-tutto

Dalla riforma della scuola a quella della giustizia, il premier forza i tempi. Con lo spettro delle elezioni a primavera

Dal ritorno dalle vacanze Matteo Renzi, pur restando loquace come sempre, ha nettamente intensificato il volume e la qualità degli annunci. Ha fatto circolare la notizia che presto potrebbero assunti centomila precari della scuola; è tornato a vagheggiare l’allargamento del bonus da 80 euro ad altre fasce sociali; ha tratteggiato l’Europa con colori meno idilliaci del solito; è intenzionato a mandare avanti il pacchetto-Giustizia a dispetto delle crescente perplessità di Berlusconi e di Alfano; si è riproposto come «giusto», proponendo con un tweet il dimezzamento dei tempi di chiusura dei tribunali durante le ferie estive; ieri ha incontrato a palazzo Chigi il leader della Fiom Maurizio Landini, alludendo così ad un rapporto diretto con la «base» operaia, a prescindere dai vertici della «Triplice».

Tre giorni col passo decisionista di chi vuole intensificare le realizzazioni del suo governo, oppure di chi vuol mettere tanta carne al fuoco, provocando resistenze e reazioni che possano accelerare uno showdown elettorale nella primavera del 2015? Indubbiamente un Renzi rischia-tutto, ma a palazzo Chigi smentiscono con energia qualsiasi illazione in chiave elettoralistica e lo stesso premier, preparandosi a lanciare il programma dei mille giorni, ha assunto la postura di chi vuol tirare dritto a lungo. Ma alcuni segnali autorizzano il dubbio. Il dossier scuola - per effetto di annunci a singhiozzo e tra loro contraddittori - non ha ancora contorni precisi e dunque quel che trapela ha la stessa valenza probabilistica di quel che èaffermato in chiaro. Eppure, una prima stima sul piano-insegnanti parla di una stima di 2,5-3 miliardi, decisamente più alta di una prima valutazione a caldo. Ma la novità più spiazzante è un’altra: pare che il presidente del Consiglio preferisca assumere i centomila docenti, pescandoli tutti dalle graduatorie ad esaurimento, dove stazionano 154mila precari «storici», rinunciando alla via del concorso, che sembrava dovesse coprire il 50 per cento dei nuovi assunti.

Una grossa operazione di consenso dal costo finanziario imprecisato e del quale in queste ore, in vista del Cdm di domani, si stanno valutando i futuri costi ma soprattutto le possibili coperture. Il segnale che non tutto sia lineare anche dentro al governo viene da una risposta data dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una intervista al Corriere della Sera. Al giornalista che gli chiedeva se scuola e sanità fossero aree da sottrarre alla revisione di spesa, la risposta è stata esplicita: «Riteniamo che ci siano margini finora largamente non considerati di miglioramento di efficienza in tutta la pubblica amministrazione», «non c’è un settore più spendaccione di un altro». Una risposta, come sempre in Padoan, che evita qualsiasi contrapposizione con Renzi ma che implica una diversità di approccio soprattutto alla luce della intenzione del presidente del Consiglio di spingere sull’acceleratore delle assunzioni nella scuola. Da parte sua Renzi insiste con i suoi messaggi ottimistici, lanciando il suo promettente fine settimana con il consueto tweet mattutino: «Non male questo fine settimana: giustizia, sblocca Italia, nomine europee, poi scuola e #millegiorni. #italiariparte, #ciaovacanze». E in serata Renzi faceva trapelare il suo commento informale dell’incontro con Landini: «Nella differenza delle posizioni, parliamo la stessa lingua». Come dire; io e lui - pur diversissimi - stiamo dalla parte della gente comune.

FABIO MARTINI


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