Prima Pagina
I giardini di Renzi
Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati. Quell’uomo è il presidente del Consiglio. Il quale - nonostante l’Italia sia sull’orlo del baratro e la nuova parola d’ordine «passo dopo passo» prometta di fargliene fare uno in avanti - ha trovato il tempo di rispondere alla copertina dell’Economist che lo ritrae con un gelato in mano a bordo di una nave che affonda. Nella politica a fumetti, dove immagini e slogan rimpiazzano i pensieri, il nostro vanta predecessori illustri, ma non conosce rivali. Ieri ha fatto installare nel cortile di Palazzo Chigi il carretto di un noto marchio artigianale, che ringrazierà per la pubblicità gratuita, e ha passeggiato a favore di telecamera con un cono che ha tentato di sbolognare a qualche cronista, invano: siamo gente dallo stomaco dritto, noi. Il siparietto, tristissimo, si è concluso con la consegna del manufatto sgocciolante a una funzionaria, imbarazzata come tutti.
Che il premier abbia perso «il tocco»? Forse è il peso della realtà che sovrasta persino chi cerca di imbellettarla con trovate goliardiche e incitamenti da allenatore di provincia. Questo governo di mediani con un solo fantasista ancora a caccia del primo gol, più che dell’incipit di «Giardini di marzo» farebbe meglio a occuparsi del secondo verso: al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti.
Massimo Gramellini