Nomine Ue, la Russia rallenta la locomotiva tedesca e spiana la strada a Federica Mogherini in Europa
L'Huffington Post | Di Flavio Bini
L’ultimo indizio è arrivato nel pomeriggio direttamente da Jean Claude Juncker. Nella prossima Commissione, ha spiegato il nuovo presidente, le donne “sono notevolmente meno degli uomini” ma verranno ricompensati con "portafogli importanti o uno o due posti di miei vice". A uno di questi punta da tempo Federica Mogherini, in corsa per la poltrona di Alto Rappresentante per la Politica Estera, e l’evoluzione del contesto geopolitico, con le sue ricadute sulle economie regionali dell’Eurozona, potrebbe darle la spinta definitiva.
Questo suggerisce l’ultimo, ennesimo, segnale di allarme che arriva dalla Germania: la flessione più pesante delle attese dell’indice IFO sulla fiducia delle imprese tedesche. Indice spinto al ribasso soprattutto dalla crisi in Ucraina e dalle sanzioni contro la Russia che rischiano di mettere in seria difficoltà le esportazioni del Paese verso Mosca, uno dei maggiori partner commerciali della Germania. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, un impresa su dieci, tra quelle che hanno rapporti commerciali con l’estero, vende prodotti in Russia. Secondo un report di Deutsche Bank, tra le principali economie europee, in termini assoluti e non percentuali, l’economia tedesca è quella che sarebbe più penalizzata da un peggioramento dei rapporti tra i due Paesi. Le esportazioni verso la Russia costituiscono circa il 3,1% del totale (contro il 2,1 della Francia e il 2,6 dell’Italia) e valgono circa 1,5 punti percentuali di Pil.
Numeri da riscrivere ora che le sanzioni cominciano a sortire i loro effetti. Nei primi sei mesi dell’anno l’export verso la Russia è calato del 15,5% rispetto al 2013. Prima ancora che le misure venissero rafforzate dopo la tragedia del volo abbattuto sui cieli ucraini e prima che Mosca decidesse di mettere in pratica a sua volta le proprie controsanzioni. Per la Germania l’impatto sull’economia rischia di essere molto pesante. Un altro report di Deutsche Bank ha previsto per l’anno una caduta delle esportazioni del 20/25%.
Numeri importanti per un Paese che ha scelto da tempo l’export come locomotiva del proprio prodotto interno lordo, segnato invece da una domanda interna e da investimenti stabilmente troppo bassi. Quel -0,2% di frenata dell’economia tedescanel secondo trimestre comunicato dall’Istituto di statistica nazionale, seppur temporaneo e ancora non condizionato eccessivamente dal peso delle sanzioni, ha offerto un ulteriore elemento di preoccupazione. A marzo la principale banca tedesca calcolava un possibile impatto negativo di 0,5 punti sulla crescita del Paese nel caso in cui il calo delle esportazioni raggiungesse il 30%. Una batosta per un’economia che, malgrado il passo falso del secondo trimestre, confida ancora di potere crescere – secondo le stime dell’Istat tedesco – dell’1,8% entro la fine dell’anno. Forse, ed è quello che lasciano intendere anche le borse oggi, anche grazie alla spinta delle "misure non convenzionali" annunciate qualche giorno fa da Mario Draghi e di cui anche la Germania potrebbe giovare.
È in questo quadro che si incastra la partita delle nomine Ue ed è in questo intreccio che il nome di Federica Mogherini potrebbe essere vista con un occhio diverso da Berlino. Il ministro degli esteri italiano, osteggiato da una parte dei paesi dell’Est proprio perché considerata eccessivamente filorussa, ora potrebbe tornare non così sgradita proprio ad un altro dei suoi principali detrattori iniziali, la Germania, ora preoccupata dall’impatto sulla propria economia delle sanzioni alla Russia.
Dopo settimane di abboccamenti, il valzer delle prese di posizioni ufficiali l’ha fatto partire oggi Angela Merkel, annunciando di sostenere la nomina di Luis de Guindos, spagnolo e popolare, a capo dell’Eurogruppo. Sul fronte interno dal sottosegretario alla presidenza Sandro Gozi, plenipotenziario del governo nella trattativa con Bruxelles, è arrivato invece l’endorsement ufficiale per il francese Pierre Moscovici, in pole position per il posto di sostituto di Olli Rehn come Commissario agli Affari Economici e Monetari. Condizioni che fanno salire le quotazioni di Federica Mogherini al posto della baronessa Ashton dopo la costituzione dell’asse Roma-Parigi per sponsorizzare reciprocamente le proprie candidature.
E persino il settimanale Der Spiegel, che soltanto un mese fa era arrivato a definire “sconsiderata” la candidatura della Mogherini ora si trova a riconoscere che ad oggi “è considerata la favorita per la successione della britannica Catherine Ashton”. Qualcosa è cambiato a Berlino e dintorni, e il ministro italiano, alla fine dei conti, si può rivelare un’opzione favorevole anche per Angela Merkel.