Aosta
Il cumino , una lunga storia
tra gusto e tradizione
Il cumino dei prati (carum carvi), che si può trovare fin oltre i 2000 metri su prati e pascoli, sta per aprirsi alla raccolta del seme «prezioso». I suoi fiori a ombrella bianca con il passare dei giorni si sta rinsecchendo e bisogna essere pronti per cogliere il frutto prima che l’autunno disperda i piccoli grani che si riconoscono anche per un taglietto simile, anche se molto più piccolo, al grano del caffè. Il cumino ha alcune interessanti proprietà: è diuretico, stimolante, carminativo e rinfresca la bocca. Un tempo serviva, come il chiodo di garofano, a migliorare l’alito dopo aver mangiato cipolle e aglio. Un cataplasma di semi serviva inoltre per gli umani e le bovine a calmare il gonfiore alle mammelle.
Oggi il seme è usato per aromatizzare pane, torte, biscotti, salse e sottaceti, cibi e bevande. Viene usato con il seme intero o macinato nelle cucine di tanti paesi, da Oriente a Occidente. Già i Greci tenevano il cumino a tavola come con il pepe o il peperoncino.
Viene citato nella Bibbia nel libro di Isaia, assieme al grano, all’orzo e all’aneto e nel Vangelo di Matteo.
I tedeschi con il cumino preparano il Kümmel, nome tedesco della piantina che ha dato il nome all’acquavite aromatizzata, un distillato incolore, in voga in Europa a partire dal Rinascimento.
Poi esiste un preteso risvolto magico di questa pianta. Nel Medioevo la superstizione raccontava che il cumino frenava gli amanti dal desiderio di fuggire, creava cioè un legame inscindibile. Si raccontava anche che impedisse ai polli di abbandonare il pollaio. Soprattutto si raccontava che portare dei semi di cumino alla cerimonia nuziale assicurava agli sposi un’esistenza felice.
Esiste tutt’oggi nel piemontese della zona del canavese un’espressione che si innesta su queste credenze. Si dice «a l’an daie al cumin» cioè « le hanno somministrato il cumino» in riferimento alle ragazze follemente innamorate di qualcuno.
Teresa Charles