Economia
Prezzi sotto zero, l’Italia va in deflazione
Non accadeva dal 1959. La disoccupazione torna a salire e il terzo trimestre è già in stagnazione
Non accadeva dal 1959. La disoccupazione torna a salire e il terzo trimestre è già in stagnazione
Deflazione, disoccupazione ancora in salita, recessione. È la tripletta di dati negativi piombata ieri sull’economia italiana. Tre importanti tasselli di una difficoltà generale del Paese che per tutta l’estate si sperava ancora di poter allontanare. Da ieri questa prospettiva non c’è più.
La soglia è stata varcata con il dato sull’inflazione che ancora a luglio oscillava tra il terreno positivo e quello negativo. Poi nel mese di agosto ha definitivamente preso il segno meno: l’indice dei prezzi al consumo, misurato dall’Istat, è infatti indietreggiato dello 0,1%, su un anno fa (+0,2% su luglio). Guardando nel dettaglio, ad agosto risultano in deflazione tre settori su dodici, tra i comparti monitorati dall’Istat. I prezzi infatti scendono, su base annua, per alimentare (-0,5%), comunicazioni (-9,1%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-1,1%). L’istituto di statistica sottolinea che tra i tre, il capitolo comunicazioni presenta tassi negativi già da lungo tempo. Forse unica nota «positiva dato» che è più che altro il progresso tecnologico a provocare questo effetto.
Certo è che era oltre mezzo secolo che i prezzi dell’Istat non finivano sotto zero. Bisogna infatti tornare indietro al 1959 per trovare lo stesso trend. Allora però l’economia del nostro Paese era in pieno boom con una voglia di spendere e una concorrenza tra i negozianti che li spingeva a rivedere al ribasso i listini. Oggi le famiglie italiane soffrono una debolezza generale che frena gli acquisti e pesa sui listini del supermercato. Per fare un confronto, in Europa si registra una lieve accelerazione del costo della vita, con il dato annuale dell’inflazione salito ad agosto a +0,9%, meglio del +0,8% atteso dagli economisti. Si tratta sempre di un dato molto basso che indica un’economia sofferente, che stenta a crescere. Sale quindi l’attesa per la riunione del consiglio direttivo della Bce che si terrà la prossima settimana, Francoforte potrebbe varare misure straordinarie di stimolo alla crescita andando così contro la ferma opposizione del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble.
La seconda doccia fredda sul nostro Paese è arrivata ieri dal mondo del lavoro. Sempre l’Istat ha rilevato che la disoccupazione è tornata a salire e a luglio è balzata al 12,6%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su giugno e di mezzo punto sull’anno scorso. Ogni giorno vanno bruciati mille posti di lavoro e il dato azzera così la flessione del mese precedente, con il tasso che torna indietro al mese di maggio, di un filo sotto ai massimi storici. Unica lieve nota positiva sta nel leggero calo della disoccupazione giovanile (15-24 anni) che nel mese di luglio è arretrata al 42,9% in calo di 0,8 punti percentuali su base mensile ma in rialzo di 2,9 punti nel confronto annuo. I disoccupati under 25 sono oggi 705mila.
Le aziende non investono, non assumono, le famiglie non consumano. Le conseguenze si vedono sul Pil che in più soffre anche le crisi internazionali e il calo dell’export. Così l’economia italiana nel secondo trimestre del 2014 si è contratta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Quel che è peggio è che nel terzo trimestre dell’anno non ci saranno miglioramenti. È la terza brutta notizia arrivata ieri dall’Istat: «Le previsioni per il terzo trimestre 2014 indicano una sostanziale stagnazione dell’economia», dice l’Istituto nella nota mensile sulle stime per l’Italia. «La variazione congiunturale del Pil prevista per il terzo trimestre è pari a zero con un intervallo di confidenza compreso tra +0,2% e -0,2%». Alla luce di questa previsione, la crescita acquisita per il 2014 diventa del -0,3%, dal -0,2% indicato alla fine del secondo trimestre. Per effetti di arrotondamento l’Istat, ha invece rivisto la stima sul Pil tendenziale (rilasciata il 6 agosto) in miglioramento da -0,3% a -0,2%. Considerando che nel primo trimestre il Prodotto interno lordo aveva segnato un -0,1% nel confronto congiunturale, l’Italia è di fatto in recessione. Tenuto conto di tutti questi elementi la strada porta verso il rischio di un terzo anno con Pil negativo.
sandra riccio