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Nido di Vespa
Bando ai perbenismi: l’intervista di Bruno Vespa ai Casamonicas, protagonisti del funerale dell’estate, è stato un colpo giornalistico. Sarebbe stata anche una pagina di televisione, se si fosse trattato di un’intervista vera. Invece Vespa ha fatto sedere i due membri incensurati del clan mafioso sulle stesse poltroncine bianche che ogni sera ospitano le terga di politici, criminologi e cantanti. Li ha integrati nella tradizionale messinscena di «Porta a Porta». Un errore clamoroso per un professionista del suo calibro, che sa bene come in televisione il contesto valga molto più del testo. Qualcuno ha trovato scandalosi il tono confidenziale della serata e certi siparietti di umorismo involontario degni di Totò («Siete una famiglia sterminata», «Ma che sterminata, dottor Vespa, siamo tutti vivi!»). Però è inevitabile che, quando il Male accetta di comparire in televisione, lo faccia per esibire una patente di innocenza. Proprio per questo andrebbe raccontato con un linguaggio che ne sottolinei la diversità e ne prenda le distanze. Sostiene Vespa: Enzo Biagi intervistò criminali del calibro di Buscetta e Sindona. Sì, ma come li intervistò? In solitudine. E lontano dalla solita scenografia e dai meccanismi abituali del suo programma, per segnalare allo spettatore l’eccezionalità di quanto stava avvenendo.
Vespa non ha sbagliato a farci sentire la versione dei Casamonicas, ma a metterli comodi nel suo salotto, che poi sarebbe il nostro.
Massimo Gramellini