Esteri
Oggi le regionali a Barcellona, favorita è la lista secessionista di Artur Mas
Per “El Mundo” sono le elezioni più delicate della storia spagnola. Ecco perché
Per “El Mundo” sono le elezioni più delicate della storia spagnola.
Elezioni regionali mascherate da plebiscito sull’indipendenza. Nel cuore dell’Europa scoppia la bomba catalana. I secessionisti di Barcellona lanciano la sfida: «Se vinciamo le elezioni parte la disconnessione unilaterale da Madrid». «È il giorno delle elezioni più importanti della storia della democrazia spagnola». Secondo i sondaggi, la lista Junts pel Sí di Artur Mas, otterrà la maggioranza assoluta dei seggi, grazie all’appoggio della Cup, la sinistra radicale pro-indipendenza. Se così fosse, il nuovo parlamento dichiarerà la secessione.
A meno dieci giorni dal voto è arrivata la bomba sulla campagna elettorale, le grandi banche, incluso quelle catalane come la potentissima Caixa, si dichiarano contro l’indipendenza, minacciando di portare via la sede dalla Catalogna. I secessionisti gridano contro i poteri forti e la loro «strategia della paura», per gli unionisti è un assist.
È il giorno in cui si commemora la caduta di Barcellona per mano dei Borbone nel 1714. Dal 2012 è diventata l’occasione per manifestazioni oceaniche per chiedere prima un referendum e poi l’indipendenza. La mobilitazione della Diada, secondo molti, è stata decisiva per spostare Artur Mas su posizioni separatiste.
È la bandiera catalana, con la stella repubblicana. Chiunque passi qualche ora a Barcellona o nel resto della Catalogna ne vedrà tantissime esposte alla finestra. Giovedì scorso, durante la festa della Mercé, la Santa patrona della città, ne è comparsa una al balcone del Comune, i popolari hanno risposto con quella spagnola. Risultato: una semi rissa.
Buona parte del dibattito sulla secessione si gioca sulle tasse. La dinamica è quella già vista in altri Stati: la Catalogna, regione ricca, protesta per un carico eccessivo rispetto ad altre comunità. Il presidente catalano Mas accusa: «Di patto fiscale a Madrid nemmeno vogliono parlare, non ci resta che l’indipendenza». Secondo molti però, Barcellona ha un debito che da sola non potrebbe sostenere.
Il più famoso candidato della lista indipendentista Junt pel sí, è piazzato come ultimo della lista (non ci sono le preferenze). L’allenatore del Bayern ha polemizzato con i dirigenti della Liga e con il governo di Madrid che gli rinfacciavano le tante partite con la nazionale spagnola.
«Se la Catalogna diventa indipendente, il Barcellona non giocherà più nella Liga spagnola». Le parole del capo del comitato sportivo Miguel Cardena hanno scatenato un polverone. Il campionato perderebbe El clasico Barça-Real Madrid, la partita più seguita al mondo. Uno scenario a cui nessuno crede, a cominciare dal club catalano: «Ma mi aspetto di tutto, ormai», ha commentato l’allenatore blaugrana Luis Enrique.
È uno dei grandi dilemmi: i catalani continueranno a essere spagnoli? Secondo gli indipendentisti, chi lo vorrà potrà avere il doppio passaporto. Il governo su questo non è chiaro, si è sentito di tutto compresa una gaffe di Rajoy che rispondendo a una domanda sul tema ha balbettato.
Uno dei tanti appelli contro la Catalogna indipendente è arrivato dalla Casa Bianca. Ricevendo il re di Spagna, Obama ha detto di augurarsi «una Spagna forte e unita». Secondo i retroscena, Madrid si augurava parole più nette, come quelle pronunciate da Cameron e Merkel.
Il pane con l’olio, insieme con il pane e pomodoro, è uno delle colonne della gastronomia catalane. Piatto semplice, ma divino, è anche protagonista di una canzone molto popolare da queste parti, cantata dal grande Peret. Venerdì al comizio di chiusura al Montjuic, dal palco è partita la rumba, modificata per l’occasione: «Vogliamo il pane con l’olio, vogliamo l’indipendenza».
La campagna elettorale ha avuto questo tema forte: l’Ue accetterà una Catalogna indipendente? O, come dice Cameron, Barcellona dovrà fare la fila per rientrarci? La tesi secessionista è: i catalani già sono in Europa, nessuno avrà interesse nel cacciarli. Ma la Commissione di Bruxelles, forse pressata da Madrid, sembra orientata a posizioni più rigide.
Francesco Olivo