ebook di Fulvio Romano

domenica 27 settembre 2015

“Quanti veleni da Nairobi a Kathmandu Ci vorranno secoli per cambiare rotta”

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Messner: si è fatto troppo poco, è necessario un cambiamento culturale

«Sa, mi sembrano un po’ naif questi politici, no? Credono di risolvere i problemi del clima o dell’inquinamento in poco tempo. Da politico ho affrontato anch’io questi temi, ma sono scettico, molto scettico, perché per un’inversione ci vogliono centinaia di anni».

Reinhold Messner, che ha respirato l’aria più pura della Terra, quelle delle montagne himalayane ancora non raggiunte dalle nubi dense di veleni delle industrie cinesi e indiane, non si fa illusioni. È tornato ieri dall’Africa, dove era impegnato per un film in Kenya. Dice: «L’inquinamento del continente africano è spaventoso. Ci sono aree in cui la nebbia di inquinanti è permanente. Hanno auto vecchie e i problemi sono altri. Così come quando scalavo gli Ottomila non pensavo all’aria pulita, ma al fatto che fosse rarefatta, che avesse poco ossigeno e, dunque, dovevo dosare le energie. Tutto è relativo».

Insiste sul poco che è stato fatto finora per ridurre l’inquinamento atmosferico. «È molto difficile - dice - correggere l’abitudine di questo mondo globalizzato, affamato di energia. E in più dobbiamo fare i conti con un aumento esponenziale della popolazione. Fra non molto tempo saremo in 9 miliardi e sappiamo bene che tutto il mondo, salvo qualche eccezione, produce energia da fonti non rinnovabili, da carbone e petrolio».

Ora c’è anche il cambiamento del clima che indica una rivoluzione ambientale. «Parlando di abitudini di vita - aggiunge Messner - non possiamo che affrontare la necessità di una cultura da modificare». Sia l’Himalaya sia le Alpi, oltre a testimoniare il cambiamento climatico con l’arretramento dei ghiacciai, mostrano i segni dell’inquinamento dovuto alle attività produttive. Sostanze prodotte dalle attività industriali sono state trovate nei carotaggi sulle montagne ai confini tra Nepal e Tibet e imprigionate dai ghiacciai alpini. Il Cesio 137, isotopo radioattivo che è stato trasportato dai venti in tutta Europa dopo il disastro della centrale di Cernobil, è presente nei ghiacciai del Monte Rosa, così come in altre zone glaciali dell’arco alpino.

Messner, dopo il patto per ridurre le emissioni dei gas serra tra Usa e Cina, esprime un’attesa vigile: «Ora stiamo a vedere che cosa succede. E cioè se ai patti seguiranno i fatti. Che cosa faranno per affrontare il cambiamento climatico e soprattutto l’inquinamento prodotto dall’uomo? Negli ultimi decenni direi che è stato fatto ben poco, anzi, nulla, dal momento che il tasso di inquinamento è sempre cresciuto. Nelle città africane l’aria è irrespirabile così come in Asia. A Kathmandu da anni la gente vive con le mascherine sul volto per proteggersi dallo smog. A Nairobi è molto peggio che a Monaco o a Milano. L’Italia, tutto sommato, è un Paese fortunato, grazie alle correnti che la spazzano, la puliscono dai veleni».

Ma ora America e Cina sembrano decisi. «Così dicono - risponde Messner -. Ma gli Usa, fino a ieri, hanno negato ogni intervento, non hanno mai voluto affrontare il problema alla radice. Obama ha fatto questo passo. Bene, vedremo. Per non dire della Cina, con lo sviluppo industriale ora si accorgono del problema, perché d’inquinamento si muore. Dobbiamo correggere il nostro modo di vivere. Siamo uomini mobili. Sono appena tornato dall’Africa. Ora sono qui a Castel Juval, mille metri su un colle, con il traffico lontano. Credo che l’aria sia pulita. Ma la nostra vita è un viaggiare continuo».

enrico martinet


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Messner: si è fatto troppo poco, è necessario un cambiamento culturale

«Sa, mi sembrano un po’ naif questi politici, no? Credono di risolvere i problemi del clima o dell’inquinamento in poco tempo. Da politico ho affrontato anch’io questi temi, ma sono scettico, molto scettico, perché per un’inversione ci vogliono centinaia di anni».

Reinhold Messner, che ha respirato l’aria più pura della Terra, quelle delle montagne himalayane ancora non raggiunte dalle nubi dense di veleni delle industrie cinesi e indiane, non si fa illusioni. È tornato ieri dall’Africa, dove era impegnato per un film in Kenya. Dice: «L’inquinamento del continente africano è spaventoso. Ci sono aree in cui la nebbia di inquinanti è permanente. Hanno auto vecchie e i problemi sono altri. Così come quando scalavo gli Ottomila non pensavo all’aria pulita, ma al fatto che fosse rarefatta, che avesse poco ossigeno e, dunque, dovevo dosare le energie. Tutto è relativo».

Insiste sul poco che è stato fatto finora per ridurre l’inquinamento atmosferico. «È molto difficile - dice - correggere l’abitudine di questo mondo globalizzato, affamato di energia. E in più dobbiamo fare i conti con un aumento esponenziale della popolazione. Fra non molto tempo saremo in 9 miliardi e sappiamo bene che tutto il mondo, salvo qualche eccezione, produce energia da fonti non rinnovabili, da carbone e petrolio».

Ora c’è anche il cambiamento del clima che indica una rivoluzione ambientale. «Parlando di abitudini di vita - aggiunge Messner - non possiamo che affrontare la necessità di una cultura da modificare». Sia l’Himalaya sia le Alpi, oltre a testimoniare il cambiamento climatico con l’arretramento dei ghiacciai, mostrano i segni dell’inquinamento dovuto alle attività produttive. Sostanze prodotte dalle attività industriali sono state trovate nei carotaggi sulle montagne ai confini tra Nepal e Tibet e imprigionate dai ghiacciai alpini. Il Cesio 137, isotopo radioattivo che è stato trasportato dai venti in tutta Europa dopo il disastro della centrale di Cernobil, è presente nei ghiacciai del Monte Rosa, così come in altre zone glaciali dell’arco alpino.

Messner, dopo il patto per ridurre le emissioni dei gas serra tra Usa e Cina, esprime un’attesa vigile: «Ora stiamo a vedere che cosa succede. E cioè se ai patti seguiranno i fatti. Che cosa faranno per affrontare il cambiamento climatico e soprattutto l’inquinamento prodotto dall’uomo? Negli ultimi decenni direi che è stato fatto ben poco, anzi, nulla, dal momento che il tasso di inquinamento è sempre cresciuto. Nelle città africane l’aria è irrespirabile così come in Asia. A Kathmandu da anni la gente vive con le mascherine sul volto per proteggersi dallo smog. A Nairobi è molto peggio che a Monaco o a Milano. L’Italia, tutto sommato, è un Paese fortunato, grazie alle correnti che la spazzano, la puliscono dai veleni».

Ma ora America e Cina sembrano decisi. «Così dicono - risponde Messner -. Ma gli Usa, fino a ieri, hanno negato ogni intervento, non hanno mai voluto affrontare il problema alla radice. Obama ha fatto questo passo. Bene, vedremo. Per non dire della Cina, con lo sviluppo industriale ora si accorgono del problema, perché d’inquinamento si muore. Dobbiamo correggere il nostro modo di vivere. Siamo uomini mobili. Sono appena tornato dall’Africa. Ora sono qui a Castel Juval, mille metri su un colle, con il traffico lontano. Credo che l’aria sia pulita. Ma la nostra vita è un viaggiare continuo».

enrico martinet


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