ebook di Fulvio Romano

martedì 15 settembre 2015

Piemonte: ecotassa per bruciare i rifiuti di Liguria & Co

LA STAMPA


Cronaca

Il flusso maggiore arriva dalla Liguria

Rifiuti, il Piemonte applica l’ecotassa

per bruciare al Gerbido quelli di altre regioni 

Venti euro a tonnellata: il massimo consentito dalla legge. È il contributo, o «ecotassa» che dir si voglia, applicato dal Piemonte ai rifiuti in arrivo da altre regioni, costrette a fare i conti con l’inadeguatezza del sistema di smaltimento.

La decisione, anticipata a fine agosto dal nostro giornale, è stata confermata dalla delibera approvata in giunta regionale su proposta dell’assessore al Bilancio, Aldo Reschigna. Denaro fresco per le casse della Regione, vincolato dall’ecotassa - prevista da un decreto legislativo del 2014 e già applicata da Lombardia (peraltro contraria ad accogliere i rifiuti altrui) ed Emilia Romagna - ad investimenti pubblici in campo ambientale. Denaro che si somma a quello incassato dalle aziende piemontesi del ciclo dei rifiuti. Un salasso per le regioni in difficoltà, a corto di impianti e discariche, costrette a bussare alla porta del Piemonte. 

È il caso della vicina Liguria. Nel 2014 la regione guidata da Giovanni Toti - orfana della discarica di Scarpino, a corto di volumetrie nelle altre discariche, priva di inceneritori e di impianti di trattamento dell’organico, con una raccolta differenziata che viaggia su una media minimale del 33% - ha conferito al Piemonte 50 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. Quest’anno ne porterà 149 mila al prezzo di 110 euro a tonnellata, più il costo del trasporto: «Quasi 86 mila tonnellate sono già state trasferite nel primo semestre», calcola Roberto Ronco, funzionario dell’assessorato regionale all’Ambiente. Ora dovrà farsi carico anche dei 20 euro a tonnellata previsti dall’ecotassa: come premesso, soltanto per il pattume avviato al Gerbido.

La fotografia di un Paese a due velocità al quale il governo intende rimediare con il decreto “Sblocca Italia”: prevede l’aumento della capacità di produzione di energia (quindi di smaltimento) degli inceneritori già operativi e la costruzione di una nuova rete di impianti. 

Tra le resistenze di chi non li vuole: il Piemonte, nella persona dell’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia, ha già avvertito che l’inceneritore torinese del Gerbido e il cementificio Buzzi a Robilante, nel Cuneese, soddisfano il fabbisogno. Partita aperta.

ALESSANDRO MONDO


Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0           Copyright 2015 La Stampa           Bobby WorldWide Approved AAA