ebook di Fulvio Romano

sabato 19 settembre 2015

Genova, allarme amianto nella terra del Terzo valico

LA STAMPA

Italia


Concentrazioni molto più alte della norma, i No Tav: lo avevamo detto

C’è amianto e ce n’è tanto nelle terre del Terzo valico, nel cantiere di Cravasco, in Valverde a Genova. Se fino a qualche giorno fa tenevano banco i sospetti e le denunce dei No Tav, ora parlano i numeri: i risultati delle analisi effettuate dall’Arpal sono da brividi ed evidenziano che la concentrazione di amianto è fuorilegge e da allarme rosso :1,7 grammi ogni chilo di terra-roccia estratta dagli scavi, che vuol dire 0,7 grammi in più del limite consentito (un grammo per ogni chilo è la soglia che gli esperti definiscono «naturale»). Il rapporto ufficiale (accompagnato da tutta la documentazione) verrà stilato lunedì mattina e consegnato al procuratore capo di Genova Michele Di Lecce che, da alcune settimane, ha deciso di seguire in prima persona, questa vicenda che ha già scatenato blocchi stradali e polemiche. Il tracciato del Terzo valico, considerata opera primaria per i collegamenti con il centro Europa, si svilupperà per 53 chilometri, 37 dei quali in galleria; è prevista la realizzazione di interconnessioni per 25 km, di cui oltre 16,5 sempre in galleria. La tratta sarà integrata con la linea già esistente, assicurando a Sud il collegamento diretto con i bacini portuali e con la linea Savona-Ventimiglia; a Nord sarà collegata con Torino in prossimità di Novi Ligure e, in direzione di Milano, alla linea Alessandria-Piacenza, in prossimità di Tortona.

L’inchiesta e i costi 

È prematuro fare previsioni, ma non si può escludere che la Procura possa arrivare alla decisione di mettere sotto sequestro il cantiere (gli scavi sono fermi da ormai due mesi) e allungare ancora i tempi dell’opera. C’è, però, un altro aspetto non secondario: potrebbero essere altissimi i costi di smaltimento delle «terre avvelenate» che dovranno essere portate addirittura in Germania. Adesso c’è il verdetto dell’Arpal e il pallino passa alla procura che potrebbe convocare d’urgenza e riunire attorno a un tavolo tutti i protagonisti di questa delicatissima vicenda che è seguita giorno per giorno dal direttore della sede genovese Stefano Maggiolo e dal suo braccio destro Riccardo Sartori. In prima linea ci sono anche gli esperti della Asl 3, da due mesi impegnati nei sopralluoghi Cravasco; si sono concentrati sull’altro fronte dell’inchiesta, sfociato nelle prime denunce, dopo l’esposto presentato ai carabinieri di Campomorone ad inizio agosto. 

Smaltimento contestato 

Nel mirino e nei guai ci sono le aziende che hanno gestito le operazioni di trasporto e smaltimento del materiale. Le imprese fanno capo al colosso romano «HTR», gruppo leader in Italiani nel settore ambientale a cui è stata affidata la gestione del materiale: I legali rappresentanti sono stati segnalati alla Procura per aver violato il rigido protocollo di sicurezza sullo stoccaggio e lo smaltimento delle fibre nocive. Il Cociv, il consorzio di società che gestisce la progettazione e la costruzione del Terzo valico aveva già commissionato le analisi ad alcuni laboratori privati e ha assicurato che «tutte le attività avviate dal momento in cui è stato segnalato il ritrovamento della rocce amiantifere, si sono svolte nel pieno rispetto del piano di lavoro». Le terre sono state trattate con un prodotto incapsulante, e dopo averle riposte negli appositi «big bags», trasportate in discarica autorizzata con camion garantendo l’opportuna copertura dei carichi». 

La «vittoria» dei No Tav 

«Questi risultati - commenta Lorenzo Torrielli, uno dei portavoce del Comitato Valverde - confermano i nostri dubbi sull’opera. Bastava guardare una carta geologica per avere la conferma su quanto amianto c’è nelle nostre rocce. Ora si complica tutto. Qualcuno penserà a tutelare la salute di chi abita qui?».

GUIDO FILIPPI


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