Italia
Da velocista a maratoneta
Il premier cambia passo
“Ci voglia un giorno, un mese o un anno, faremo ciò che c’è da fare”
“Ci voglia un giorno, un mese o un anno, faremo ciò che c’è da fare”
Per Matteo Renzi tutto, o quasi, può far spettacolo, anche una passeggiata di duecento metri per andarsi a comprare qualche libro e così, ieri mattina, una volta fatte compere, il presidente del Consiglio si è offerto ai cronisti, producendosi nell’ennesima esternazione ottimistica ed autocelebrativa. Ma condita stavolta con una correzione semantica davvero significativa. L’incipit è tradizionale: «La politica sta facendo bene la sua parte, c’è da ringraziare i senatori della maggioranza costituzionale che stanno dando un messaggio bellissimo. Però ancora c’è ancora molto da fare...». E il «però» renziano prepara la sorpresa: «Il percorso è un percorso per il quale bisogna avere il passo del maratoneta, non dello sprinter...».
Et voilà: dopo Renzi-Bolt, dopo il Matteo felice di essere un velocista, ecco il premier proporsi nientedimeno che come il suo opposto: come un maratoneta, uno che corre piano e va lontano. Naturalmente Renzi è troppo uguale a sé stesso, ha un’immagine troppo consolidata e non sarà mai altro da sé, uno Zelig all’italiana. Ma la correzione del messaggio c’è: cari italiani, per poter vedere risultati concreti, dovete pazientare ancora un po’ e quanto al governo dovrà remare ancora forte e con pazienza. Un messaggio, e una auto-correzione di immagine ispirati da un contesto economico e sociale molto diverso - e peggiore - di quello immaginato cinque mesi fa e che ha prodotto un mood per la prima volta meno favorevole al presidente del Consiglio.
Un mutamento di clima che comincia ad affiorare da piccole rivelazioni epidermiche, dal valore scientifico pari a zero, come i sondaggi quotidiani di Sky - fino a pochi giorni fa sempre favorevoli a Renzi, ora decisamente più “mossi” - ma soprattutto dagli editoriali di tutti i quotidiani più diffusi, diventati più riflessivi dopo una iniziale apertura di credito. Naturalmente un uomo sensibilissimo all’aria che tira, come Renzi, ha percepito che qualcosa sta cambiando nel barometro degli umori popolari. E prova a contrattaccare.
Per esempio i bagni di folla, come quello di ieri mattina alla Galleria Sordi davanti alla libreria Feltrinelli, restano festosi e caldi e nessun altro leader potrebbe immaginare impatti popolare di questo tipo. E il Renzi maratoneta calibra le sue esternazioni: «C’e’ molto, molto, molto da fare. La gente ha voglia di cambiare e cambieremo. Ci voglia un giorno, ci voglia un mese, ci voglia un anno tutto quello che dovremo fare, lo faremo».
Ieri Renzi si è visto con un po’ di ministri, a cominciare da Pier Carlo Padoan. Lungo colloquio tra i due, slegato dalle incombenze quotidiane (come trovare le coperture sui vari prepensionamenti) e invece tutto centrato su questioni strategiche, sulla ripartenza di settembre. E in vista della stima Istat prevista per oggi sull’andamento del Pil, a palazzo Chigi si è immaginata una sorta di controffensiva mediatica, un “containment” preventivo, che offrisse una lettura della congiuntura. Ecco perché è stata valutata l’ipotesi di interviste di vari ministri e anche una del ministro Padoan al “Sole 24 Ore”. Con un messaggio più forte di altri: riforme istituzionali come quella del Senato, hanno un forte impatto di sistema all’estero, per esempio su chi vuole investire, perché restituiscono l’immagine di un Paese che si dinamizza, si svecchia, si semplifica.
Fabio Martini