ebook di Fulvio Romano

giovedì 7 agosto 2014

Recessione piena, un disastro. ( ditelo al boy-scout che continua a giocare col Senato)

LA STAMPA

Economia

Pil in rosso, è tornata la recessione

Nel secondo trimestre il dato resta negativo: -0,2%. Piazza Affari brucia 13 miliardi (-2,7%) lo spread sopra 170

Non finisce proprio mai. La ripresa non è arrivata, non c’è. C’è - invece - il ritorno dell’Italia in recessione tecnica, con un secondo trimestre del 2014 che è ancora negativo. Ma se tra gennaio e marzo l’economia italiana si era contratta dello 0,1%, tra aprile e giugno le cose sono andato ancora peggio, con una discesa dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Su base annua, invece, il Pil scende dello 0,3%. E sempre del -0,3%, fino allo scorso giugno, è la «crescita acquisita» per il 2014, ovvero il dato che si otterrebbe a fine anno se nella seconda metà dell’anno non ci saranno variazioni.

Insomma, un disastro. Che l’aria fosse brutta si era capito, ma che fosse così orribilmente brutta proprio no. Non ha praticamente più senso la previsione del governo, che si attendeva a fine anno una crescita dello 0,8% che ormai è del tutto fuori portata. Quel che conta in questo caso è la conseguenza per i conti pubblici: un Pil in calo significa allontanarsi ancora di più dal pareggio di bilancio, e complicare ulteriormente il lavoro di preparazione della Legge di Stabilità. Cosa che viene notata immediatamente da Bruxelles: come afferma il commissario Ue all’Economia, il finlandese Jyrki Katainen, «il Pil italiano peggiore delle attese ritarda di nuovo la ripresa e avrà un impatto negativo sulle finanze, ma è troppo presto per fare valutazioni sul deficit».

Entrando nel merito dei dati Istat, il calo congiunturale è per l’istituto di statistica la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica, agricoltura, industria e servizi, ed è peggiore delle attese degli analisti, che indicavano per il secondo trimestre una forchetta tra il -0,1% e il +0,1%. La frenata dell’economia sembra dipendere dall’indebolimento della spinta della domanda estera: il contributo alla variazione del Pil della domanda interna, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo. Non è un caso che la stagnazione dell’economia tedesca si rifletta in una secca caduta degli ordinativi alle fabbriche in Germania: il dato di giugno, mese su mese, segna un calo del 3,2%. In Italia invece la produzione industriale a giugno riprende un po’ di fiato, con un rialzo dello 0,9% rispetto a maggio. Si capisce, comunque, che l’impatto del bonus degli 80 euro è stato decisamente limitato sulla domanda per consumi. Almeno per ora.

Il pessimo dato si traduce in una giornata da dimenticare a Piazza Affari. A fine giornata il conto è amaro: la recessione tecnica costa quasi 13 miliardi di euro in capitalizzazione, con una discesa dell’indice del 2,7%, dopo un -3% toccato subito dopo la diffusione dei dati. Il dato scuote tanto che sul listino (tornato sul livelli di febbraio) è da subito una raffica di sospensioni, mentre lo spread si allarga fino a toccare e superare i 170 punti.

Nella giornata sono fioccate le critiche dell’opposizione al premier Matteo Renzi, accusato di aver clamorosamente fallito la strategia di politica di economica: «un dato oltre le più cupe previsioni - accusa Renato Brunetta - come la mettiamo con i gufi?». Critiche arrivano anche dai sindacati; Susanna Camusso, Cgil, dice che sono fallite le politiche di austerità e le strategie di riforma, e che «ora bisogna mettere al centro il lavoro». Per Raffaele Bonanni, Cisl, bisogna spostare le tasse dal lavoro ai consumi. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (oggi riferirà alla Camera) cerca di rassicurare: «Non ci sarà alcuna manovra correttiva per il 2014 - dice - il bonus da 80 euro è permanente, usatelo. Abbiate fiducia».