ebook di Fulvio Romano

domenica 3 agosto 2014

Alpi Marittime. Il ghiacciaio del Pagarì, storico indicatore climatico, verso una lenta ripresa

LA STAMPA

Cuneo

“Il ghiacciaio del Pagarì

verso una lenta ripresa”

Entracque, dopo alcuni inverni con tanta neve ed estati meno torride

«Il ghiacciaio del Pagarì si salverà. Sempre che continuino queste estati fresche e le abbondanti nevicate degli ultimi anni. Lo testimoniano anche le misurazioni fatte dall’Università di Pisa secondo cui il ghiacciaio, la cui profondità varia da 6 a 12 metri, è nello strato più profondo composto di una sorta di “ghiaccio fossile” spesso sei metri e di remota origine . Se aggiungiamo che oggi la neve sopra il ghiacciaio è di circa tre metri c’è da sperare che il Pagarì (chiamato anche Maledia nelle antiche carte) possa resistere al riscaldamento in atto». È la conclusione di un osservatore privilegiato delle trasformazioni climatiche in corso sulle alte Alpi.

Il rifugio Pagarì, in alta valle Gesso, a 2630 metri di quota, da 19 anni è gestito da Andrea «Aladar» Pittavino che d’estate (ma a volte anche d’inverno) apre ad alpinisti ed escursionisti quello che è diventato un «laboratorio di sostenibilità in quota». Limitazioni ai voli di rifornimento con l’elicottero, materiali ecocompatibili, autosufficienza energetica, massimo rispetto per il delicato ambiente alpino.

Aladar, autore di una monografia sul Pagarì, è anche un attento e scrupoloso osservatore della natura alpina e di quello straordinario indicatore climatico che è il ghiacciaio. Oggetto dei suoi assidui studi è il ghiacciaio del Pagarì, che da sempre veglia sull’omonimo passo con la Francia (2795 metri), dominato dalla cima della Maledia.

«Il ghiacciaio da circa tre-quattro anni sembra aver ripreso vita - dice con cautela scientifica Aladar -, nel 2007 il “Pagarì-Maledia” sembrava ormai avviato a una crisi irreversibile (poco nevato, pietrischi affioranti) che fu però interrotta negli inverni nevosissimi del 2008-2009 e poi anche dagli apporti del 2012-13, fino al fresco luglio 2013».

«L’agosto fu molto caldo, seguito da un inverno all’inizio poco nevoso - conclude -. Le precipitazioni tardive del 2014, non si sono subito “trasformate” in ghiaccio, l’hanno fatto solo a giugno e questo freddo luglio ha riequilibrato la situazione: al 24 del mese lo stato del ghiacciaio è uguale a quello del 2013 e, se agosto non sarà troppo africano così come anche settembre, con un prossimo inverno nevoso potrà ancora migliorare».

romano.fulvio@libero.it

FULVIO ROMANO


LA STAMPA


Cuneo


Progetto del 1453 fallito per l'inizio della Piccola Età Glaciale ...

Paganino Dal Pozzo e il Pagarì.

Un valico in quota

aperto 9 mesi l’anno

«Tant que Pagarì pagherà, lo pas passerà. Quant Pagarì ne pagherà plus, lo pas passarà plus ». E cioè: «Finché Paganino pagherà, il passo sarà aperto, quando non pagherà più sarà chiuso». L’antico detto popolare di S. Martin de Vésubie racconta la storia di un ardito progetto di comunicazione alpina tra Cuneo e Nizza. Proposto nel 1453 a Ludovico, duca di Savoia, dal finanziere e gabelliere, Paganino Dal Pozzo (la cui famiglia possedeva in Cuneo la Loggia dei Mercanti della Platea, attuale via Roma, e un palazzo a Nizza) il progetto prevedeva un nuovo passaggio tra Cuneese e Nizzardo che evitava la Val Roya (dove ci sono les «Gorges du Paganin»). Il passo di Paganino, diventato poi Pagarì, non entrò mai in funzione, tanto che (a quanto risulta dai resti di muretti e selciati) ne fu terminata solo la parte italiana. La vera causa del fallimento del progetto fu il cambio climatico che, in quegli anni, avvenne in Europa interessando anche il Nord Ovest del Piemonte. La «via paganina», che secondo il contratto doveva essere tenuta aperta, a spese del Dal Pozzo, per almeno 9 mesi l’anno, incappò nelle mutate condizioni climatiche iniziate appena dopo il 1450, e cioè poco dopo la firma dell’accordo. Da allora i ghiacciai della Maledia e del Pagarì, che si erano di molto ritirati nel «periodo caldo» tra fine ’300 e metà ’400, iniziarono a ostruire i due versanti. Con conseguente perdita dell’introito delle gabelle e fallimento di Paganino Dal Pozzo. [f. r.]


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