ebook di Fulvio Romano

sabato 9 agosto 2014

Vallée: si ripopolano le terre alte, ma "ci vuole più tecnologia"

LA STAMPA

Aosta

Si ripopolano le terre alte

“Ma ci vuole più tecnologia”

Cresce il controesodo dalle città, a Ollomont in pochi anni +12% di residenti

Non è un ritorno, ma un controesodo. Non è una pace, ma un’alleanza possibile, auspicata su basi economiche e politiche. Il soggetto è la montagna che è protagonista di un controesodo: non si tratta di montanari scesi a valle che risalgono alle loro case sui monti, ma di cittadini che lasciano aree metropolitane per spazi più tranquilli. E tutto ciò ha un fondamento sia economico che politico, tanto che il lontano conflitto tra città e montagna è spazzato via da una ricerca di una vita diversa. Non solo, ma «c’è la necessità di un nuovo patto di solidarietà città-montagna». come ha ricordato Marco Onida, funzionario della Commissione europea, nel convegno di Ollomont su «Abitare le Alpi del XXI secolo-Nuovi scenari per il territorio montano».

Onida, già segretario della Convenzione delle Alpi, ora si occupa anche della macroregione alpina, istituzione che dovrebbe riunire quello che lo stesso Onida definisce «interesse comune». Proprio il controesodo che comincia ad avere proporzioni consistenti dopo anni di fuga dalle zone montane (in pochi anni il piccolo paese di Ollomont ha avuto un incremento del 12 per cento di residenti) ha spinto l’associazione Dislivelli a studiare il fenomeno. Ne è nato un libro sui «Nuovi montanari», una ricerca di Alberto di Gioia, del direttivo dell’associazione piemontese e un documentario («Montanari 3.0», di Raffaele Rizzi). Il professore di Geografia urbana e regionale al Politecnico di Torino, Giuseppe Dematteis, presidente di Dislivelli, ha spiegato: «Si assiste al fenomeno della multiresidenzialità. Città e montagna abitate per lunghi periodi dell’anno. Alla base di tutto ci deve però essere una connessione internet con la banda larga in modo da consentire le attività professionali anche a distanza. Ora le deprecate seconde case possono costituire un vantaggio».

Eccolo il patto tra città e montagna: attraverso la tecnologia e gli interessi comuni. Ancora Dematteis: «Soltanto di recente si è aggiunto qualcosa al Piano di sviluppo rurale nazionale sul retroterra montano delle città. È un non senso ignorare che la montagna finisce in pianura e che la città non debba parte della sua esistenza alla montagna, così come le aree montane hanno necessità di quelle metropolitane. In questo senso esiste una carenza spaventosa della politica. Il vero valore della montagna parte dal governo del paesaggio». È uno dei motivi del controesodo. «Fra le motivazioni - ha detto Dematteis - ci sono quelle esistenziali, un ambiente sano dove è possibile fare sport, ma c’è anche una componente utilitaria. Quanto accaduto in Valle d’Aosta per i vigneti, ora sta avvenendo su tutto il territorio montano nel tentativo di valorizzare le colture, ma l’eccessivo frazionamento delle proprietà impedisce investimenti. Di qui la nuova attenzione verso ricomposizioni fondiarie non su base proprietaria ma di utilizzo, cioè si affidano i terreni, attraverso la mediazione pubblica, a chi ne ricava produzione. Proprio per accogliere chi vuole trasferirsi in montagna i Comuni dovrebbero aprire uno “Sportello” consorziato per fornire indicazioni e sconsigliare chi non ha le idee chiare,».

L’Europa ha un ruolo importante. Per la macroregione alpina l’Unione cerca idee, tanto che fino al 15 ottobre ogni cittadino può dare il proprio contributo collegandosi al questionario internet anche tramite il sito ufficiale della Regione Valle d’Aosta. Onida: «E’ cambiato l’approccio, ora si riparte a caccia di idee e con fondi molto mirati, compartimentati».

ENRICO MARTINET


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