ebook di Fulvio Romano

mercoledì 13 agosto 2014

Vita in mare troppo dura, sempre meno pescatori e pesce. A giugno tanti spada e pochi gamberi

LA STAMPA

Imperia

Vita in mare troppo dura

sempre meno pescatori

Diminuiscono le motobarche ma l’asta pubblica attira sempre folle di curiosi

L’asta del pesce nel magazzino di Calata Cuneo dove operano i fratelli Durante, è sempre uno spettacolo e attira, oltre che i compratori, tanti turisti e semplici curiosi. Eppure, questa cartolina che sopravvive nel tempo (la vendita pubblica risale al primo Dopoguerra, prima le contrattazioni di facevano direttamente in banchina), nasconde un male sottile che colpisce alla radice il settore della pesca: si prende sempre meno pesce. Dalle 188 tonnellate commerciate nel 2010 dai fratelli Mirco e Stefano Durante (la ditta dà lavoro a dieci persone), si è passati alle 169 del 2011, alle 153 del 2012 e alle 154 del 2013, ultimo dato disponibile.

«I perchè sono molteplici - spiega Stefano Durante - Si parte dal fatto che il mare si è progressivamente depauperato per arrivare alla diminuzione dei pescherecci in attività (ne sono rimasti sette, ndr). Quello del pescatore è un mestiere a vocazione che va a perdersi: i giovani non sono disposti a fare una vita di sacrifici che prevede tante ore trascorse in mare consecutivamente». La vita sulle motobarche si fa sempre più dura ma non solo per il discorso degli orari. Mantenere una barca diventa ogni giorno più costoso mentre il carburante ha prezzi esorbitanti e il tempo inclemente in inverno costringe all’inattività. «Se in più ci mettete il fermo biologico in periodi che secondo noi sono senza senso....», borbotta un pescatore.

Sempre meno pesce. Quest’estate si stanno prendendo poche acciughe e pochi gamberi. Le acciughe sono arrivate a costare fino a 10 euro al chilo: un’enormità quando i prezzi medi variano dai 4 ai 5 euro il chilo (40 euro la cassa). Un anno fa ne erano transitate all’incanto oltre sette tonnellate.

A giugno si sono pescati di più i pesci spada (2309 chili), le ricciole di fondo (3252 chili), mentre di bughe ne sono finite in rete 621 chili e di gattucci 241. I polpi? Se ne sono pescati 921 chili. Scarsi come si diceva i gamberi: sempre a giugno ne sono stati battuti all’asta 7 chili contro i 120 del giugno 2013. Eppure il settore ittico resta una delle voci più importanti dell’economia imperiese. Che, con l’indotto, dà lavoro a centinaia di persone.

maurizio vezzaro